Arvalia (Municipio)
Corviale
Magliana Nuova
Magliana Vecchia
Marconi
Ponte Galeria
Portuense
Trullo




Caduti di Pietra Papa
Casa Vittoria
Casali Ciccarelli
Case operaie
Colle e concimi
Consorzio Agrario
Croce Rossa
Darsene di Pietra Papa
Divino Lavoratore
Fosso della Pimpaccia
Magazzini romani alla Mira...
Mansio di Pozzo Pantaleo
Mira Lanza, lotto del 1918
Mira Lanza, lotto del 1924
Mira Lanza, lotto del 1947
Mulini Biondi
Murature romane di viale M...
Necropoli alla Mira Lanza
Necropoli di via Blaserna
Necropoli di viale Marconi
ONMI
Pietra Papa
Ponte della Scienza
Ponte di ferro
Ponte Marconi
Porto fluviale
Pozzo Pantaleo
Pozzo Pantaleo medievale
Santi Aquila e Priscilla
Scuola Pascoli
Struttura arcaica alla Mir...
Teatro Arvalia
Teatro India
Terme di Pozzo Pantaleo
Tomba dell’airone
Tomba di Epinico
Tomba di Petronia
Tratto di Via Campana
Vicolo di Pietra Papa
Villa romana di Pietra Pap...




Ancelle della Carità
Boccone del Povero
Borgata Petrelli
Cappella Bonelli Giachetti
Casa del Fascio
Casa Petrella
Casa Rosa
Casal Fabrizi
Casal Volpini
Casale Angelè
Casale Ascenzi
Casale D’Arcangeli
Casale di via Lombardi
Casali Tournon
Colombario Portuense
Drugstore
Fontana di Villa Bonelli
Forno al Fosso di Papa Leo...
Forte Portuense
Fosso di Papa Leone
Fosso di Santa Passera
Fratel Policarpo
Istituto della Divina Volo...
Istituto Vigna Pia
La Meridiana
La Salle
La Vignarola
Necropoli di Vigna Pia
Nostra Signora di Valme
Piscina dei Rospi
Polveriera di Vigna Pia
Presunta Prigione del Popo...
Sacra Famiglia
Sacro Cuore
Sala del Regno dei Testimo...
Santa Silvia
Scalino del Cardinale
Serve dei Poveri
Sopraelevata Isacco Newton
Tomba bianca
Tomba della Vaschetta
Tomba delle lesene
Tomba di Ambrosia
Villa Bonelli
Villa Giuseppina
Villa Lucia
Villa Soraya




Borghetto Santa Passera
Cabinovia (progetto)
Capannoni Nervi
Casal Germanelli
Casale Mungo
Chiesa inferiore di Santa ...
Grottoni
Ipogeo di Santa Passera
Mater Divinae Gratiae
Nuova Magliana
Parco del Tevere
Ponte dei Congressi (proge...
Ponte della Magliana
Pratorotondo
San Gregorio Magno
Santa Passera
Santo Volto
Stazione Villa Bonelli
Tenuta Pian Due torri
Tomba alla Torre del Giudi...
Torre del Giudizio
Vecchio Ponte della Maglia...
Vicus Alexandri




Ancelle di Cristo Re
Borgata Trullo
Borghetto Portuense
Caduti del Trullo
Casale alla Fanella
Casale di via Buggiano
Casale di via della Fanell...
Casale di via della Fanell...
Casale di via Gavorrano
Casale I alla Serenella
Casale II alla Serenella
Casale III alla Serenella
Casale San Paolo
Casale Spoletini
Casale Zuccari
Casalone
Cimitero della Parrocchiet...
Collegio dei Maroniti
Convento delle Mantellate
Divin Maestro
Fontanile alla Serenella
Gamma
Genio
Giardino dei frutti perdut...
Grotte delle Fate
Istituto dei Sacri Cuori
La Serenella
Maccaferri
Opera Don Guanella
Piana di Affogalasino
Rectaflex
Rio Affogalasino
San Raffaele Arcangelo
SARA
Scuola Collodi
Torre Cocchi
Torre Righetti
Trullo dei Massimi
Vigna Consorti
Vigna Girelli
Villa Baccelli
Villa Kock
Villa Usai
Villino alla Fanella




Acqua Pino Lecce
Ala Bramante
Ala Sangallo
Balneum
Basilica Damasiana
Borghetto Belvedere
Cappella delle Magnolie
Cappella di San Giovanni
Casa del Rosario
Casa Pantalei
Casal Sodini
Casale Agolini
Casale Arvalia
Casale degli Inglesi
Casale di via delle Vigne ...
Casale Pino Lecce
Casali Maccaferri
Catacombe di Generosa
Cavalieri di Malta
Chiesa dei Martiri Portuen...
Chiusa romana di Parco dei...
Città Littoria (progetto)
Fontana di Pio IV
Fosso della Magliana
Greentower (progetto)
Imbarco dei Papi
Israelitico
Lucus
Madonna di Pompei
Palazzetto di Innocenzo VI...
Ponte dell’Aeronautica
Ponte di Mezzocammino
Ponte Morandi
Ponte romano di Parco dei ...
Ponte sul Fosso della Magl...
San Francesco Saverio
Somaini
Stalla Pino Lecce
Stazione Magliana
Strada arcaica al Marriot
Struttura idraulica romana...
Suore Oblate
Tempio di Dia
Torre di Rogers (progetto)
Torre e Villino Pino Lecce
Via dei Martiri
Villa al Monte delle Piche
Villa Giulia
Villa romana del Torculari...
Villa romana dell’Infernac...




Cappella dei Concezionisti
Cappella Fantini
Casa con torre alla Casett...
Casa con torre di via dell...
Casa di via dei Selvaforte
Casa di Via Portuense 809
Casa Fantini
Casa murata
Casa padronale
Casal Cantone
Casal Critelli
Casal Paolucci
Casale 1 al vicolo del Con...
Casale 2 al vicolo del Con...
Casale dell’Apostolato
Casale delle Suore Eucaris...
Casale delle Vigne #1
Casale delle Vigne #2
Casale delle Vigne #3
Casale di via Casetta Matt...
Casale di Via Portuense 74...
Casale di Via Portuense 81...
Casale di vicolo del Conte...
Casale di vicolo del Conte...
Castelletto
Cisterna Cantone
Cristo Re
Figlie del Crocifisso
Fontanile Cantone
Fontanile Consorti-Jacobin...
Fontanile Cuccu
Fontanile Giombini
Istituto dei Paolini
Le Turchine
Nuovo Corviale
Portale di vicolo del Cont...
San Girolamo
San Paolo della Croce
Santo Rosario
Sorelle dell’Immacolata
Stadio del rugby
Stalla su vicolo del Conte
Villa delle Suore Eucarist...
Villa San Vincenzo
Villa Sandra
Villino al vicolo del Cont...
Villino Cantone
Villino di via Casetta Mat...




Bunker
Chiesuola
Città dei Ragazzi
Fiera di Roma
Fontignani
Idroscalo del Littorio
Idrovore di Ponte Galeria
La Pisana
Monte Stallonara
Necropoli Malnome
Piana del Sole
Rio Galeria
Santa Maria di Porto
Spallette
Stazione Ponte Galeria
Strada di Ponte Galeria
Struttura in opera poligon...
Tratto di Via Campana #2
Tratto di Via Campana #3



Caduti della Parrocchietta
Cippi dei Germani
Sarcofago di Selene
Tomba dei Campi Elisi
Tomba dei Geni danzanti
Tomba preistorica



Basilica di Papa Giulio
Caesareum
Orti di Cesare
Palatium Sancti Johannis
Tempio di Fortuna al I mig...
Tempio di Fortuna al VI mi...
Tetrastylum



Ferrovia Portuense
Tenuta dei Massimi
Tevere
Valle dei Casali
Via Portuense-Campana



Altro (Roma)
Chiesa del Casaletto
San Camillo-Forlanini-Spal...
Stazione Trastevere
Villa Flora



Altro (duplicati)
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Altro (misti)
Altro (non catalogati)
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Arvalia (Municipio)

Arvalia è la quindicesima partizione amministrativa di Roma, posta a sud-ovest del Centro città, tra la riva destra del Tevere e la Via Portuense. È estesa 71 kmq ed ha una popolazione di 152 mila abitanti.

Secondo la leggenda la comunità portuense nasce dal matrimonio tra Acca Larentia (latina) e Tarun-Faustolo (etrusco), i cui 11 figli si aggregano a Romolo nella fondazione dell’Urbe, divenendo Fratres Arvales, primo sodalizio sacerdotale dell’Antica Roma. Da allora la storia locale...

   

Testo n. 1

Marconi (zona urbanistica)

Marconi è la prima delle sette zone urbanistiche del Municipio Roma XI, di cui costituisce la parte più settentrionale e vicina al Centro storico.

Il primo popolamento risale alla fine dell’Epoca repubblicana (Horti di Cesare) e all’inizio dell’Impero (Via Portuensis, Villa di Pietra Papa), quando i ceti sociali più deboli di Roma - ma economicamente più vitali: artigiani, portuali, liberti, stranieri - si insediano nella fascia extraurbana a ridosso del Trans Tiberim. In...

   

Testo n. 2

Portuense (zona urbanistica)

Portuense è la seconda delle sette sezioni urbanistiche del Municipio XI, di cui occupa il versante collinare alla sinistra della Via Portuense, nel tratto tra la Ferrovia Roma-Pisa e il fosso di Papa Leone (oggi interrato).

I confini urbanistici disegnati nel 1977 comprendono solo una parte dell’Area storica portuense, termine con cui si indicano i due lati della Via Portuensis di epoca romana, “ab Janiculo ad mare”, cioè dalle pendici del Gianicolo in...

   

Testo n. 3

Magliana Nuova (zona urbanistica)

La Magliana Nuova (o Pian Due Torri) è la terza delle sette zone urbanistiche del Municipio XV, popolata da circa 26 mila abitanti.

Prende il nome dall’abitato di Nuova Magliana, costruito in forme speculative a partire dal 1968 sulla preesistente Tenuta Due Torri, di cui sopravvive il ricordo nel toponimo Pian Due Torri. Il primo popolamento dell’area, in epoca romana, avviene intorno alle attività del porto fluviale di fronte a Santa Passera. Nel Rinascimento le...

   

Testo n. 4

Trullo (zona urbanistica)

Il Trullo è la quarta delle sette zone urbanistiche del Municipio XV, popolata da circa 28 mila abitanti.

Prende il nome dal Trullo dei Massimi, un sepolcro romano a tumulo divenuto chiesetta nel Medioevo, unico punto di riferimento in una campagna allora acquitrinosa e insalubre. Nel Settecento inizia il ripopolamento agrario, al seguito delle Vigne portuensi degli Jacobini, Gioacchini, Neri e Consorti. Nel 1940 inizia l’edificazione moderna...

   

Testo n. 5

Magliana Vecchia (zona urbanistica)

La Magliana Vecchia è il quinto quadrante urbano del Municipio XV, il più esterno fra quelli compresi nel Grande Raccordo Anulare. Il GRA ne costituisce il confine ovest, insieme con il Tevere a sud, via della Pisana a nord e il fosso della Magliana ad est.

La Magliana Vecchia si articola in tre settori: la piana golenale di Parco dei Medici, l’area collinare della Muratella e quella più interna ed estesa della Tenuta Somaini (Casa Mattei). Comunemente è percepita come Magliana Vecchia anche l’area...

   

Testo n. 6

Corviale (zona urbanistica)

Corviale è la sesta delle sette sezioni urbanistiche del Municipio XV, estesa lungo la destra della Via Portuense, fra via del Casaletto e il fosso della Magliana.

Le modeste testimonianze archeologiche (tomba arcaica di Poggio verde, villa romana all’Infernaccio) indicano come in epoca romana il territorio fosse coperto di selve, solcate solo nel I sec. d.C. dalla Via Portuensis. La situazione rimane invariata fino al 1527, quando la famiglia Mattei tenta una colonizzazione agraria intorno alla torre doganale al confine fra le diocesi di Roma e...

   

Testo n. 7

Ponte Galeria (zona urbanistica)

Ponte Galeria è la settima zona urbanistica del Municipio XI.

È la più estesa (da sola è grande come le altre sei zone messe insieme), periferica e prossima al mare, al punto che cinque sue porzioni sono costituite in frazioni: Ponte Galeria Paese, Monte Stallonara, Spallette, Piana del Sole e Fontignani. La presenza umana è attestata sin dal Paleolitico, ma è con l’insediamento etrusco, e poi romano, lungo il fiume Careia, che inizia l’insediamento storico. Nell’VIII sec. Papa Adriano vi edifica una...

   

Testo n. 8

Villa Bonelli

Villa Bonelli (già Casa Balzani) è una villa ottocentesca, legata alla memoria dell'agronomo Michelangelo Bonelli, cui si deve l'impianto della Tenuta Due torri, l'organizzazione a terrazze del parco e la ristrutturazione edilizia della villa.

Il casino agricolo originario (del 1839) passa nel 1906 ai Balzani e nel 1925 all’ing. Bonelli, già proprietario dal 1923 della attigua paludosa Proprietà Due Torri. L'opera di bonifica condotta da Bonelli avrà del prodigioso: unificate le proprietà, prosciuga le acque stagnanti con idrovore di sua invenzione, scava canalizzazioni (se ne possono riscontrare i tracciati nelle attuali via della Magliana nuova e via di Pian Due torri) e, con vasche e chiuse, porta l’acqua per l’irrigazione sù in collina. In pochi anni la valle si copre di...

   

Testo n. 9

Villa Kock

Villa Kock (o Vaccheria Prosperi) è una dimora signorile del 1607, sita nella collina di Montecucco al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970747A, Banchini R. - cat. Peixoto J.R.).

   

Testo n. 10

La Tomba dell’airone

La Tomba dell’airone (o Tomba 1) è un sepolcro familiare del II sec. d.C., con gli affreschi di un airone, un pavone, una colomba, un’anatra e tre cavalli marini.

I quattro volatili rappresentano il volo dell’anima verso l’Aldilà, mentre i tre cavali marini (animali fantastici dal corpo di serpenti e il busto di cavalli) hanno la funzione apotropaica di proteggere la tomba dagli spiriti dell’Ade. Tra le pitture la più suggestiva è quella dell’airone, raffigurato nell’atto di levarsi in volo trasportando un nastro flessuoso. Il nastro disegna nell’aria la lettera « M », interpretata come iniziale della famiglia proprietaria del sepolcro. Le pareti ospitano nicchie per le urne cinerarie (disposte a colombario e intorno all’arcosolio del pater familias); il pavimento contiene fosse e banconi per le...

   

Testo n. 11

Il Ponte della Magliana

Ponte della Magliana misura 224 m ed è costituito da 7 archi in cemento armato e travertino, 3 dei quali poggiano in acqua su piloni. La campata centrale in acciao è apribile.

La storia del ponte è travagliata. Progettato nel 1930 da Romolo Raffaelli come ingesso ovest dell’EUR (congiungeva via del Cappellaccio con via dell’Imbrecciato), nel 1937 la piena del Tevere spazza via il cantiere e le prime opere murarie. Ripresi i lavori nello stesso punto, il ponte viene danneggiato dai Tedeschi l’8 settembre 43 durante la battaglia della Magliana. Il colpo di grazia e il...

   

Testo n. 12

Casa Rosa

Casa Rosa è un cimitero interamente dedicato agli animali, con 800 tombe di cani e gatti, insieme a conigli, oche, piccioni, pappagalli, cavalli, una scimmia e un leone.

La prima sepoltura risale al 1923. Il veterinario Antonio Molon, proprietario della pensione per cani di via dell’Imbrecciato, ricevette da Mussolini l’insolita richiesta di seppellire una gallina, amata compagna di giochi dei suoi figli. Si aggiungono poco dopo i cani di Casa Savoia e negli anni successivi la moglie Rosa Molon e il figlio Luigi accolgono via via i cani di Peppino De Filippo...

   

Testo n. 13

Il Vecchio Ponte della Magliana

Il Vecchio Ponte della Magliana era un ponte smontabile in acciaio, in uso fra il 1901 e il 1944.

La struttura, chiamata dai Romani «Passerella», viene realizzata nel 1878 per l’attraversamento a pedaggio fra Prati e  Ripetta. Nel 1901 il Comune di Roma smonta la struttura, ricollocandola alla Magliana. Qui, in mezzo secolo, la passerella è muta testimone degli eventi storici: nel 1910 l’incidente dell’aviatore Vivaldi Pasqua; nel 1937 la grande piena del Tevere; l’8 settembre 1943 lo scontro tra i Granatieri di Sardegna e i Paracadutisti della Fallshirmjäger Division. Nel 1944 i Tedeschi disarmano il ponte e solo nel 1952, più a monte, viene completato l’attuale Ponte della Magliana. Dal 2000 è iniziata la progettazione del nuovo Ponte dei Congressi...

   

Testo n. 14

Il Forte Portuense

Forte Portuense è un’opera militare difensiva, parte della cintura dei 15 forti militari di Roma chiamata Campo trincerato.

I lavori, preceduti dal grande dibattito sulle fortificazioni di Roma, iniziano 1877 su progetto di Luigi Garavaglia con lo sbancamento della Collina degli Irlandesi e si concludono nel 1881. La struttura occupa complessivamente 4,5 ettari e si sviluppa su una pianta poligonale circondata da un fossato asciutto. Si compone, internamente, di Garitta monumentale, Quartiere d’Armi, Piazza d’Armi e quattro casematte. Al Forte si affiancano tre strutture esterne: la Polveriera (esplosa nel 1891), la residenza-ufficiali di Villa Flora e la più recente caserma della Milizia nella Casa del Fascio Portuense...

   

Testo n. 15

Il Ponte Marconi

Ponte Marconi unisce le due sponde di Pietra Papa e San Paolo con un impalcato continuo in acciaio e cemento di 235 m sorretto da piloni.

Il progetto risale al 1937 ed è dedicato allo scienziato Guglielmo Marconi, che per primo diffuse nell’etere le onde radio. Dopo l’interruzione forzata durante la Guerra il ponte è completato nel 1954 ed ammodernato e ampliato nel 1975. La sezione attuale è larga 32 m ed ospita 2 corsie per senso di marcia e marciapiedi panoramici dai parapetti in travertino. Fra estate e autunno è possibile osservare lo spettacolo della caccia fluviale: aironi cinerini (color grigio) e garzette (bianco) stazionano immobili sui bassi fondali della riva sinistra (alle darsene romane), mentre gabbiani e cormorani...

   

Testo n. 16

La Collodi

La Collodi è una scuola elementare comunale, dedicata a Carlo Collodi, autore delle Avventure di Pinocchio.

La decisione di intitolare una scuola a Collodi viene presa nel 1940, su proposta di Benedetto Croce. La costruzione inizia nel 1942, nella Borgata Costanzo Ciano (oggi Trullo). Dopo l’interruzione per la guerra l’edificazione viene ultimata nel 1948. Negli Anni Sessanta, per il crescente popolamento, alla sede di via Massa Marittima si affianca la succursale di Montecucco, chiamato Collodi II. Nel 1966 gli scolari della maestrina Maria Luisa Bignaretti sono di ispirazione a Gianni Rodari per il romanzo breve «La torta in cielo». Nel 2009 alla Collodi è girato il film di Susanna Nicchiarelli «Cosmonauta»...

   

Testo n. 17

La Vignarola

La Vignarola è una dimora signorile del Primo Novecento, sita in via di Vigna Due Torri, 116, al Portuense. Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970676A, Banchini R. - cat. Tantini G.).

L'attigua Passeggiata di Vigna Due torri è un percorso pedonale di 193 m che risale il fianco collinare di Vigna Due Torri dalla stazione ferroviaria alla dimora storica. Il progetto...

   

Testo n. 18

Il Ponte Morandi

Il Ponte Morandi è più antico ponte sospeso di Roma, e l’unico a tracciato curvilineo.

Il 28 giugno 1965 una frana, il cui fronte è esteso circa 200 metri, investe l’Ansa della Magliana e il viadotto autostradale (640 m) allora in costruzione. Il progettista Riccardo Morandi - incaricato dall’ANAS di porvi rimedio - individua due possibili soluzioni: ricostruire il tratto rovinato, con un impalcato che poggia su terne di pali a grande profondità; oppure scavalcare interamente l’area della frana con un ponte sospeso ad unica luce. L’ANAS sceglie la seconda opzione, la più ambiziosa e fino ad allora mai tentata a Roma. Il ponte poggia le fondazioni (indicate nel disegno con i punti A ed E)...

   

Testo n. 19

La Borgata Petrelli

Largo Petrelli, dedicato alla figura di Giuseppe Petrelli (1883-1937), rappresenta il centro ideale del quartiere Petrelli. Vi fa capolinea la navetta 711, dopo un giro che tocca la Magliana nuova, via Lenin e largo La Loggia.

Il parco, di 3100 metriquadri, contiene specie arboree miste piantumate a partire dal 1992, tra cui alcuni pini dalla bella ombreggiatura su panchine e area giochi per bambini. La cappella all’interno del parco, dedicata a Papa Giovanni XXIII, ha interni sobri con una doppia fila di banchi, l’organo e il confessionale. La...

   

Testo n. 20

Torre Righetti

Torre Righetti è un casino di caccia del 1825, di cui rimangono il corpo centrale in laterizio e il basamento circolare in pietra. Aveva forma di un tempietto circolare, secondo la moda neoclassica del Valadier.

Sul tamburo centrale si innalzava una cupola, e intorno correva un giro di colonne. I quattro finestroni allineati coi punti cardinali davano luce agli ambienti sotterranei, destinati alla convivialità dopo le battute venatorie e alla cottura della...

   

Testo n. 21

Il Ponte di Mezzocammino

Il Ponte monumentale di Mezzocammino è un attraversamento sul Tevere, fra le due sponde di Mezzocammino e Spinaceto, realizzato nel 1938.

Il 10 luglio 1938 la Società anonima Tudini & Talenti presenta all’Ufficio Tevere un elaborato per un ponte su piloni, in sostituzione della chiusa a paratìe mobili la cui costruzione era stata interrotta dopo la piena eccezionale del 1937. Il ponte misura 362,5 m (385 m compresi i muri di accompagno) e si sviluppa su 15 campate: 5 interamente in acqua (la distanza fra le pile è di 34 m), 4 intermedie in golena e 6 a sbalzo sulla terraferma. La campata centrale è, in origine, apribile. L’opera comprende un muraglione di 545 m sulla Riva Sinistra e una Cabina di comando. Le 4...

   

Testo n. 22

Pietra Papa

Pietra Papa è un toponimo medievale, in uso fino alla prima metà del Novecento, che corrisponde grossomodo l’odierno quartiere Marconi.

Il nome compare poco prima dell’anno Mille, nella forma latina Prata Papi, dove Prata indica appezzamenti di terreno a seminativo o pascolo, privi di coltivazioni arboree, e Papi l’appartenenza alla famiglia romana dei Papa (o Papareschi). Dal XIV sec. il nome si deforma in Preta e poi in Petra, per assumere, nel Rinascimento, la forma italiana di Pietra Papa. Una descrizione altomedievale parla di un fondo soleggiato, interamente coltivato, dotato di canali irrigui, cippi terminali e di tutte le pertinenze necessarie per il buon esercizio...

   

Testo n. 23

Il bonificamento dell'Agro Romano. Stato dei lavori al 30 giugno 1914

Non trascritto.

   

Testo n. 24

Il Nuovo Corviale

Il Nuovo Corviale è un edificio-città, progettato a partire dal 1972 dall’architetto Mario Fiorentino su commessa dell’Istituto Autonomo Case Popolari.

Le idee guida del team di Fiorentino (Michele Valori, Giulio Sterbini, Federico Gorio, Pier Maria Lugli) sono il...

   

Testo n. 25

Le Darsene di Pietra Papa

Il Porto fluviale di Pietra Papa si sviluppa sulle due sponde del Tevere all’altezza di San Paolo, con darsene in riva sinistra e cippi di attracco in riva destra.

È attivo tra fine I sec. a.C. e inizio II d.C., ma le banchine sono ancora praticabili nel 1483, quando Sisto IV vi si imbarca diretto a Ostia su una grande nave bucinatoria. Due campagne di scavo (1915 e 1939) portano alla luce nel tratto portuense un complesso termale di età augustea, composto di cinque ambienti con pavimenti in mosaico bianco e nero con scene di palestra. Il complesso ha una...

   

Testo n. 26

Industria Prodotti Siderurgici Roma. Catalogo recinti cancellate cancelli cancellini a rete metallica. Per Ville, giardini, law tennis

Non trascritto.

   

Testo n. 27

La Torre del Giudizio

La Torre del Giudizio è una torre medievale, situata in via Teodora, tra via della Magliana e il fiume Tevere.

Essa poggia su un preesistente manufatto romano - un sepolcro circolare, probabilmente del I sec. d.C. - nelle vicinanze dell’insediamento portuale fluviale di Vicus Alexandri. L’elevazione della torre, su pianta quadrata, risale verosimilmente al Milleduecento. Oltre alla tradizionale funzione di vedetta, la torre ha avuto a lungo anche quella di dogana.

La torre - insieme ad una seconda torre, situata sulla riva opposta - regolava la circolazione mercantile lungo il fiume. Una pesante catena, tesa tra le due vedette, apriva o ostruiva il passaggio come un moderno passaggio a livello, imponendo il dazio a quanti dal mare volessero raggiungere Roma o viceversa. Da ciò deriverebbe il toponimo di Doi torre (Due torri), sebbene le interpretazioni non siano unanimi.

La torre si trova su terreno demaniale e, per quanto noto, è occupata abusivamente da un privato...

   

Testo n. 28

Dietro le grate, in «Le vie d'Italia», agosto 1963

Non trascritto.

   

Testo n. 29

Il Canzoniere di Magliana

Non trascritto.

   

Testo n. 30

Nuova Magliana

Testo non digitalizzato...

   

Testo n. 31

Il Ponte dell’Aeronautica

Il Ponte dell’Aeronautica è un’opera di ingegneria idraulica, progettata nel 1937 e mai realizzata.

Essa si compone di una chiusa sul Tevere (Sbarramento manovrabile) e di una strada carrabile che corre al di sopra della chiusa fra le due rive del fiume (Ponte di servizio)...

   

Testo n. 32

La Tomba preistorica

La Necropoli preistorica alla Muratella è un sito necropolare di epoca preistorica, situato in via della Magliana, nella località omonima, alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla...

   

Testo n. 33

Santa Passera

Santa Passera compone di due elementi sovrapposti (chiesa superiore ed inferiore), più una cripta ipogea nella quale si ritenevano collocate le spoglie dei martiri egiziani Ciro e Giovanni. Il nome Passera deriverebbe dalla distorsione di Abbas Cirus (Appàciro > Pàcera).

La chiesa superiore del XIII sec. è a...

   

Testo n. 34

La Tomba delle lesene

La Tomba delle lesene è una piccolissima camera funeraria della prima metà II sec. d.C., decorata all’ingresso da due finte colonne, chiamate in architettura lesene.

È la seconda delle tombe scoperte nel Drugstore, e per questo tra gli archeologi è chiamata Tomba B. La struttura è in...

   

Testo n. 35

La Tomba bianca

La Tomba bianca è una camera funeraria di piccole dimensioni, utilizzata tra il I sec. d.C. e l’inizio del III. Le sue pareti intonacate non hanno dipinti.

La struttura è parzialmente ipogea ed è intagliata nel tufo, con la parete d’ingresso in muratura. Vi si accede da una scala con quattro gradini. Sulla parete di destra è...

   

Testo n. 36

Le Balneum des Frères Arvales. Recherches archéologiques à la Magliana

Non trascritto.

   

Testo n. 37

Villa Flora

Villa Flora è un parco urbano dell’estensione di 1160 mq, composto di dimora storica, edifici rurali, serre e giardini all’italiana.

L’edificio ottocentesco - appartenuto alla famiglia Signorini e poi alla Casa generalizia dell’Ordine dei Servi di Maria, che lo destinò ad albergo -, sorge su un’altura in posizione di belvedere sui Colli portuensi e la vallata di Papa Leone. Dal casino nobile, dalle forme eclettiche ispirate a modelli neo-medioevali e neo-rinascimentali, si eleva un’imponente torre merlata con finestre bifore. In posizione ribassata si trovano alcune case coloniche, organizzate secondo la struttura del borgo agrario, attualmente sede di associazioni e di un piccolo teatro.

Le aree verdi si dispongono intorno ad un viale fiancheggiato da cipressi, con accessi da via Portuense, 610 e da via Artom. Il lato ovest ospita alberature pregiate (pini, palme, cedri), giochi per bambini e i resti di due serre in ghisa; il lato est è a prato con bordure ad oleandro e alloro, con una parte riservata alle passeggiate dei cani.

Nel 1975 la villa passa alla Regione (e dal 1978 al Comune), diventando un parco pubblico. Gli edifici storici necessitano tuttavia di un energico restauro.

Villa Flora è un parco urbano dell’estensione di 1160 mq, composto di dimora storica, edifici rurali, serre e giardini all’italiana.

L’edificio ottocentesco - appartenuto alla famiglia Signorini e poi alla Casa generalizia dell’Ordine dei Servi di Maria, che lo destinò ad albergo -, sorge su un’altura in posizione di belvedere sui Colli portuensi e la vallata di Papa Leone. Dal casino nobile, dalle forme eclettiche ispirate a modelli neo-medioevali e neo-rinascimentali, si eleva un’imponente torre merlata con finestre bifore. In posizione ribassata si trovano alcune case coloniche, organizzate secondo la struttura del borgo agrario, attualmente sede di associazioni e di un piccolo teatro.

Le aree verdi si dispongono intorno ad un viale fiancheggiato da cipressi, con accessi da via Portuense, 610 e da via Artom. Il lato ovest ospita alberature pregiate (pini, palme, cedri), giochi per bambini e i resti di due serre in ghisa; il lato est è a prato con bordure ad oleandro e alloro, con una parte riservata alle passeggiate dei cani.

Nel 1975 la villa passa alla Regione (e dal 1978 al Comune), diventando un parco pubblico. Gli edifici storici necessitano tuttavia di un energico restauro.

Villa Flora è un parco urbano dell’estensione di 1160 mq. La villa dell’Ottocento, chiamata inizialmente Villa Signorini, è costituita da un casino nobile di forme eclettiche, ispirate a modelli neo-medioevali e neo-rinascimentali. La torre è provvista di bifore e merli. Sono inoltre visibili i resti di due serre in ghisa e vetro, anch’esse di forme eclettiche.

Il parco si dispone intorno ad un lungo viale fiancheggiato da cipressi, che sale da via Portuense, 610 alla sommità di un’altura, dove si collocano gli edifici storici. Sul lato ovest vi sono numerosi esemplari di pini, palme e cedri. Vi sono giochi per bambini (sul lato ovest) e un’area riservata ai cani (lato est). L’accesso di via Isacco Artom è dotato di una rampa per disabili.

La villa è aperta dalle 7 al tramonto. Vi si arriva con numerosi bus (44, 228, 701, 719, 773, 785, 786)

Il nome attuale deriva dalla denominazione “Hotel Flora”, assegnato al complesso dalla Casa generalizia dell’Ordine dei Servi di Maria. È stata espropriata nel 1975 dalla Regione Lazio realizzare “un parco pubblico attrezzato di quartiere”. Nel 1978 la villa passa al Comune di Roma.

Il cambio di nome da Villa Signorini a Villa Flora risale, ad inizio Novecento, alla Congregazione dei Servi di Maria, ed è un omaggio al “genius loci” (la dea Flora faceva parte del “pantheon arvalico”), e alle sue architetture eclettiche e capricciose.

La villa ha bisogno di un energico intervento di recupero e valorizzazione. Gli edifici sono infatti in pessimo stato di conservazione e quasi tutti in abbandono.

   

Testo n. 38

Le Case operaie

Le Case operaie (Lotto superstite di case a schiera per gli operai della Mira Lanza) sono un villino a schiera, di epoca risorgimentale-unitaria. Fa parte del Complesso storico della Mira Lanza.

Non disponiamo di notizie storiche dettagliate su questo bene. Non disponiamo di notizie architettoniche-funzionali più...

   

Testo n. 39

La Borgata Trullo

La Borgata Trullo è una città di fondazione, progettata dagli architetti Giuseppe Nicolosi e Roberto Nicolini.

I terreni vengono acquistati nell’aprile 1939, con la prospettiva di edificarvi lotti di «abitazioni popolari». La prospettiva del ritorno in massa degli espatriati per l’imminente scoppio della guerra comporta il ripensamento del progetto in «abitazioni popolarissime»: segue il rapido appalto e l’edificazione in soli 8 mesi. La borgata viene inaugurata da Mussolini il 27 ottobre 1940. Il Duce, secondo l’aneddoto, definisce i lotti squadrati «più simili a una caserma che a case». Nel 1943, a seguito del rovesciamento del regime, la borgata cambia nome in Borgata Duca d’Aosta e dal 1946 assume quello attuale. La chiesa e la scuola saranno completati soltanto nel Dopoguerra. La borgata ha un suo monumento ai Caduti.

   

Testo n. 40

Il Tratto di Via Campana

Nel terreno ex Purfina di Pozzo Pantaleo è visibile un tratto di strada romana basolata, identificato come parte della Via Portuense-Campana.

Nel 1983 i sondaggi per la realizzazione di una centrale operativa ACEA in località Pozzo Pantaleo rilevano la presenza di resti del tracciato stradale. La successiva campagna di scavi della Soprintendenza Archeologica di Roma, protratta fino al 1989, porta alla luce una porzione lunga circa 50 metri e larga 6, pavimentata con basali...

   

Testo n. 41

La Cripta di Santa Passera

L’ipogeo dei martiri Ciro e Giovanni è una camera sepolcrale romana, di modeste dimensioni, datata tra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C., nella quale avrebbero riposato in epoca altomedievale le spoglie dei due santi egiziani.

Esso viene realizzato al di sotto del piano di calpestio del Mausoleo di Santa Passera, all’epoca in cui questo era già saturo di sepolture. Vi si accede da una ripida scaletta; l’ambiente trae luce unicamente dal foro della scala e da un’apertura centrale nella volta. Già in antico lo spazio interno viene ridotto, con una controparte sul lato ovest, per ricavarne ulteriori spazi funerari. La decorazione pittorica è oggi quasi completamente perduta...

   

Testo n. 42

Giovani Invisibili. Lavoro, disoccupazione, vita quotidina in un quartiere proletario di Roma

Non trascritto.

   

Testo n. 43

La Chiesa del Casaletto

La Chiesa del Casaletto è la sede della Parrocchia Santa Maria del Carmine e San Giuseppe al Casaletto (la 24a del Vicariato di Roma)...

   

Testo n. 44

Nuovi resti di mammiferi del Pleistocene medio-inferiore di Ponte Galeria, in «Bollettino del Servizio Geologico d'Italia (volume CIV 1983-1984)»

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 45

Piana del Sole

La frazione «Piana del Sole» è anch’essa una zona di edilizia non pianificata, classificata dai tecnici con il nome di «Piano di zona B40». È l’ultima propaggine del Municipio XI e sorge nella piana alluvionale a ridosso del confine con il Comune di Fiumicino, tra l’Autostrada per Civitavecchia, l’Autostrada per Fiumicino e via della Muratella. È Il territorio circostante è per 272 ettari costituito in area naturale protetta e fa parte della Riserva naturale statale del Litorale Romano.

   

Testo n. 46

Spallette

La frazione «Spallette» è una zona di edilizia spontanea, classificata dai tecnici comunali con il nome di «Zona O n. 65». Precede l’abitato di Ponte Galeria di un paio di chilometri, sulla destra della Via Portuense. Anche le strade di Spallette rievocano nei nomi dei comuni della Sardegna: Ardara, Arzana, Bono, Gavoi, Illorai, Irgoli, Isili, Mara, Muros, Narcao, Nulvi, Nurri, Orani, Selegas, Senorbì e Siligo. Su via Senorbi la Soprintendenza segnala due siti archeologici in corso di studio: un tratto di strada di Epoca arcaica, e una vicina struttura della stessa epoca, la cui funzione non è ancora stata identificata.

   

Testo n. 47

Il Casale Arvalia

Il Casale Arvalia (o del Municipio o di Generosa) è un edificio rurale dell’Ottocento, sito in via delle Catacombe di Generosa, 43, alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e funzionale (restauri recenti); è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700745A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 48

Il Lucus

Il Lucus Deae Diae (o dei Fratres Arvales) è un bosco sacro, dedicato al culto della dea madre (Dea Dia, in seguito identificata con Cerere), posto sotto la protezione di Marte. Al suo interno sorgevano gli edifici sacri dei Sacerdoti Arvali.

Il Lucus era compreso in una più ampia distesa boschiva, la Silva Moesia, originariamente sotto il controllo militare degli Etruschi di Vejo. Macrobio colloca il passaggio sotto l’influenza latina già in epoca arcaica, identificando il Pastore Faustolo, marito di Acca Larentia nutrice di Romolo, con il personaggio etrusco di Tarunzio, leggendario possessore di quelle terre (Saturnalia, I-10). Tito Livio differisce l’incontro etrusco-romano al tempo di Anco Marzio, riferendo che gli Etruschi furono indotti ad evacuare la Selva sotto minaccia armata (“Silva Moesia Vejentibus adempta”, Historiae, I-33). Il Bosco sacro si sviluppava in pendìo (clivus), dall’ansa fluviale di Magliana Vecchia risalendo la collina di Monte delle Piche. La parte rivierasca, chiamata Antelucum, ospitava gli edifici sacri minori e di servizio (Caesareum, Tetrastylum, Balneum, Papiliones e forse il Circo). La parte centrale, intersecata dalla Via Campana, ospitava il grandioso Tempio rotondo di Dia (Aedes deae Diae) e quello più antico di Fors-Fortuna. Infine, vi era un settore d’altura, che si arrampicava con un’organizzazione a terrazze, fino alla sommità della collina, dove si trovava l’Ara sacra dei Lari. La sua conformazione è nota attraverso gli Acta Fratrum Arvalium, di epoca imperiale...

   

Testo n. 49

Il Sepolcro di via Teodora

L’Ipogeo alla Torre del Giudizio è un sepolcro di età romana, sito in via Teodora alla Magliana nuova.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada (è al di sotto del piano stradale). È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma...

   

Testo n. 50

Évade de France. 1943

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 51

Viale Newton

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 52

La Tenuta dei Massimi

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 53

Il Tempio di Dia

Il Tempio di Dia (o degli Arvali) è un santuario di epoca augustea, sito nella via omonima, presso il ristorante La Tavernaccia, alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada (è al di sotto del piano stradale). È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente)...

   

Testo n. 54

I Grottoni

I Grottoni sono un complesso di gallerie e ambienti ipogei in località Santa Passera, che taluni identificano con le perdute Catacombe di San Felice.

Il sito è originato in epoca romana, da un’attività estrattiva di tufo e pozzolane, collegata al vicino porto fluviale di Vicus Alexandri. Nel Primo Novecento un’indagine archeologica conferma che almeno una parte delle gallerie è stata riutilizzata per uso cimiteriale, ma non sono state trovate iscrizioni o raffigurazioni pittoriche. Rimangono comunque le fonti antiche (il De locis sanctis...

   

Testo n. 55

Monte Stallonara

La frazione «Pisana» - che più spesso è indicata col nome di «Monte Stallonara», per non confonderla con le altre edificazioni che sorgono lungo via della Pisana - si trova sul lato sinistro di via della Pisana dopo il bivio di via di Monte Stallonara. La frazione ha sole cinque strade, i cui nomi rievocano comuni della Sardegna: Baressa, Gesico, Muravera, Nurachi e Samugheo.

   

Testo n. 56

Il Santo Volto

Il Santo Volto è un complesso parrocchiale contemporaneo, affine stilisticamente alle avanguardie architettoniche romane di Meier a Tor Tre Teste e di Carbonara all’Alessandrino.

La parrocchia si costituisce il 28 ottobre 1985, con decreto del Cardinal Poletti, intorno alla cappella del martire polacco S. Massimiliano Kolbe. Con un successivi decreti del Cardinal Ruini, dal 1992 al 2001, la parrocchia acquista il nome attuale e competenze territoriali maggiori, che richiedono...

   

Testo n. 57

La Strada di Ponte Galeria

La Strada glareata di Ponte Galeria è un asse viario verosimilmente di epoca romana, sito nei pressi della via omonima a Ponte Galeria.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente).

   

Testo n. 58

Il Trullo. Origini e vicende storiche della borgata a cinquant'anni dalla sua nascita (1939-1989)

Il Trullo. Origini e vicende storiche della borgata a cinquant'anni dalla sua nascita (1939-1989), di Emilio Venditti (Libro pp. 164, Tipolitografia Trullo, Roma 1989) - Testo n. 59.

   

Testo n. 59

Fontignani

«Fontignani» è l’ultima delle frazioni comunali. La particolarità è che sorge a cavallo di via della Pisana (che a sua volta segna il confine tra il Municipio XI e il Municipio XII, a est del grande incrocio di via di Malagrotta con via di Ponte Galeria. La frazione si trova quindi per metà nella zona di Ponte Galeria (XLI) e per metà nella zona di Castel di Guido (XLV).

   

Testo n. 60

Il Trullo dei Massimi

Il Trullo dei Massimi è un mausoleo romano del I sec. a.C., situato sulla sponda destra del Tevere all’altezza dello stabilimento Pischiutta.

Il nome deriva dalla forma conica della volta, simile ad un tumulo etrusco, e dalla nobile famiglia dei Massimi, che ne fu proprietaria nel XII secolo. Si compone di un...

   

Testo n. 61

La Tomba di Ambrosia

La Tomba di Ambrosia è una camera funeraria del II sec. d.C., che deve il nome popolare alla raffigurazione della ninfa Ambrosia, nel momento della sua morte cruenta.

Per gli archeologi la tomba è denominata Tomba A, in quanto è la prima delle cinque tombe scoperte nel 1966 durante la costruzione del Drugstore Portuense. La struttura risale a metà del II sec. e subisce forti rimaneggiamenti alla fine del secolo. È interamente scavata nel tufo, con volta a botte. Da un gradino si accede all’ambiente quadrangolare, intonacato in giallo e porpora, con un nicchione centrale e numerose nicchiette e loculi. Il pavimento in mosaico bianco e nero raffigura, tra scene di vendemmia, Licurgo ubriaco che, colto da folle frenesia, uccide...

   

Testo n. 63

La Stazione Villa Bonelli

Testo non trascritto.

   

Testo n. 64

La Villa al Monte delle Piche

La Villa di Monte delle Piche è una dimora signorile verosimilmente dell’Ottocento, sita nella via omonima al civico 39, alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e...

   

Testo n. 65

La Prigione del popolo

La Prigione del popolo è un appartamento con garage al pianterreno di via Montalcini, 8, legato alla tragica memoria del Rapimento Moro.

La vicenda inizia il 16 marzo 1978, quando un commando delle Brigate Rosse rapisce lo statista Aldo Moro in via Fani. Seguono 55 giorni di dura prigionia, in cui Moro scrive 86 lettere, nelle quali implora di trattare con le BR e fornisce agli investigatori elementi per liberarlo: «Mi trovo sotto un dominio pieno e incontrollato», scrive, indicando di trovarsi al pianterreno di un condominio affollato e non ancora perquisito. Il rapimento lacera il Paese: PCI e maggioranza DC sono per la fermezza, PSI e minoranza DC per la trattativa. Il 9 maggio il corpo senza vita di Moro viene ritrovato in via Fani. Sei processi non hanno restituito, ancora oggi, una verità definitiva sul Caso Moro...

   

Testo n. 67

La Via Portuense e il suo territorio. Tra leggenda storia e archeologia

Non trascritto.

   

Testo n. 70

La Tenuta Pian Due Torri

Pian Due Torri è una proprietà fondiaria, dislocata entro l’omonima ansa del Tevere, appartenuta dal 1565 alle confraternite romane del Gonfalone e del Sancta Sanctorum.

Le confraternite conducono la tenuta a pascolo, seminativo e maggese fino al 1839. Dal 1870 monsignor Angelo Bianchi unificando la proprietà di pianura con la collina retrostante, introducendo l’uso vignarolo. Nel 1923 l’ingegnere Michelangelo Bonelli inizia la bonifica idraulica e avvia...

   

Testo n. 71

Casal Sodini

Casal Sodini è un casale rurale ottocentesco, facente parte del nucleo della Borgata Magliana alla Magliana Vecchia.

L’odierno accesso carrabile è da una traversa di piazza Madonna di Pompei, anche se la presenza di un balcone padronale sul lato opposto lascia supporre che l’accesso storico doveva probabilmente trovarsi in...

   

Testo n. 73

Il Fontanile Cuccu

Fontanile Cuccu è un’opera idraulica verosimilmente dell’Ottocento, sita nei pressi di vicolo del Conte al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 74

Il Tevere

Il fiume Tevere è il maggior corso d’acqua dell’Italia centrale. Nasce in Romagna sul Monte Fumaiolo, a 1268 m sul livello del mare, e, dopo un percorso di 403 km tra Toscana, Umbria e Lazio, si getta nel Mar Tirreno.

A Roma scorre a quota +15/20 m slm, in una valle delimitata ad ovest dalla Dorsale Monte Mario-Monte Piche (+139 slm a Monte Mario, +60 slm al Monte delle Piche), e ad est dai tradizionali Sette colli di Roma (+40/50 slm) e dall’Altopiano...

   

Testo n. 75

Lo Scalino del Cardinale

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 76

Il Castello della Magliana

Non trascritto.

   

Testo n. 77

Villa Giulia

Villa Giulia (Villa Giulia) è una struttura assistenziale di epoca contemporanea.

Non disponiamo di notizie storiche dettagliate su questo bene. Non  disponiamo di notizie architettoniche/funzionali più dettagliate. Si trova in via delle Vigne, 92. È visibile da strada; non si dispone di...

   

Testo n. 78

La Piana di Affogalasino

La Piana di Affogalasino (“Fogalasino” o “del Truglio”) è una mezzaluna di terreno golenale, compresa tra Montecucco e il fiume Tevere.

La frequentazione risale all’epoca etrusca, quando il rio Affogalasino era impiegato per il trasporto delle merci, su barchette trainate da bestie da soma, fino alle pendici del Gianicolo. La navigazione non doveva essere facile, se nel nome (“Affoga-l’-asino”) si tramanda un severo monito circa le insidie delle operazioni di alaggio. Secondo lo studioso Venditti tuttavia il nome conserverebbe la memoria di un martirio cristiano: “asini” era...

   

Testo n. 79

La Città Littoria di De Renzi

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 80

I Casali Maccaferri

I Casali Maccaferri sono una comunità di case sparse del Primo Novecento, legate al riformismo fondiario dei marchesi Pino-Lecce e dell’industriale Gaetano Maccaferri.

L’insediamento occupa il fianco est del Monte delle Piche, tra la Stazione Magliana e il Borgo rurale del Monte delle Piche. Ne rimangono oggi nove caseggiati, su via di Generosa (casali 8 e 10), largo dell’Oratorio Damasiano (casali 5, 6 e 7) e via Fulda (casali da 1 a 4). Presso largo dell’Oratorio Damasiano si trova il terminale dell’acquedotto. Del borgo fa parte anche il casale n. 9, che ospita oggi l’Archivio Storico Portuense (cfr. scheda apposita). I casali hanno tutti eguale struttura - longitudinale a piano doppio con vano scale esterno e coperture a doppia falda con capriate lignee -, secondo lo schema del casaletto dell’Agro Romano. Alcuni di essi possiedono dei magazzini...

   

Testo n. 81

Le Catacombe di Generosa alla Magliana

Non trascritto.

   

Testo n. 84

Nostra Signora di Valme

Nostra Signora di Valme è una chiesa parrocchiale contemporanea, il cui titolo ricorda un prodigio, avvenuto nel 1247 durante la Reconquista spagnola.

Il re Ferdinando, durante l’assedio di Siviglia, invoca il sostegno della Vergine Maria, con l’espressione tardo-latina « Valme! » (letteralmente Vali me, cioè...

   

Testo n. 85

La Casa del Rosario

La Casa parrocchiale alla Madonna di Pompei è un edificio rurale dell’Ottocento, sito al civico 4 della piazza omonima alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e...

   

Testo n. 86

Le Grotte di Montecucco

Le Grotte delle Fate sono una cava sotterranea di Epoca Arcaica.

Durante la lunga fase delle Guerre di Roma contro Veio (509-396 a.C. circa) le grotte segnano, con alterne vicende, il confine territoriale fra le due città-stato: entrambe le culture vi collocano la residenza del dio Silvano (Selvans per gli Etruschi, Silvanus per i Latini). La frequentazione moderna è attestata da un contratto del 1451, e ancora nel 1547, nella mappa di Eufrosino della Volpaia. Ai primi del Novecento le grotte diventano rifugio antiaereo annesse al Genio militare. Si ipotizza che le grotte fossero unite con con gli edifici in superficie: le torri Cocchi e di Papa Leone, Villa Kock e il Casalone, e le più recenti Torre Righetti, Villa Usai e Villa Baccelli...

   

Testo n. 87

La Stalla Pino Lecce

La stalla (in alcune versioni riportata come casa) su via Pino Lecce è un edificio rurale dell’Ottocento, sito nella via omonima alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700753A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 89

La Cappella delle Magnolie

La Cappella delle Magnolie (Cappella di Villa delle Magnolie e annessa casa di cura) è una chiesa di epoca contemporanea. Non disponiamo di notizie storiche dettagliate su questo bene.

La proprietà è, per quanto noto, ecclesiastica. Non  disponiamo di notizie architettoniche/funzionali più dettagliate...

   

Testo n. 91

La Torre e il Villino Pino Lecce

Torre Pino Lecce è una vedetta semaforica a presidio dell’Ansa di Tor di Valle, oggi inglobata in un villino novecentesco.

La torre, a base quadrangolare, si trova sul retro del villino, con i contrafforti alla base ancora visibili. Durante il restauro, eseguito verosimilmente negli Anni Venti, vengono aggiunti due corpi longitudinali a doppia elevazione ad uso residenziale, e alcuni corpi minori, mentre la torre viene ulteriormente elevata con una loggia. La struttura è rivestita in cortina laterizia dal ritmo misurato; le decorazioni a finestre, marcapiani e canne fumarie fanno anch’esse uso del laterizio. L’edificio, che volge la facciata al Tevere e ha ingresso da via della Magliana, 642, è stato studiato dalle Belle Arti (scheda 700754, Sacchi-Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 92

Il Castello della Magliana (duplicato)

Non trascritto.

   

Testo n. 93

Casal Cantone

Casal Cantone è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via della Casetta Mattei, 383, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 96

La Chiesa inferiore di Santa Passera

La Chiesa inferiore di Santa Passera è un luogo di culto dell’VIII secolo (su preesistenza), da taluni considerato in origine una domus ecclesiae. Si trova al civico 1 di via di Santa Passera, con accesso dai locali della sagrestia della Chiesa superiore.

Per quanto noto, la proprietà è di ente...

   

Testo n. 97

La Chiesa di Santa Passera alla Magliana

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 98

Il Tempio di Fortuna al VI miglio

Questa monografia non è stata trascritta.

   

Testo n. 99

Il Casale 1 al vicolo del Conte

Il Casale 1 al vicolo del Conte è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1807, sito su una strada poderale nei pressi del vicolo omonimo al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599120A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso). Si ritiene che il casaletto sia stato inserito per errore tra i beni del Municipio...

   

Testo n. 101

La Valle dei Casali

La Valle dei Casali è un’area naturale protetta istituita nel 1997 e gestita dall’Ente Roma Natura.

Prende il nome dai numerosi edifici rurali, alcuni dei quali tardo-secenteschi, e rappresenta la prosecuzione ideale del parco storico di Villa Pamphili, con cui forma un unico ecosistema, in direzione della Valle del Tevere. Si articola in tre porzioni: l’Alto Bacino (interamente nel Municipio XII, dove si trovano la Casa del Parco, Villa York e Forte Bravetta); il Medio Bacino (settori Contea, Affogalasino, Casetta Mattei, Vigna Consorti e Parrocchietta, dove si trova il Giardino dei Frutti perduti) e il Basso Bacino (settori Monte Cucco, Papa Leone e Imbrecciato). La flora annovera querce-sughere, salici, gelsi e ginestre; la fauna è costituita da ricci, volpi, gheppi e barbagianni...

   

Testo n. 102

Casa Fantini

Casa Fantini è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via Portuense, 788, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 103

Casa Pantalei

Casa Pantalei è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1819, sito in via delle Vigne, 100, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 104

Il Ponte dei Congressi

Nel gennaio 2000 il comune ha bandito un concorso per progettare un ponte sul Tevere fra viale Newton e l’EUR, con uscite su v.le Oceano Indiano e v.le Egeo. Misurerà 900 m, superando ferrovia, area industriale, argine destro (90), Tevere (70), argine sinistro (90), via del Mare e Roma-Lido, con 2 carreggiate da 2 corsie...

   

Testo n. 105

Il Palatium Sancti Johannis

In costruzione.

   

Testo n. 106

La Fontana di Pio IV

In costruzione.

   

Testo n. 107

Il Rio Affogalasino

Fosso Affogalasino è un torrente (che in passato, per la maggior portata d’acqua era anche chiamato rio) che ha origine nell’Agro a Nord di Roma e si getta nel Tevere, come affluente di destra, in prossimità del Trullo.

Il fantasioso nome deriverebbe da una disavventura accaduta ad un povero ciuco, annegato nelle acque un tempo impetuose...

   

Testo n. 108

La Stalla su vicolo del Conte

Il Casale 2 al vicolo del Conte è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito su una strada poderale nei pressi del vicolo omonimo al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599122A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 109

Somaini

Tenuta Somaini è una proprietà fondiaria di 600 ettari, estesa sui due lati della Via Portuense a ridosso del Grande Raccordo Anulare.

Si costituisce tra il 1922 e il 1930 nell’ambito delle iniziative per la bonifica dell’Agro Romano, con il sostegno del regime fascista. Il nucleo dei colonizzatori è costituito da 90 famiglie venete. La tenuta, organizzata in forma di impresa agricola, esercita la coltura del latifondo (grano e ortaggi), l’allevamento di bovini da latte (l’azienda era fornitrice della Centrale del latte di Roma), e, in seguito, l’estrazione della breccia in cave a cielo aperto. Il nucleo abitato si sviluppa su case coloniche ed edifici comunitari (stalle, fienili, capannoni, silos). L’Azienda si scioglie nel 1954. Da allora i caseggiati si convertono ad usi diversi, oggi anche terziari o miniappartamenti di lusso...

   

Testo n. 111

Il Ponte rinascimentale

In costruzione.

   

Testo n. 112

Il Casale 2 al vicolo del Conte

Il Casale 2 al vicolo del Conte è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito su una strada poderale nei pressi del vicolo omonimo al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599122A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 113

Casal Volpini

Casal Volpini è un edificio rurale dell’Ottocento, sito in via Francesco Saverio Benucci al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale (restauri recenti); non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 115

Portuense. Verso Portus, in «Roma. Ieri, oggi, domani 36 (luglio-agosto 1991)»

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 116

Il Casale al 110 di via delle Vigne

Il Casale alle Vigne è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via delle Vigne, 110, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700725A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 117

Il Casale delle Vigne #1

Il Casale I di via delle Vigne 160 è un edificio rurale di inizio Ottocento, sito nella via omonima al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970741A, Banchini R. - cat. Peixoto J.R.).

   

Testo n. 118

La Mira Lanza (Secondo lotto)

I Lotti del 24 sono grandi stock in cemento armato e  capannoni in muratura, realizzati alla Mira Lanza tra il 1924 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Le opere edilizie si concentrano nell’Area Servizi, dove, nei terreni liberi verso Ponte di ferro, vengono realizzate ingenti...

   

Testo n. 119

L’Ala Bramante

Il salone d’onore o “Sala delle Muse” era il luogo di ricevimento ufficiale del Castello della Magliana, ritrovo tra il 1513 e il 1521 del cenacolo letterario di papa Leone X Medici, cui presero parte Raffaello, Michelangelo, Bramante, Machiavelli e Guicciardini.

L’impianto architettonico rettangolare risale al Sangallo, su commissione del cardinale Alidosi da Pavia, il cui titolo “F. card. papiensis” compare sull’architrave d’ingresso. Alidosi riesce a completare lo scalone (con una Madonna del Perugino, oggi scomparsa), la loggia, il...

   

Testo n. 120

Il Fontanile alla Serenella

Il Fontanile alla Serenella è un’opera idraulica verosimilmente dell’Ottocento, sita su una strada poderale presso via della Serenella al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599123A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 121

Il Casale delle Vigne #2

Il Casale II di via delle Vigne 160 è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1819, sito nella via omonima al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 122

Casale delle Vigne #3

Il Casale III di via delle Vigne 160 è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito nella via omonima al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700718A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 123

La Fontana dei Rospi

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 124

La Fontana quadrilobata

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 125

Porta Portuense, in «Storia delle mura di Roma. Incisioni e documentazioni fotografiche»

Non trascritto.

   

Testo n. 126

Il nostro Volto. Numero speciale a ricordo di Frati Cappuccini bolognesi alla Parrocchietta

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 127

Il Casale 1 alla Serenella

Il Casale 1 alla Serenella è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito nella via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599124A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 128

I Casali Tournon

I Casali Tournon (o Officine Bonelli) sono un complesso rurale dell’Ottocento, sito in via di Vigna Due Torri, 12-16, alla Magliana nuova.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale (restauri recenti); non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970672A, Banchini R. - cat. Tantini G.)...

   

Testo n. 129

L’Idroscalo del Littorio

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 130

I Caduti del Trullo

Il Monumento ai Caduti del Trullo è un piccolo sacrario a ricordo degli abitanti della borgata che  che hanno perso la vita, in nome della Libertà, nella II Guerra mondiale.

In un giardinetto delimitato dalle ogive di quattro bombe inesplose è posta la statua di Santa Caterina da Siena con i tradizionali simboli del martirio: la croce, la palma e la ruota spezzata. Sul basamento sono incisi i nomi di Nino Costanzi (deportato in Germania), Vittorio Arcese (caduto in Libia) e di altri 25 militari, con la dedica «Ai gloriosi caduti». Il monumento insieme alla Scuola Collodi è forse uno dei luoghi-simbolo della borgata ed è conosciuto col nome popolare di «Milite ignoto». Per consuetudine onora anche la memoria del partigiano Giuseppe Testa, dei Granatieri del Ponte della Magliana e dei «Soldati francesi del Trullo».

 
 

Conosciamo le vicende che hanno portato all’edificazione del piccolo sacrario del Trullo, e le vicissitudini di alcuni dei nomi incisi nel marmo, grazie alla ricerca storica del professor Emilio Venditti.

Dopo la Liberazione - riferisce lo studioso - un’euforia generale avvolge la città, e con essa il quartiere del Trullo. Anni di misurata sopportazione delle miserie lasciano improvvisamente il posto ad una gioia e una speranza finalmente libere di esplodere. Grande è la felicità, ad esempio, dei coniugi Pieroni del II Lotto, genitori di quattro figli maschi partiti per la guerra, tornati tutti e quattro a casa uno dopo l’altro: «irriconoscibili dopo tanti anni di vita militare», racconta Venditti, ma impiedi sulle loro gambe. Per loro «ci fu una autentica gara di solidarietà tra tutti i cittadini per offrire a questi scampati un pranzo e fare festa presso la Trattoria dei Tre Pini».

Sono molti però quelli che tornano al Trullo invalidi o mutilati, anche a distanza di molti anni (è il caso dei prigionieri in Africa, Russia o addirittura in India). E ci sono molti altri, invece, che al Trullo non torneranno mai. Si tratta di militari dalle storie molto diverse tra loro: partiti per la Libia, la Russia o l’Europa orientale; o sbandati dell’8 settembre morti per fucilazione o nei campi di lavoro.

Per onorarne collettivamente la memoria è stato realizzato, a guerra finita, al I Lotto del Trullo, un piccolo monumento che ne conserva i nomi e ne ricorda del sacrificio. Il piccolo sacrario si trova nello spazio aperto che precede il I Lotto, di fronte alle Suore del civico 372 di via del Trullo. La catena che cinge il monumento è retta, ai quattro angoli, da altrettante ogive di bombe inesplose. Il monumento consiste in una semplice statua in stucco, che rappresenta Santa Caterina da Siena, con i capelli sciolti e una corona in testa, vestita con il saio. La Santa porta al petto il Crocifisso e, con l’altra mano, sostiene un ramo di palma. Ai suoi piedi l’attributo del martirio, una ruota spezzata.

La statua è posta su un basamento a sbalzo in travertino, su cui sono incisi i nomi di 27 caduti con la semplice epigrafe «Ai gloriosi caduti della Borgata Trullo Magliana». A differenza del monumento ai Caduti della Parrocchietta i nomi dei caduti non sono qui messi in ordine secondo il grado militare, ma in semplice ordine alfabetico. Essi sono: Vittorio Arcese (caduto in Libia), Luigi Achille, il caporal maggiore Romeo Bonetti, Antonio Bosas, Antonio e Michele Barilli, Giovanni Cacchiata, Giovanni Costanzi (deportato in Germania), il caporal maggiore Ferdinando Cittadini, il sergente Rinaldo Cabas, il caporale Antonio De Vito, Augusto Di Marzio, il caporale Luigi D’Andrea, Giovanni Giovagnoli, Eduardo Gusella, Aldo Ioli, Ivo Merighi, il sergente Aldo Marinacci, Angelo Mazzola, Giuseppe Palma, Luigi Simeoni, Francesco Spanicciati, Lorenzo Sessarago, Ennio Schiavetti, Domenico Tabolacci, Ernesto Valori e il caporale Blandino Vignarelli.

 
 

Giovanni Costanzi, conosciuto nel quartiere col diminutivo di Nino, è «un bel giovane amato e stimato in tutto il quartiere» (Venditti), arruolato non ancora ventenne, in servizio come militare nel Nord Italia.

Dopo l’8 settembre Costanzi rifiuta di arruolarsi fra le truppe della Repubblica di Salò: catturato dai Tedeschi viene deportato in Germania nel campo di concentramento di Moosburg (vicino Monaco di Baviera), dove muore il 12 ottobre 1944. Venditti ne racconta la fine con mestissime parole: «Per la Germania si profilava il crollo politico-militare e tutto l’apparato industriale, per evitare il tracollo, doveva produrre al massimo. Buona parte della mano d’opera era reclutata tra i prigionieri di guerra, quindi anche italiani. Il fisico di questo nostro giovane, però, come accadde a milioni di altri internati nei campi di concentramento, non resistette agli sforzi sovrumani che gli venivano imposti, per cui, malnutrito e senza cure, crollò fisicamente oltreché moralmente. In pochissimo tempo le infiltrazioni polmonari portarono alla morte Nino Costanzi».

In una commovente lettera il cappellano militare di Moosburg ha raccontato alla famiglia la vita di Costanzi nel campo di concentramento: «vinto dagli stenti, dalla fame e dalla tubercolosi contratta in quei disumani campi nazisti». Solo tempo dopo la famiglia riceve anche una fredda raccomandata dal Ministero della Guerra, che ne confermava le circostanze della morte con la formula di rito «per deperimento organico generale in seguito a tubercolosi».

 
 

Vittorio Arcese è un giovane operaio, da poco sposato e padre di due figli, reclutato nel 1942 e inviato a combattere in Africa. Muore nel 1943, nella regione libica della Tripolitania.

Anche qui una gelida comunicazione ministeriale informa la vedova che la morte di Vittorio Arcese, avvenuta tra Bengasi e Tripoli, durante un’operazione di trasferimento di truppe e materiali. Nelle comunicazioni ministeriali vi è una codifica, che purtroppo è oggi stata decifrata: così come la formula «per deperimento organico» indicava che il caduto «era morto di fame», allo stesso modo la formula «durante il trasferimento» indica che il caduto è saltato in aria su una mina. La salma di Vittorio Arcese, rimasta per anni in un cimitero libico, è potuta rientrare in Italia nel 1970.

 
 

Non conosciamo le vicende personali degli altri 25 soldati ricordati nel monumento del Trullo. Eppure «ai piedi del simulacro - ricorda ancora Venditti - una sconosciuta mano pietosa depone talvolta un mazzo di fiori di campo; un gesto umile che perpetua il ricordo». Quanto scritto dal Professor Venditti, negli Anni Ottanta, corrisponde al vero ancora oggi. Ed anzi il monumento conserva oggi il nomignolo popolare di «Milite ignoto» ed è finito per diventare, al di là dell’origine prettamente militare, un monumento alla memoria corale di tutte le vittime del quartiere, e al dolore patito da tutte le sue famiglie per i propri figli - in divisa o senza la divisa - caduti per la libertà della Patria, o semplicemente vittime innocenti della barbarie della guerra. Il quartiere ricorda qui ad esempio anche i civili vittime dei bombardamenti, o anche dei mitragliamenti aerei a bassa quota.

L’8 settembre non manca mai la corona a ricordo dei 38 militi appartenenti al I° Reggimento dei Granatieri di Sardegna caduti nel 1943 nella Battaglia per il Quinto Caposaldo (di essi parliamo diffusamente nella monografia sul Ponte della Magliana).

Ed ancora viva è la memoria del diciannovenne impiegato del Genio Giuseppe Testa, divenuto partigiano e comandante militare della Brigata Marsica: fu Medaglia d’Oro della Resistenza (anche di lui parliamo, diffusamente, nella monografia sul Genio).

 
 

Indossavano infine una diversa divisa, quella degli eserciti alleati, i militari francesi giunti al Trullo all’indomani della Liberazione di Roma, avvenuta il 4 giugno 1944. Il rapporto degli abitanti con i Liberatori è ben diverso da quello intrattenuto con i feroci occupanti germanici. «L’accampamento alleato - ricorda Venditti - si trovava al Castello della Magliana». Ma al Castello dimorano soprattutto gli ufficiali, mentre la truppa viene alloggiata ai fabbricati all’VIII e X Lotto, ancora in costruzione. In particolare «una compagnia di paracadutisti francesi si accampa nel fabbricato della scuola elementare tenuta dalle Maestre Pie dell’Addolorata in via Sarzana, e vi resta circa due mesi». Molti abitanti della borgata, molti dei quali nati in Francia e rimpatriati frettolosamente nel 1940, tornano così a parlare con i liberatori una lingua familiare. Fra di loro molti bambini, tra i quali lo stesso Venditti, originario di Marsiglia, che ricorda le barrette di cioccolata o la marmellata ricevuti in dono.

All’incirca a metà luglio per il contingente francese arriva però l’ordine di interrompere questa inattesa vacanza romana, e partire per la missione più difficile della guerra, la Battaglia di Normandia.

È probabilmente in questo contesto che due militari - il sergente maggiore Gabriel Courrier e il suo compagno d’armi Paul Teyssier - chiedono di visitare le Catacombe di Generosa, cosa che avviene il 17 luglio 1944. Essi, alla luce di torce militari, si spingono sin nelle gallerie più profonde della catacomba. Si raccolgono quindi in preghiera, e incidono a matita i loro nomi su una tegola di copertura. Paul Teyssier, in un riquadro di piccole dimensioni, incide il monogramma AM (Ave Maria), il cristogramma chi-rho e un lis-de-France (emblema della nazione francese), preceduti dalla sigla AMDG (Ad maiorem Dei gloriam) e accompagnati dalla toccante invocazione: «Saints Martyrs, protégez ma mère» (Santi Martiri, proteggete mia madre). Il suo compagno, sulla stessa tegola, incide: «J’ai visite cette catacombe le 17/7/1944. Sergent chef parachutiste Courrier Gabriel». Venditti spiega questa epigrafe, che è insieme documento storico e testamento spirituale: «Avevano scritto i loro nomi e quella invocazione, come fanno talvolta i pellegrini sulle pareti dei santuari. Toccante è l’invocazione di quel giovane militare che inconsapevole dell’imminente dramma, raccomanda ai Santi Martiri la sua mamma lontana».

Venditti racconta anche come finisce la vicenda dei parà francesi: «Si seppe che la missione di guerra finì tragicamente, con l’annientamento di quasi tutta la compagnia. Fu un’ecatombe ».

   

Testo n. 131

La vendetta del Canaro, in «Fattacci. Il racconto di quattro delitti italiani»

Non trascritto.

   

Testo n. 132

La Tomba di Epinico

Si ha notizia, poco distante dalla tomba dell’airone su via Ravizza, di una seconda tomba, chiamata Tomba 2 o Ipogeo di Epinico o Ipogeo di Epinico e Primitiba.

Essa prende il nome dal proprietario del sepolcro e dalla sue consorte. In essa è stato rinvenuto un mosaico di buona fattura, recante un’epigrafe. Tale sepolcro...

   

Testo n. 133

La Cappella Bonelli-Giachetti

La Cappella Bonelli-Giachetti è una cappella privata, sita all'interno della Villa Vignarola.

La collocazione temporale della cappella non è nota: si sa che essa vide l'intervento di Clemente Busiri-Vici a metà del Novecento, ma potrebbe trattarsi di una cappella rurale preesistente. Si tratta di una cappella di modeste dimensioni, con un'abside e un campaniletto. Non si conosce se essa sia ancora oggi funzionale. Si trova in via di Vigna Due Torri, 116, al Portuense, in proprietà rivata. È visibile con difficoltà da strada (muri e siepi fitti) e non è visitabile internamente. È...

   

Testo n. 134

La Cappella Fantini

La Cappella Fantini è un luogo di culto del XVII secolo, sito in via Portuense, 786, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 136

Il Fontanile Consorti-Jacobini

Fontanile Consorti-Jacobini è un’opera idraulica verosimilmente dell’Ottocento, sita nei pressi di vicolo del Conte al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599126A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 137

Le Suore Oblate

Le Suore oblate (Cappella dei SS. Martiri Portuensi delle S. O. e annesso Istituto delle S.O. al Divino Amore) è una chiesa, di epoca contemporanea.

Non disponiamo di notizie storiche dettagliate su questo bene.

La proprietà è, per quanto noto, ecclesiastica. Non  disponiamo...

   

Testo n. 138

Il Portale di vicolo del Conte

Il Portale di vicolo del Conte è un ingresso monumentale verosimilmente dell’Ottocento, sito al civico n. 44 della via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599127A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 139

Il Parco di Montemario. Storia. Itinerari. Animali

Non trascritto.

   

Testo n. 140

C'era una storia… Lungo la Via Portuense

Non trascritto.

   

Testo n. 141

L’Istituto dei Sacri Cuori

L’Istituto dei Sacri Cuori è un orfanotrofio, oggi scuola elementare e sede della omonima congregazione religiosa.

L’orfanotrofio si costituisce nel 1896 a Pola (in Croazia) per opera di Madre Rosa D’Orazio, fondatrice insieme con Madre Rosa Rosato delle Suore dei Sacri Cuori. Investito dalla tragedia giuliano-dalmata, nel 1947 l’orfanotrofio si trasferisce al Trullo, in un caseggiato rurale progressivamente ampliato. In esso si trovano oggi la Casa generalizia delle Suore missionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, il noviziato, la scuola materna ed elementare dei Sacri cuori, e la cappella. L’Istituto fa parte della Parrocchia San Raffaele, insieme con la chiesa parrocchiale e le Ancelle di Cristo Re...

   

Testo n. 142

Il Casale Angelè

Casale Angelè è un casale ottocentesco, del tipo rurale della campagna romana, situato al civico 101 di via dell’Imbrecciato.

Sorge nella parte mediana dell’antico percorso di crinale che attraversa i Colli di Santa Passera, a fronte strada. Si compone di un corpo principale a pianta rettangolare longitudinale (a due piani con tetto a doppia falda coperto di tegole e comignoli fumari), di un corpo addossato più basso e di un corpo di fabbrica posto ad L col corpo principale in posizione interna. I tre corpi, unitamente al muro perimetrale, delimitano una graziosa corte...

   

Testo n. 143

L’Ala Sangallo

L’Ala Sangallo (1505-1509) è il corpo edilizio più esteso del Castello della Magliana; si sviluppa su due piani, secondo linee architettoniche di ordinata compostezza rinascimentale.

La facciata esterna presenta una successione di finestre semi-crociate, le cui iscrizioni ricordano Papa Giulio II. L’antico...

   

Testo n. 145

Le Ancelle di Cristo Re

Le Ancelle di Cristo Re sono un complesso di vita consacrata, appartenente alla omonima congregazione religiosa spagnola.

La congregazione viene fondata nel 1941 da Don Pedro Legaria y Armendáriz, con una religiosità incentrata sulla pratica degli «esercizi spirituali». In Spagna si trova oggi la casa generalizia della congregazione, mentre al Trullo si trova la Casa di procura romana, all’interno di un parco alberato sul fianco collinare della Parrocchietta, con accesso da via di Monte Cucco nel fondovalle. La Cappella delle Ancelle di Cristo Re è aperta al pubblico, mentre il parco è riservato ai clienti dell’albergo Nostra Signora della Misericordia, specializzato nei ritiri spirituali. Le Ancelle di Cristo Re, insieme con la chiesa di San Raffaele e l’istituto dei Sacri cuori, fanno parte della Parrocchia San Raffaele Arcangelo...

   

Testo n. 146

La collezione epigrafica del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 147

Il Boccone del Povero

Il Boccon del povero è un convento dell’Ottocento, sito in via dell’Imbrecciato, 107, al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e risulta funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 148

Il Casale 2 alla Serenella

Il Casale 2 alla Serenella è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1818, sito nella via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599128A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 149

La Cisterna Cantone

La Cisterna Cantone è un’opera idraulica verosimilmente dell XVII secolo, sita nei pressi di via della Casetta Mattei al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599129A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 150

Die Stadtpatrone von Fulda und ihre Katakombe in Rom. Traduzione di Ulrich Schambony

Non trascritto.

   

Testo n. 151

Villa Soraya

Clemente Busiri-Vici realizza tra il 1956 e il 58 la superba villa di Soraya, ultima principessa di Persia. La proprietà si compone tre corpi di fabbrica, disposti intorno al grande atrio dalla cupola moresca. Il parco con piscina presenta un bosco mediterraneo (nord) e un palmeto (sud).

Soraya nasce in Iran nel 1932, da un diplomatico iraniano e dalla tedesca Eva Klein, da cui eredita la straordinaria bellezza. A 17 anni, il 12 febbraio 1951, sposa lo scià di Persia Reza-Pahlevi, con una cerimonia da sogno, avvolta in un vestito nuziale di Christian Dior. Ma la vita alla corte di Teheran è diffile: lo Scià è assorbito dal governo, e i costumi europei e la condizione femminile mal si adattano ad un mondo di tradizioni secolari. I giornali la soprannominano “principessa dagli occhi tristi”...

   

Testo n. 152

Il San Camillo-Forlanini-Spallanzani

Il San Camillo-Forlanini-Spallanzani è un complesso ospedaliero, situato esternamente al Municipio XI, ma con ingressi dai civici 292 e 232 della Via Portuense...

   

Testo n. 155

I Capannoni Nervi

Negli anni ‘40 si insedia alla Magliana lo stabilimento “Nervi & Bartoli”, dove l’ingegner Pierluigi Nervi (1891-1979) sperimenta il “ferrocemento”, materiale resistente ed elastico composto di maglia d’acciaio e malta.

Le innovazioni di Nervi hanno una collocazione specifica nella storia della tecnica costruttiva italiana: Nervi risolve infatti in maniera esteticamente valida la richiesta pressante degli architetti italiani di poter “slanciare” le proprie opere, superando i problemi strutturali del peso complessivo e della portanza dei materiali...

   

Testo n. 157

Il Casale degli Inglesi

Il complesso del Casale degli Inglesi si compone di due casali limitrofi, denominati Edificio A ed Edificio B.

L'Edificio A è un edificio rurale dell’Ottocento, sito in via di Generosa, al civico 102, alla Magliana vecchia. Per quanto noto, la proprietà è privata...

   

Testo n. 158

Il Villino al vicolo del Conte

Il Villino al vicolo del Conte è una dimora signorile verosimilmente dell’Ottocento, sita nella via omonima, al civico 48, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599130A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 159

Il Casale Ascenzi

Il Casale Ascenzi è un edificio rurale del XVIII secolo, sito in via dell’Imbrecciato, 124, al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 160

I Ponti romani di Parco de’ Medici

I Ponti di Parco de’ Medici sono un sistema di attraversamenti fluviali di età romana, sito nella località omonima alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente).

   

Testo n. 161

Casal Fabrizi

Casal Fabrizi è un casale rurale del XIX sec. circa, oggi in stato di abbandono.

Sorge nella parte finale del Crinale dell’Imbrecciato - caratterizzato dalla diffusa presenza di casali del tipo rurale della campagna romana -, fronte strada, al civico 150 di via dell’Imbrecciato. Si compone di un corpo principale a pianta quadrangolare a due piani (originariamente ad uso abitativo), di un corpo longitudinale più basso e di una serie di corpi di fabbrica minori, per lo più addossati e di modeste dimensioni. Non si dispone purtroppo di una cronologia delle varie fasi costruttive. Il nome popolare di Casal Fabrizi riprende il cognome di una delle ultime famiglie comproprietarie (Fabrizi, Maniccia e Perugini). Le murature sono in laterizio e pezzame di tufo...

   

Testo n. 162

I Casali Ciccarelli

I casali che formano la Proprietà Ciccarelli (detta anche Ceccarelli) si trovano sull’originario piano di campagna, lungo l’antico tracciato di via di Pietra Papa, presso l'odierna via Einstein.

Le prime costruzioni vengono realizzate nel XIX secolo: il nucleo originale è infatti già presente nella mappa del Catasto Pio-Gregoriano del 1818. Allora la vigna, all’interno della quale esse vennero edificate, era di proprietà della chiesa di S. Crisogono in Trastevere ed era stata concessa in enfiteusi a tale Orazio Gazzanini. Nel 1870, quando ormai la tenuta ha già preso il nome con cui è...

   

Testo n. 163

L’Imbarco dei Papi

In costruzione.

   

Testo n. 164

La Banda della Magliana, in «L'Europeo 4 (2004)»

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 165

Il Villino alla Fanella

Il Villino alla Fanella è una dimora signorile verosimilmente dell’Ottocento, sita sul distacco della via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599150A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 166

Il Tempio di Fortuna al I miglio

Le fonti latine attestano in Riva destra il culto pagano della Dea Fortuna («Fors, huius aedes Transtiberim est»). Ne sono noti tre templi: uno a Pietra Papa, uno al complesso arvalico della Magliana e uno agli Orti di Cesare.

Il Tempio di Fortuna è stato scoperto a metà Ottocento. Scavi sommari individuano che si tratta di un complesso religioso dal doppio sistema murario: i muri interni risalgono all’epoca di Tiberio, mentre quelli esterni (forse un rifacimento) sono dell’epoca di Traiano. Gli scavi riprendono prima nel 1915 e poi nel 1939. L’archeologo Jacobi...

   

Testo n. 167

Torre Cocchi

Torre Cocchi è una posta commerciale del Primo Ottocento, sorta a fianco di una vedetta semaforica.

La struttura insisteva sul vecchio tracciato di via della Magliana (oggi dismesso e inerbito) ed è oggi interclusa. Si sviluppa su una pianta a L e si compone di un casaletto a due piani che ingloba una preesistente torre semaforica (repertorio delle Belle Arti 970748, R. Banchini e J.R. Peixoto) e un corpo laterale addossato alla parete tufacea delle Grotticelle. Distanziata si trova una stalla, unita con un altro casale, censito dalle Belle Arti (n. 970749). La torre prende nome dall’italianizzazione di Koch, la famiglia svizzera proprietaria nel Seicento della Villa di Monte Cucco. A poca distanza si trovano un altro casale con torre, il Casalone, Torre Righetti, e le ville Usai e Baccelli.

   

Testo n. 168

Il Casale D’Arcangeli

Casale D’Arcangeli è un piccolo complesso rurale posto sulla sommità nord-est della collina dell’Imbrecciato, in posizione un tempo dominante sul Fosso di Santa Passera, il cui alveo asciutto è oggi percorso da via Pietro Frattini.

Nel 2005 è stato catalogato dalle Belle Arti, dall’architetto Jean Rosa Peixoto De Oliveira (repertorio n. 00970742). È identificato tra i « beni d’interesse storico-monumentale ». Il caseggiato, del XIX sec. circa, del tipo rurale della campagna romana, è costituito da un corpo doppio a piante rettangolari, con elevazioni di uno o due piani...

   

Testo n. 169

La Casa con torre alla Casetta Mattei

La Torretta a Casetta Mattei è una torre di epoca medievale, sita al civico 105 della via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 170

Villa Lucia

Villa Lucia è una dimora signorile di inizio Ottocento, sita in via dell’Imbrecciato, 205, al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970744A, Banchini R. - cat. Peixoto J.R.).

   

Testo n. 171

La Casa Petrella

Casa Petrella è un edificio rurale di inizio Ottocento, sito in via dell’Imbrecciato, 212, al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 172

Il Forno al Fosso di Papa Leone

Il Forno al Fosso di Papa Leone è un complesso rurale del XVIII secolo, sito in via Palaia, 201, al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 173

La Polveriera di Vigna Pia

Testo non digitalizzato.

   

Testo n. 174

Storia di Roma Antica

Non trascritto.

   

Testo n. 175

Il Casale Zuccari

Casale Zuccari è un casale rurale del Primo Ottocento, sul versante sud della Collina di Monte Cucco.

Vi si accede da via del Trullo, da cui si distacca vicolo del fosso di Papa Leone. Il casale è posto al civico 8. L’aspetto è quello di un casaletto della campagna romana a doppia elevazione, con copertura lignea a doppia falda. Da esso si stacca in forma di avancorpo una torre semaforica a pianta rettangolare. La torre, probabilmente di epoca precedente, faceva il paio con l’altra torre posta a presidio del versante est della collina. Il casale è stato studiato dalle Belle Arti con il numero 970755 (R. Banchini, catalogo di J.R. Peixoto). Insieme con le Grotte delle Fate, Villa Kock e Casalone, e le più recenti Torre Righetti, Villa Usai e Villa Baccelli, costituisce l’insediamento rurale di Montecucco.

   

Testo n. 176

Le memorie degli Arvali alla Magliana. Sintesi storico-archeologica sul Collegio sacerdotale dei Fratres arvales e sui luoghi del loro culto pubblico alla Dea Dia ai tempi della Roma Imperiale

Non trascritto.

   

Testo n. 177

La Casa murata

La Casa Murata è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via della Casetta Mattei, 150, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e presenta elementi di degrado; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599133A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 179

Alle origini del culto dei martiri. Testimonianze nell'archeologia cristiana

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 180

Il Casale 3 alla Serenella

Il Casale di via dei Martuzzi è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via dei Martuzzi al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599134A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 181

La Struttura arcaica alla Mira Lanza

Presso lo stabilimento industriale dismesso della Mira Lanza sono emersi, durante recenti sondaggi di archeologia preventiva, alcuni resti di opere murarie di età arcaica.

La Soprintendenza Archeologica di Roma pubblicherà a breve la relazione di scavo. Ci limitiamo qui ad anticipare la notizia del ritrovamento. L’area non è al momento visitabile, sebbene il cantiere - protetto da una rete metallica a larghe maglie - sia comunque visibile...

   

Testo n. 182

La Sacra Famiglia

La Sacra Famiglia è una chiesa parrocchiale moderna, continuatrice del titolo parrocchiale appartenuto all’Istituto agrario di carità Vigna Pia.

La comunità ecclesiale nasce nel 1858 intorno alla citata opera pia, che si occupava di assistenza agli orfani e dell’insegnamento della tecnica agraria. La parrocchia si costituisce nel 1932. Nel 1978 viene inaugurata la chiesa attuale, su progetto di Mario Paniconi e Giulio Pediconi. La chiesa ha pianta ellittica, su cui si apre una cappella feriale. Esternamente presenta un caratteristico campaniletto in acciaio colorato. Alla chiesa è associata la cappella di Nostra Signora del Sacro Cuore (con annessa scuola e comunità), mentre l’Istituto Vigna Pia ospita oggi la Procura generale della Congregazione della Sacra Famiglia. La parrocchia fornisce i cappellani agli ospedali Forlanini e Spallanzani...

   

Testo n. 183

Il Casale alla Fanella

Il Casale alla Fanella è un edificio rurale, visibile già dal catasto del 1818.

Si trova in via della Fanella, 20. La documentazione presso le Belle Arti (scheda G. Sacchi n. 599151, catalogo di Giampaoli & Fracasso) risale ad anni ormai lontani e documenta un caseggiato dal nobile e decadente aspetto, composto di tre corpi di fabbrica in linea, di crescente elevazione. Negli anni successivi i proprietari privati hanno eseguito un restauro che ha riportato al caseggiato funzionalità e bellezza, ripristinando tra l’altro le coperture lignee a doppia falda. Il Casale è oggi circondato da un parco con alberi di alto fusto. Le informazioni in nostro possesso purtroppo si fermano qui: ci proponiamo di contattare direttamente i proprietari in cerca di altri dati, e di pubblicarli non appena disponibili.

   

Testo n. 184

Il Genio

Il Genio militare (Genio militare di Trullo e Magliana) è una struttura militare di epoca risorgimentale-unitaria. Fa parte del Complesso storico del Genio.

L'interesse militare per l'area è attestato già all'epoca della costruzione dei forti militari intorno Roma: qui era infatti prevista la realizzazione di una piazzaforte fortificata. L'effettiva presenza dei militari risale tuttavia alla Prima guerra mondiale, come presidio per gli impianti di produzione militare della Magliana. Non si dispone di notizie storiche più preciseLa proprietà è, per quanto noto, pubblica, e la destinazione d'uso è militare. Non  disponiamo di notizie architettoniche/funzionali più dettagliate. Si trova Via del Trullo, snc. È in più punti visibile da strada ma è chiuso ai non-militari. All'interno si...

   

Testo n. 185

Il Divin Maestro

Il Divin Maestro (Chiesa NS. Gesù Cristo D. M., Casa provincializia, noviziato e comunità delle Pie discepole del DM) è una chiesa ed un complesso religioso di epoca contemporanea.

Non si dispone di notizie storiche più preciseLa proprietà è, per quanto noto, di ente ecclesiastico. Non disponiamo di...

   

Testo n. 186

San Raffaele Arcangelo

San Raffaele Arcangelo è una chiesa parrocchiale, consacrata nel 1957.

Il terreno viene acquistato fin dal 1939, nel quadro più ampio dell’edificazione della Borgata del Trullo. Le avversità belliche fanno sì che il culto si celebri fino al 1945 in uno scantinato al III Lotto, e fino al 1957 in un’officina automeccanica. In quell’anno viene inaugurato l’edificio liturgico attuale, dalla caratteristica torre campanaria, su progetto architettonico di Tullio Rossi. La vita parrocchiale è caratterizzata, per i trenta anni a seguire, dalla guida del cappuccino Padre Celso, cui si deve l’attivazione delle iniziative sociali e sportive. Il San Raffaele è oggi uno dei tre nuclei di cui si compone la parrocchia, insieme con le Ancelle di Cristo Re e l’Istituto dei Sacri Cuori...

   

Testo n. 187

La Scuola Pascoli

La Pascoli è una scuola elementare comunale, situata nell’ex complesso industriale Mira Lanza.

Nel febbraio 1924 il Comune di Roma acquista dalla Fabbrica di candele Mira l’Area Uffici del suo stabilimento romano, con l’intenzione di aprirvi una scuola. Si tratta di un elegante villino a pianta quadrata a...

   

Testo n. 188

Casal Germanelli

Casal Germanelli è un edificio rurale ottocentesco, situato in vicolo di Santa Passera, 51, nell’antica area portuale fluviale di Vicus Alexandri.

L’edificio ha pianta ad L ed è costituito da tre corpi addossati: un casaletto rettangolare del tipo della campagna romana, un corpo quadrangolare e un palazzetto più recente. Presenta elementi di degrado, al punto che se ne sconsiglia la visita. Il Casale, in posizione privilegiata sul fiume Tevere, deve aver goduto di periodi di relativa prosperità, intervallati dalle ondate di piena del fiume. È verosimile che la grande alluvione del 1937 abbia travolto, se non sommerso, l’intero edificio, segnandone l’inesorabile decadimento. L’edificio è stato studiato dalle Belle Arti di Roma (scheda inventariale n. 970731, responsabile R. Banchini, catalogatore J. R. Peixoto De Oliveira).

   

Testo n. 189

Villa Bonelli nell'area della Via Portuense. La storia e il recupero

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 191

La Serenella

La Serenella è una dimora signorile visibile già dal catasto del 1818, sita in via dei Martuzzi al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599135A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 192

I Caduti della Grande guerra

Il Monumento ai Caduti della Parrocchietta è un’opera memoriale a ricordo dei soldati e ufficiali del quartiere che morirono durante la Prima guerra mondiale.

L’opera viene realizzata nel 1923 e si compone di un basamento a blocchi di tufo, su cui poggia la statua in bronzo di una Vittoria dolente, realizzata dallo scultore Torquato Tamagnini: l’alloro nella mano sinistra simboleggia la vittoria; la mano destra poggiata a terra nell’atto di deporre un ramo simboleggia il sacrificio dei giovani soldati. La lapide memoriale riporta i nomi di 7 graduati (tra i quali il capitano Mazzantini e il sottotenente Urbani) e 33 soldati semplici, accompagnati dall’epigrafe «Eterni vivano nella luce della gloria». Nel 1992 l’opera viene spostata su via Palmieri, per la costruzione del tratto in sopraelevazione della Via Portuense, e restaurata nel 2006...

   

Testo n. 193

Il Casale Mungo

Il Casale Mungo è un edificio rurale dell’Ottocento, sito in vicolo Pian Due Torri, 16, alla Magliana nuova.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 195

Documenti letterari e testimonianze archeologiche

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 196

Il Casale al 71 di vicolo del Conte

Il Casale al 71 di vicolo del Conte è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1807, sito nella via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e...

   

Testo n. 197

Pratorotondo

Pratorotondo è una mezzaluna di terreno alluvionale, compresa tra Pian Due torri e il Tevere. L’area, per le forti correnti e le continue inondazioni, era inadatta all’agricoltura già in epoca romana, e destinata a sepolcreto.

Il toponimo “volgarmente detto Prato Rotondo, canneto di pezze sei incirca”...

   

Testo n. 198

La Necropoli alla Mira Lanza

La Necropoli alla ex Mira Lanza è un sito necropolare di epoca romana, situato in via Pierantoni a Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e di interesse archeologico (scavi recenti); non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente)...

   

Testo n. 199

Il Fontanile Cantone

Fontanile Cantone è un’opera idraulica verosimilmente dell XVII secolo, sita in via della Casetta Mattei, 322, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 200

Il Casale al Fosso di Santa Passera

Il Casale al Fosso di Santa Passera è un edificio rurale dell’Ottocento, sito in via Riccardo Lombardi, 64, al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 201

Manuale per la qualità dei siti web pubblici culturali

Non trascritto.

   

Testo n. 202

Il Convento delle Mantellate

Il Convento delle Mantellate è un complesso di vita consacrata, i cui caseggiati sono disposti intorno a un chiostro centrale.

La congregazione delle Mantellate Serve di Maria viene istituita nel 1861 e prende il nome dall’uso della «mantella nera», con cui tradizionalmente era solito coprirsi il viso chi compiva opere di carità, secondo il precetto evangelico «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra». Il convento si trova in via della Fanella, con ingresso dal civico 45. Su questa struttura, per quanto studiata dalle Belle Arti (scheda G. Sacchi n. 599139, catalogo di Fracasso & Giampaoli), non sappiamo purtroppo molto altro: ci proponiamo di chiedere all’ente proprietario proprietario ulteriori dati e di pubblicarli non appena possibile. All’interno del convento si trova una graziosa chiesetta, la Cappella delle Mantellate.

   

Testo n. 204

Il Villino Cantone

Il Villino Cantone è una dimora signorile del 1660, sita in via della Casetta Mattei, 322, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 205

Lo Stadio del rugby

Lo stadio del rugby di Corviale è un campo regolamentare in erba con tribuna da 300 posti, torri per l’illuminazione notturna, spogliatoi, primo soccorso, uffici, bar e parcheggio.

Si sviluppa su 1287 mq ed è il terzo impianto pubblico di Roma dopo l’Acqua Acetosa e le Tre fontane. È stato progettato nel 1998 dai tecnici comunali del XII dipartimento. Il cantiere è iniziato nel dicembre 2003 ed è terminato nel marzo 2005. Con la tribuna e il parcheggio, realizzati successivamente, lo stadio è costato 920.000 euro. Il Municipio ne ha affidato la gestione per bando alla società sportiva Arvalia-Villa Pamphili Rugby Roma. La società è stata fondata nel 1980 da Salvatore Gallo (attuale presidente), già atleta di fama nell’Amatori Catania, Cus Roma, SS Roma e insegnante di ginnastica all’ITC Ceccherelli...

   

Testo n. 206

L’Acquedotto Portuense (I tratto)

Il Tratto di Via Campana al km 17,500 della moderna Via Portuense è un viadotto sopraelevato sorretto da ponti di pietra, costruito con tecniche simili a quelle degli acquedotti.

Al momento della scoperta, nel 1996, viene scambiato per una condotta idrica, anche perché la carreggiata era ormai spoglia...

   

Testo n. 207

Il Villino al 115 di via Casetta Mattei

Il Villino alla Casetta Mattei è una dimora signorile verosimilmente dell’Ottocento, sita nella via omonima al civico 115, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e...

   

Testo n. 208

Il Tetrastylum

Il Tetrastylum è uno dei templi minori del Lucus deæ Diæ, nominati negli atti degli Arvali. Non è noto archeologicamente. Lo studioso Peruzzi ne colloca la fondazione in epoca arcaica (“hoc sacellum ordinatum fuit a Romolo”), attribuendolo alla figura leggendaria del primo re di Roma e arvale.

Il tempio si sviluppava su quattro colonne...

   

Testo n. 209

Via Portuense, in «Antiche strade del Lazio. Via Ostiense. Via Portuense»

Non trascritto.

   

Testo n. 210

San Gregorio Magno

San Gregorio Magno è una chiesa parrocchiale in setti di cemento armato, progettata dall’architetto Aldo Aloysi.

La parrocchia è istituita il 14 dicembre 1963, con decreto Neminem sane latet del Cardinal Micara. L’edificio liturgico attuale risale a metà Anni Settanta e sorge in posizione elevata rispetto alla piazza, con un sagrato pensile cui si accede da una rampa. Sulla torre campanaria si trova una statua di Cristo a braccia aperte. Fra il 1992 e il 1994 il territorio parrocchiale viene progressivamente ridotto, in favore della nuova parrocchia di S. Massimiliano Kolbe. Nel 2001 Giovanni Paolo II insignisce la chiesa del titolo cardinalizio di San Gregorio Magno alla Magliana Nuova. Da San Gregorio dipendono le Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace e la Congregazione Mariana delle Case della Carità...

   

Testo n. 212

I Magazzini romani alla Mira Lanza

I Magazzini romani alla Mira Lanza sono un manufatto commerciale di epoca romana, indagato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma.

La relazione conclusiva degli scavi non è stata ancora pubblicata e pertanto non disponiamo di notizie storiche dettagliate. I ritrovamenti si collocano genericamente in Epoca Repubblicana ed hanno l’originaria funzione di deposito commerciale e di stoccaggio legato alla vicina area portuale sul Tevere. I magazzini sono visibili da via Pierantoni...

   

Testo n. 214

Il Fosso Santa Passera

Fosso di Santa Passera è un torrente asciutto, il cui alveo è oggi percorso da via Pietro Frattini.

Il nome deriva dalle Colline di Santa Passera, con cui in epoca rinascimentale erano conosciute le alture del Vicolo Imbrecciato. La sorgente si trovava non distante dall’attuale Largo La Loggia: il fiumiciattolo...

   

Testo n. 218

Sal Lorenzo. Racconti fotografici

Non trascritto.

   

Testo n. 219

Villa Baccelli

Villa Baccelli è una dimora signorile del Primo Ottocento, oggi in abbandono, appartenuta al ministro dell’Istruzione Guido Baccelli e poi a suo figlio Alfredo.

Sorge sul fianco sud della Collina di Monte Cucco, in pendìo, e si compone di quattro nuclei edilizi: la casa padronale a due piani (id. 970751), la dipendenza (970752), la cappella privata (970753) e la grande vasca quadrata per la raccolta delle acque (970754). Guido Baccelli (1830-1916) fu un medico insigne, più volte Ministro della Pubblica Istruzione nei primi anni dell’Italia unita. Dal 1894 riforma i programmi scolastici, introducendo i lavori manuali, agricoli e donneschi. Introduce l’educazione civica nelle scuole. A Baccelli si debbono l’istituzione della Galleria Nazionale di Arte Moderna, del Policlinico e della Passeggiata archeologica; gli scavi di Pompei e delle Terme di Caracalla...

   

Testo n. 220

La Meridiana

La Meridiana è un villino padronale, appartenuto alla famiglia Jacobini, che prende il nome dall’orologio solare che ne decorava il frontespizio.

L’edificio ha origine seicentesca ed ha le forme scarne dei casaletti della campagna romana a pianta rettangolare, composti di un pianterreno per le cucine e i servizi...

   

Testo n. 221

Il Cimitero della Parrocchietta

Il Cimitero della Parrocchietta è un camposanto sorto nel 1781 e riedificato nel 1855.

Il cimitero del 1781 sorge a fianco dell’attuale chiesa di San Giuseppe al Casaletto, come «fossa comune per i campagnoli indigenti», senza croci né nomi. L’epidemia di colera del 1855 rende necessario lo scavo di una seconda fossa, nel fondovalle, che, passata l’emergenza sanitaria, si apre via via alle sepolture per i morti della comunità della Magliana, con lapidi contrassegnate da brevi iscrizioni biografiche. La malaria di inizio Novecento e i lutti della Grande Guerra portano il cimitero alla conformazione attuale, con alcuni caratteri monumentali. Nel 1931 il camposanto viene acquistato dal Comune di Roma. Dal 1992, dopo la sopraelevazione della Via Portuense, l’ingresso è su viale Newton.

 
 

Nel 1847 un ispettore ecclesiastico visita la Parrocchietta e redige uno «stato delle anime», cioè un prontuario con domande e risposte sui costumi religiosi locali, riscoperto nel 1991 dagli studiosi P. Ferrarini e V. Teodoro.

Significative sono le domande circa la pietà dei defunti. «Come muoiono i poveri?», recita la prima domanda. «Li defunti poveri si accompagnano dal parroco con stola e cotta e croce innanzi, e quattro fiaccoletti. Condotti in chiesa vi si fanno li soliti suffragi, comprensivi della messa di requiem e indi si fanno sotterrare nella tomba comune adatta al sesso». Dalla risposta si ricava che la fossa comune è divisa in due settori, uno maschile e uno femminile. Domanda: «In cosa consiste la tomba comune?». Risposta: «Lo spurgo fatto tre anni indietro [nel 1844] fu eseguito col fare una fossa nell’orto della Parrocchia e le ossa ricoperte colla terra, senza alcun segno».

Significativa è la domanda «Come muoiono i ricchi?», da cui si ricava che la Parrocchietta è un cimitero per poveri: «Li defunti di qualche entità si seppelliscono in Roma, ove si conducono nel principio del male».

Altre domande chiariscono gli aspetti più pratici, e il fatto che intorno ai sacramenti non vi fosse un significativo giro di denari: «Come si impartisce l’estrema unzione?». «Si accompagna il Santissimo Viatico colli ceri ad ognuno, col velo omerale ed ombrellino». Si celebrano suffragi e si prega per le anime del Purgatorio? «La raccomandazione dell’anima la fa il parroco, nello specchio del rituale». Il parroco viene pagato secondo i tariffari? «L’abuso vi è che niùno degli interessati col defunto vuole stare alle suddette leggi. Si fanno delle diminuzioni».

 
Il Casale del Cimitero
 

Le Belle Arti segnalano la presenza di un casale rurale frontistante il cimitero, inventariato con il n. 970663 (a cura di R. Banchini, catalogo di G. Tantini). Il casale ingloba una torre semaforica della Via Portuense, e si presenta purtroppo in un brutto stato di conservazione. Da fonti orali si ricava che il casale ospitava la bottega di un fioraio, che faceva affari con il cimitero giusto di fronte. Non si conoscono i motivi della chiusura, ma pare ragionevole che la chiusura sia avvenuta prima degli Anni Novanta, da quando cioè il cimitero ha smesso di ospitare nuove sepolture, e di conseguenza il numero dei visitatori è notevolmente calato.

 
 

Pubblichiamo di seguito un’antologia di epigrammi, tratti dalle tombe del Cimitero della Parrocchietta. Come nella celebre Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, le vivide voci della comunità portuense di fine Ottocento e del Primo Novecento - braccianti, soldati, ma anche il Maestro, l’Agronomo, l’Innamorato e persino il Pazzo - si ricompongono nel quadro unitario di una società complessa e per molti versi attuale.

L’agricoltore - Qui riposa [un] agricolo solerte e laborioso. Morì il 18 marzo 1898 all’età di anni 58.

La zappatrice - Delizia del suol, esempio di virtù a chi la conobbe. Visse anni 70 e mesi 7.

Il guardiano - Fu agricolo solerte e vigilante.

L’immigrato - Nato a Fallerano in provincia di Fermo, morì al età giovanile (con errore grammaticale).

Il capo d’azienda - Giusto nella azienda, forte nelle avversità, coi poveri benefico.

Il maestro - Insegnante comunale, con affettuose cure per tre lustri illuminò le vergini menti, educandole ad amare Dio, famiglia e Patria.

L’uomo di progresso - [Fu] agronomo.

L’innamorato - Dopo Dio nulla ebbe di più caro della sua diletta sposa.

Il pazzo - Di animo gentile e religioso, nell’età di 36 anni, non sano di mente, si diè la morte.

Il camionista - Col suo camion carico, al passaggio a livello mentre traversava alla Magliana, sopraggiungeva il treno che lo uccise.

L’automobilista - A Castel di Guido fatale incidente d’auto recise.

Il caduto - Uomo laborioso è onesto (con errore grammaticale), periva miseramente di fatale infortunio ove lavorava.

Il giovane dalla doppia sfortuna - Nato a Rendinara (località colpita dal Terremoto di Avezzano), morì per terribile disgrazia sul lavoro.

Il combattente d’Africa - Classe 1887, prese parte alla Guerra libica.

Due fanti -

Rimase ferito a Zacora, morì a Plava (Epigramma I).

Sacrificò la giovane vita contro l’odiato nemico. Cadde da valoroso nel Passo del Falzareco (Ep. II).

Il bersagliere - Caduto da eroe nel campo dell’onore.

L’aiutante di campo - Caduto per la Patria sul Montello.

Il richiamato alle armi - Fu richiamato a combattere per la grandezza della Patria. Cadde valoroso sul Monte San Michele.

Due reduci -

Grande invalido di guerra (Ep. I).

Dopo 4 anni di guerra tornò dal fronte malato e in seguito morì (Ep. II).

Il padre che attese invano - Con l’assillante desiderio di rivedere il figliuolo, combattente contro l’odiato nemico, spegnevasi.

L’aviatore - Sacrificava la sua giovanissima esistenza per una più grande Italia.

Il caduto in tempo di pace - Nel cielo di Avezzano volò a Dio.

Il buono - Mite, pacifico, lieto animo.

Due virtuosi -

Amato da tutti (Ep. I).

Di elette virtù (Ep. II).

Il previdente - Uomo onesto e laborioso, dedicato alla famiglia, eresse in vita per sé questa umile tomba.

L’ironico - Libero pensatore.

Due uomini di fede -

Uomo onesto e laborioso, visse gristianamente. Dedigò la sua vita per la famiglia. Perì miseramente (Ep. I).

Sorretto da fede viva passò la sua vita nell’ideale cristiano. Suo vanto la famiglia, il lavoro, l’onestà (Ep. II).

I polemici -

Nata il 9 maggio 1861, romana (Ep. I).

Romano, visse onesto e operoso, tutto dedito alla famiglia (Ep. II).

Soldato romano, cadeva colpito da piombo austriaco sulle vette del Trentino (Ep. III).

Il malato di febbre quartana - Rapito da repentino morbo, dopo 5 giorni di malattia volò.

La vecchia dura a morire - Fu colpita più volte da paralisi. Il 10 maggio 1919 fu ripresa e fu colpita [e in conseguenza] cessava di vivere.

Due tempre forti -

Agricolo solerte e laborioso, visse nel lavoro cristianamente finché il fiero morbo lo rapì (Ep. I).

Morbo insidioso fiaccò in breve la fibra robusta (Ep. II).

I fratellini - Qui riposano [tre] fratelli che nel periodo di giorni dodici il morbo crudele li rapiva.

I rapiti -

Rapita da repentino malore (Ep. I).

Rapita nel fior degli anni (Ep. II).

Rapito da morbo crudele il 19 maggio 1925 (Ep. III).

Piccoli angeli - Omissis (si è scelto di non pubblicare gli epigrammi degli infanti).

Madre e figlia -

Spinta al sacrificio per salvare la figlia Pasquina, periva eroicamente (Ep. della madre).

Nei primi passi della vita è ghermita dal destino (Ep. della figlia).

Due uomini di cristiana pazienza -

Dopo lunga e penosa malattia, sopportata cristianamente, lasciava la terra (Ep. I).

Dopo lunga e penosa malattia si addormentò nel Signore (Ep. II).

L’uomo che seppe aspettare - Uomo onesto e laborioso, raggiunse la sua consorte lì 8 gennaro1924.

La donna che seppe aspettare - Nata a Torre Sabino fu esempio di virtù come sposa e madre. Raggiunse [infine] il suo consorte.

Il figlio (epigramma criptico) - I genitori e i parenti, quando lo conobbero, lo piangono.

Gli sposi -

Uomo di esemplare virtù, amato dalla moglie, il figlio e tutti quanti coloro che lo conobbero (Ep. I).

La numerosa figliolanza educò alla religione, al lavoro, all’onestà (Ep. II).

Sposo e padre esemplare, si sacrificò e visse per il bene della famiglia (Ep. III).

Il padre affettuoso - Fu sposo e padre affettuoso, amante del lavoro e della famiglia.

Due padri di famiglia -

Uomo onesto e laborioso, amoroso verso la famiglia (Ep. I).

Trascorse una vita esemplare e laboriosa, dedicata all’affetto della sua famiglia (Ep. II).

Tre madri affettuose -

Fu madre affettuosa, donna esemplare rapita sì presto (Ep. I).

Fu madre affettuosissima, moglie esemplare (Ep. II).

Sposa e madre affettuosa, di rare virtù (Ep. III).

La madre equanime - Madre di quattro figli, e tutti li adorava.

Le madri cristiane -

Qui riposa in pace [una] madre affettuosa [che] allevò la famiglia cristianamente (Ep. I).

Donna, sposa e madre cristiana (Ep. II).

Le spose -

Madre esemplare, cercò con amorosa tenacia di rendere sempre più bella la vita della sua famiglia (Ep. I).

Sposa e madre di alte virtù (Ep. II).

[...] la cui virtù e l’eterna rugiata [...] (Ep. III, incompleto).

Le donne di virtù civili -

Esempio di domestiche e civili virtù (Ep. I).

[Ne] sarà ricordata la fortezza d’animo [e] la sagacità operosa, nella cara famiglia e nelle associazioni (Ep. II).

La donna delle pie opere - Nobile esempio di fede antica e pietà operosa, modello di sposa e di madre.

Uomini e donne che attendono nel sonno dei giusti -

Accanto all’amato sposo dorme il sonno dei giusti, in attesa della risurrezione (Ep. I).

Generoso e pio, qui riposa in perenne attesa della risurrezione (Ep. II).

Aspettando la risurrezione riposano in pace le [sue] spoglie mortali (Ep. III).

Nella ridente serenità dei giusti si addormentava nel Signore (Ep. IV).

   

Testo n. 222

Il Parco Tevere Sud

Il Parco Tevere Sud è un parco pubblico, in corso di realizzazione, lungo la golena fluviale di Pian Due Torri.

L’idea di un grande Parco costiero - esteso nell’interno lungo l’alveo del Tevere fino alla Magliana - si deve all’associazione Italia Nostra, negli Anni Settanta. Tuttavia il Piano regionale dei Parchi del 1993 fissa per il...

   

Testo n. 223

Il Fontanile Giombini

Fontanile Giombini è un abbeveratoio per uso agricolo, situato nella parte finale di vicolo del Conte.

Risale al XIX secolo. Purtroppo non è possibile rintracciare esattamente il fontanile, in quanto la scheda inventariale della Soprintendenza (n. 00599147A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli), assai...

   

Testo n. 225

Gli Orti di Cesare

Gli Orti di Cesare sono una proprietà fondiaria di epoca romana, localizzabile tra il Gianicolo e la Piana di Pietra Papa.

Il console Caio Giulio Cesare ne diviene proprietario nel 49 a.C. Riferisce Plutarco che il corpo edilizio principale, il Palatium, sorge verso le pendici del Gianicolo, circondato da alti e odorosi pini. Nel 46 Cesare vi ospita, al riparo da sguardi indiscreti, la regina Cleopatra. Dopo l’arrivo della regina il Palatium si amplia, con l’aggiunta di un peristilio...

   

Testo n. 226

Il filo della dorsale. Quaranta racconti sull'identità

Non trascritto.

   

Testo n. 227

La Società Colle e concimi

La Colle e concimi è una fabbrica attiva nella Piana di Pietra Papa fra il 1899 e il 1912, poi confluita nella Mira dal 1917, nell’ambito della c.d. guerra commerciale dei saponi.

La Società Prodotti chimici, colla e concimi si insedia su un terreno di 9 ettari nella ex Vigna Ceccarelli, dove sono già presenti alcune fornaci spontanee per la lavorazione degli scarti del Mattatoio di Testaccio. Nel 1899 l’ingegner Giulio Filippucci avvia la costruzione di cinque piccoli edifici ad uso «magazzini, forni e depositi per gli acidi», seguiti nel 1907 da altri sei caseggiati. La produzione industriale di colle e fertilizzanti agricoli ha breve durata: nel 1913 il Comune di Roma compra terreni, costruzioni e macchine, per poi rivenderli nel 1917 alla Fabbrica dei candele Mira (dal 1924 Mira Lanza). Gli edifici sono stati bombardati nel 1945...

   

Testo n. 228

L’Acquedotto Portuense (II tratto)

Il 3° tratto di Via Campana archeologicamente noto si trova sulla destra della Via Portuense moderna, al km 17,500 in località Torre della Bufalora (Fiera di Roma).

L’opera - riportata in luce nel 2001 per 130 m - attraversa tutte le fasi della lunga vita della strada (dal periodo arcaico all’edificazione medievale della torre semaforica), replicando la forma del viadotto su ponti già visto nel 2° tratto. In questo punto, lo ricordiamo, si trova una faglia idrotermale, che gli abili costruttori romani superarono elevando la...

   

Testo n. 231

La Chiesuola

La Chiesuola della Sanctissima Eucharistia è una cappellina rurale, oggi sconsacrata.

Risale al XVII secolo ed è ricavata da una grotticella, chiusa da un piccolo avancorpo con copertura a doppia falda. Prende luce dall’unica finestrella rotonda e dalla porta d’ingresso. Alcuni abbellimenti vengono...

   

Testo n. 234

Il Casale al 40 alla Fanella

Il Casale di via della Fanella, 40 è un lungo caseggiato rurale, composto di due casali storici affiancati, racchiusi tra strutture terminali di edificazione più recente.

La datazione dei due casali è ottocentesca. Il primo casale ha sviluppo longitudinale su due piani con ammezzato, con copertura...

   

Testo n. 235

La Casa del Fascio

La Casa del Fascio è un edificio di matrice razionalista del 1939, attribuito a Giuseppe Terragni.

Simile, per cifra stilistica, alla Casa del Fascio di Lissone, la Casa del Fascio Portuense si sviluppa su un telaio in cemento armato, con solai anch’essi in cemento armato, mentre i...

   

Testo n. 236

Dal Piano di Pietra Papa a viale Marconi. Un viaggio nei secoli attraverso le mappe. Dagli antichi catasti alla cartografia contemporanea

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 237

La Necropoli di Malnome

La Necropoli di Malnome è il più grande sepolcreto portuense, datato tra fine I sec. e II sec. d.C.

Viene scoperto nel 2006 dai Finanzieri e scavato nel 2007. Le indagini rivelano 270 sepolture poverissime, in fosse terragne ricoperte da tegole o legno, con i corpi avvolti in un sudario. Gli scarsi corredi...

   

Testo n. 242

La Strada arcaica al Marriot

La Strada arcaica presso via Marchetti è un asse viario di età arcaica, sito nella via omonima, nei pressi dell’Hotel Marriott, alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma...

   

Testo n. 243

Il Casale al 45 alla Fanella

Il Casale al 45 di via della Fanella è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1818, sito nella via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e...

   

Testo n. 245

La Necropoli di via Blaserna

La Necropoli di via Blaserna è un sito necropolare di epoca romana, sito nella via omonima a Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente)...

   

Testo n. 246

Romanzo partigiano. Vita di Giuseppe Testa bandito di Morrea. Dalla Magliana di Roma alla Valle Roveto, lungo la Linea Gustav. Medaglia d'Oro della Resistenza Italiana

Non trascritto.

   

Testo n. 247

Roma K.O. Romanzo d'amore, droga e odio di classe

Non trascritto.

   

Testo n. 248

Interporto Roma-Fiumicino. Prove di dialogo tra archeologia, architettura e paesaggio

Non trascritto.

   

Testo n. 251

Il Ponte della Scienza

Ponte della Scienza è un’opera di ingegneria, in costruzione, destinata a collegare le due sponde del Tevere tra lungotevere Gassman e il Gazometro.

Progettato dall’architetto Andreoletti, il ponte misura 142 m x 10 di larghezza e si compone di tre elementi: le due stampelle d’appoggio lungo gli argini e la travata centrale in cemento su funi sospese. La stampella in Riva Portuense è in acciaio corten e misura 63 m (di cui 30 protési a sbalzo sull’alveo fluviale). La stampella in Riva Ostiense è in cemento armato e misura 42 m (di cui 15 a sbalzo). Sulla distanza tra le due stampelle, 36 m, sono tese le funi in fibra di...

   

Testo n. 252

La Struttura idraulica romana al Marriot

La Struttura idraulica presso via Marchetti, alla Muratella, è un’opera idraulica verosimilmente di epoca romana, sita nella via omonima, nei pressi dell’Hotel Marriott, alla Magliana Vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata...

   

Testo n. 253

La Casa padronale

La Casa all’830 è una casa padronale di fine Ottocento, destinata in origine a residenza campagnola di una famiglia benestante.

Ha sviluppo longitudinale su due piani, con tetto a doppia falda. Il lato maggiore, che ha funzione di facciata, è ingentilito da un balcone su cui si aprono le stanze...

   

Testo n. 254

La Necropoli di viale Marconi

La Necropoli di viale Marconi è un sito necropolare verosimilmente di epoca romana, situato nel viale omonimo a Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente).

   

Testo n. 258

Il Casale Spoletini

Il Casale Spoletini è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1807, sito in via degli Orti della Magliana al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e...

   

Testo n. 261

Tabarka. Histoire et archéologie d'un préside espagnol et d'un comptoir genois en terre africane (XV - XVIII siecle)

Non trascritto.

   

Testo n. 262

La Villa romana dell’Infernaccio

La Villa dell’Infernaccio è una villa di età romana, sita nella località omonima a Magliana Vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso...

   

Testo n. 264

La Maccaferri

In costruzione.

   

Testo n. 265

Il Casale di via Buggiano

Il Casale di via Buggiano è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1807, sito al civico 14 di questa via.

Le Belle Arti si sono occupate di questo casale, di grandi dimensioni ma caratterizzato da linee molto semplici, con la scheda n. 700722 a cura di G. Sacchi (catalogo di Giampaoli & Fracasso). Non sono tuttavia disponibili ulteriori informazioni, che ci proponiamo di chiedere ai proprietari pubblicandole non appena possibile. Dalle immagini satellitari rileviamo che il caseggiato si presenta in buone condizioni di conservazione, con intonaci bianchi, ed è circondato da un parco curato con alberi di alto fusto, tra cui una palma. Il tessuto circostante di Monte delle Capre si presenta densamente urbanizzato. Il casale ha pianta rettangolare e si articola su tre piani. Le coperture sono lignee a doppia falda.

   

Testo n. 269

Le Murature romane di viale Marconi

Le Murature di viale Marconi sono una struttura muraria verosimilmente di epoca romana, sita nella via omonima a Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente).

   

Testo n. 271

La Cabinovia

La Cabinovia è un progetto di trasporto pubblico sospeso, tra la Magliana nuova e l’Eur, studiato dalla società RomaMetropolitane.

Il sistema a trazione elettrica funziona come una stazione sciistica, con 32 cabine da 8 posti ammorsate ad un cavo d’acciaio, teso tra la stazione motrice (“Eur”) e la...

   

Testo n. 272

Villa Usai

Villa Usai (o della Real Casa) è una dimora signorile di fine XVII secolo, sita in via Orciano Pisano, 12, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 273

Vigna Girelli

Vigna Girelli è una proprietà fondiaria ottocentesca, oggi urbanizzata e ormai priva degli originari caratteri agricoli.

Le Belle Arti hanno rintracciato, nel tessuto moderno, quattro casali che conservano caratteristiche peculiari. Il Casale di Vigna Girelli, al civico 46 di via di Vigna Girelli, ha mantenuto le forme edilizie del «casaletto della campagna romana», con pianta rettangolare a doppia elevazione e copertura con capriate lignee. Al termine della via, al civico 94, si trova il Casale Arpini, che sull’originaria struttura del casaletto ha via via impiantato corpi minori, fino ad assumere la conformazione di un borghetto. Sulla vicina via Coreglia Antelminelli al civico 24 è segnalato il Casale di via Coreglia, già accatastato nel 1807, mentre al civico 52 la Stalla Lauricella è integra nelle forme originarie.

 
 

I catalogatori della Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma Giampaoli e Fracasso hanno ispezionato in anni non recenti l’area della ex Vigna Girelli, allora già urbanizzata, individuando quattro edificazioni tipiche della tenuta: un casaletto della campagna romana, un borghetto agrario, un casale di epoca precedente e una stalla, contrassegnandoli rispettivamente con i numeri inventariali 724, 730, 723 e 720.

Il primo di essi, denominato Casaletto di Vigna Girelli (scheda G. Sacchi n. 700724), si trova su via di Vigna Girelli, 46, all’angolo con un’interpoderale. La sua caratteristica è che ha mantenuto inalterate le forme del «casaletto della campagna romana»: è un corpo unico a pianta rettangolare, con pian terreno e primo piano, e una bella copertura a capriate lignee a doppia falda. Non è l’unico casaletto della zona, ma, in un tessuto urbano caotico e con frequenti superfetazioni abuseive, è quello in cui i proprietari non si sono lasciati tentare dall’aggiungere altre stanze, magari per un allargamento della famiglia.

 
 

Via di Vigna Girelli, al suo termine, perde i tratti urbani, per proseguire su un tratto poderale. Qui (il civico di riferimento è il n. 94) si trova il Borghetto Arpini (scheda G. Sacchi n. 700730), costituito da un corpo principale dalla originaria struttura del casaletto della campagna romana, simile a quello già visto al civico 46. Tuttavia aggiunte successive di corpi di fabbrica minori - sia in linea che laterali che distaccati – hanno conferito al caseggiato l’aspetto di un borghetto rurale.

 
 

Diverso dai precedenti è un casale di maggiori dimensioni, visibile già dal Catasto del 1807, che le Belle arti collocano al civico 24 di Coreglia Antelminelli (Casale di via Coreglia, scheda G. Sacchi n. 700723). Una ricognizione sul posto non ha permesso purtroppo di individuarlo con certezza, sia perché il civico 24 è il punto di partenza di un viale interno protetto da un alto cancello, sia perché nell’area sono presenti numerose edificazioni, sia moderne che preesistenti. Ci proponiamo di bussare ai proprietari, confidando in maggiori informazioni.

 
 

Infine le Belle arti segnalano, al civico 52 di via Coreglia Antelminelli, la Stalla Lauricella (scheda G. Sacchi n. 700720). Si tratta di una struttura modesta, tuttavia integra nelle forme originarie di «stalla della campagna romana», costituita da uno spazio rettangolare aperto delimitato da una serie di colonne in muratura, che reggono una copertura a capriate lignee a doppia falda. Gli spazi tra le colonne si presentano oggi tamponati in muratura, e probabilmente la funzione originaria di stalla è andata perduta in favore di quella di magazzino.

   

Testo n. 274

Il Casale Agolini

La Casa rurale Agolini è un edificio rurale di inizio Ottocento, sito in via della Magliana, 535, alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 275

Ragazzi di malavita. Il più documentato libro sulla Banda della Magliana

Non trascritto.

   

Testo n. 276

Il Casalone

Il Casalone è un edificio rurale del XVIII secolo, sito a valle della collina di Montecucco, con accesso da vicolo di Papa Leone, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e presenta elementi di degrado (restauri in corso); non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza...

   

Testo n. 277

Dedicazione della Nuova Chiesa della Parrocchia Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 279

La Casa con torre a Casetta Mattei

Casetta Mattei è una torre del XVI secolo, sita all’inizio della via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 281

La Villa romana di Pietra Papa

La Villa di Pietra Papa è una villa di età romana, sita sull’omonimo tratto del lungotevere a Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada (è al di sotto del piano stradale). È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma...

   

Testo n. 285

Il Santo Rosario

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 286

Il Casale San Paolo

Casale San Paolo è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1818, sito in via della Fanella, 41, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e risulta funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 287

Romanzo criminale

Non trascritto.

   

Testo n. 288

Le Ancelle della Carità

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 289

Le Idrovore di Ponte Galeria

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 290

La Basilica di Papa Giulio

La Basilica di Papa Giulio è un luogo di culto cristiano (ecclesia) del IV secolo, in seguito restaurato in forma di basilichetta, in uso fino all’VIII secolo.

L’ecclesia viene edificata da Papa Giulio (337-352) sopra le Catacombe di San Felice, al III miglio della Via Portuense-Campana. Non se ne conosce oggi l’esatta posizione, ma per...

   

Testo n. 292

La Banda della Magliana. Il potere del crimine

Non trascritto.

   

Testo n. 294

La Stazione di Ponte Galeria

La Stazione di Ponte Galeria è uno scalo ferroviario posto alla diramazione fra la Dorsale Tirrenica e la Linea per Fiumicino.

Entra in servizio il 6 maggio 1878, a servizio della diramazione a binario unico per Fiumicino, con il nome di Ponte Galera. Il vecchio nome è attestato fino all’ordine di servizio n. 110 del 1936. In questo periodo la stazione viene potenziata e trasformata in snodo per il traffico merci. Nel 1943, nel caseggiato ferrovieri, risiedeva Antonio D., prigioniero nel Lager di Ludwigsburg. Nel 1961 la stazione viene rimodernata, in concomitanza con il raddoppio dei binari della linea per Fiumicino. Oggi la stazione è a quattro binari ed è dotata di una galleria di sottopasso e biglietteria. L’offerta tipica è di un treno ogni 15 minuti sulla percorrenza urbana (FR1 Fara Sabina - Aeroporto)...

   

Testo n. 295

La Marrana di Papa Leone

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 296

La Via dei Martiri

La Via dei Martiri è un percorso memoriale, dedicato ai Martiri Portuensi e al gemellaggio tra il Municipio XI e la cittadina tedesca di Heinzell (Fulda).

Esso si compone di due monumenti terminali: il Mosaico del Gemellaggio (1982) posto in piazza Madonna di Pompei, e la Croce in acciao (1980), posta nell’area delle Catacombe di Generosa. Tra i due terminali si colloca una percorrenza memoriale, delimitata dalla Salita di San Rufo (per intero) e...

   

Testo n. 297

La Madonna di Pompei

La Madonna di Pompei (già Chiesa del Santo Rosario di Pompei fuori Porta Portuense) è un luogo di culto del Primo Novecento, dichiarato nel 2009 edificio di interesse storico-artistico nazionale.

Viene edificata nel 1908 e completata nel 1915 nell’ambito dell’urbanizzazione della Borgata Magliana. Nello stesso anno avviene la costituzione della parrocchia, con il decreto Quamdiu per Agri Romani. Dal 2008 la chiesa è dipendenza della nuova chiesa parrocchiale del Rosario, che ne continua il titolo e la devozione...

   

Testo n. 298

La Necropoli Portuense. Un contesto funerario nel Suburbio di Roma

Non trascritto.

   

Testo n. 299

Borghetto Santa Passera

Il Borghetto di Santa Passera è un insediamento spontaneo, sorto agli inizi del Novecento nella golena tra via della Magliana e il Tevere, a ridosso della chiesina di Santa Passera.

Durante il fascismo il Governatorato di Roma si occupa diffusamente delle condizioni miserevoli delle famiglie che vi dimoravano, con una serie di ispezioni e relazioni di visita. La sociologa Nicoletta Campanella ha rinvenuto una corrispondenza del 1929, tra il governatore Francesco Boncompagni...

   

Testo n. 301

L’Istituto della Divina Volontà

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 302

Il Casale di via Gavorrano

Il Casale Jacobini è un edificio rurale di fine Ottocento, sito in via Gavorrano, 18-42, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970735A, Banchini R. - cat. Peixoto J.R.).

   

Testo n. 304

La Gamma

In costruzione.

   

Testo n. 305

1909-2009. Il mio giro. La storia della competizione ciclistica narrata da due protagonisti

Non trascritto.

   

Testo n. 306

La Chiusa di Parco de’ Medici

La Chiusa di Parco de’ Medici è un’opera idraulica di età romana, sita nella località omonima alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda inventariale presso l’Ente).

   

Testo n. 307

Il Casale al 378 di via Casetta Mattei

Il Casale al 378 di via Casetta Mattei è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito nella via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale presso l’Ente).

   

Testo n. 308

Pagina in aggiornamento

Non trascritto.

   

Testo n. 309

I Bunker

I Bunker sono un sistema difensivo fortificato, costruito dagli Italiani intorno al 1943.

La struttura, il cui nome militare è Caposaldo di Ponte Galeria, proteggeva lo scalo ferroviario omonimo, l’incrocio stradale tra via della Magliana e la Portuense, e il passaggio sul Tevere. Si compone di 14 bunker, 3 postazioni anticarro, alcuni manufatti di varie funzioni, camminamenti, trincee e gallerie. I bunker sono in calcestruzzo, del tipo postazione circolare monoarma del diametro di 5 m, con doppia apertura per i cannoni 47/32 e le mitragliatrici. Le postazioni anticarro sono costituite da piazzole circolari in barbetta di uguale diametro. Il caposaldo era sotto la responsabilità dei Granatieri di Sardegna. Si presenta oggi perfettamente conservato perché non è stato mai interessato da operazioni belliche...

   

Testo n. 310

Radici e foglie. Immagini e parole raccontano Torpignattara, Certosa, Quadraro, quartieri di Roma

Non trascritto.

   

Testo n. 311

Le Catacombe di Generosa

Le Catacombe di Generosa sono una cava di tufo, divenuta un cimitero sotterraneo e un santuario cristiano, legato alla memoria dei Martiri Portuensi (303 d.C).

La galleria principale (Spelonca magna) conduce alla Tomba di Generosa, decorata con l’affresco del Buon Pastore, e di lì alla Tomba dei Martiri, con il grande affresco della Coronatio Martyrum, che raffigura i santi Simplicio, Faustino e Beatrice nell’atto di ricevere la corona del martirio. Iniziano da qui le gallerie cimiteriali vere e proprie, estese per 2600 mq con loculi in 3 o 4 ordini. Due diverticoli danno accesso al Cimitero degli Infanti e alla Camera etrusca. L’uso cimiteriale cessa nel 382, con l’edificazione in superficie della Basilica Damasiana e la trasformazione dell’area in...

   

Testo n. 316

Santi Aquila e Priscilla

Santi Aquila e Priscilla è una chiesa presbiteriale, sede dell’omonima parrocchia.

Negli Anni Settanta la parrocchia del Gesù Divin Lavoratore crea una cappella sussidiaria in via Antonino Lo Surdo, riattrezzando un locale commerciale. La cappella si costituisce in parrocchia nel 1971. Nel 1980 il Marchese Gerini dona i terreni per l’edificazione della chiesa attuale, in via Blaserna, su progetto architettonico dell’ingegner Breccia Fratadocchi. Si tratta di un moderno fabbricato in cemento armato, con aula ecclesiale a pianta circolare e un’innovativa ripartizione degli ambienti comunitari. Santi Aquila e Priscilla viene inaugurata nel 1992. Dal 1994 la parrocchia è anche sede cardinalizia. In ragione del territorio assai piccolo, Santi Aquila e Priscilla non ha chiese annesse, luoghi sussidiari di culto o comunità ecclesiali...

   

Testo n. 317

Il Divino Lavoratore

Gesù Divin Lavoratore è una chiesa presbiteriale, sede dell’omonima parrocchia.

La comunità ecclesiale si costituisce nel 1954 con il nome Cura d’anime ai Prata Papi, divenendo parrocchia nel 1955. In quell’anno inizia la costruzione della chiesa, su progetto di Raffaele Fagnoni. Fagnoni reinterpreta con un linguaggio architettonico moderno le strutture classiche del barocco centro-europeo: l’impianto è a pianta ellittica in setti di cemento armato, che sorreggono la cupola; la chiesa è preceduta da un campanile alto 44 metri. Completato nel 1960, il Divin Lavoratore diviene sede cardinalizia nel 1969. Nel 1971 il territorio si riduce, e viene ulteriormente modificato nel 1991. Della rete parrocchiale fanno parte la Casa delle Missionarie della dottrina cristiana, l’Istituto Migliavacca, la Croce Rossa Italiana e Casa Vittoria...

   

Testo n. 319

Il Ponte di ferro

Ponte di ferro è un attraversamento sul Tevere, composto di una coppia di ponti affiancati: il ponte carrabile in acciaio e ghisa, e il ponte ferroviario in muratura.

Il primo di essi, Ponte San Paolo (oggi Ponte dell’Industria), risale al 1863 su commessa di Pio IX e misura 131 × 7 m. Ha un impalcato in ghisa con elementi di acciaio, sotto il quale si aprono tre luci. La travata centrale è in origine apribile per il transito dei piroscafi diretti a Ripa Grande. Fino...

   

Testo n. 320

La Tomba dei Geni danzanti

La Tomba dei Geni danzanti è un piccolo sepolcro a camera, decorato a stucco con una trentina di figurette mitologiche diverse, tutte nell’atto di correre e danzare.

La volta è organizzata secondo un originale impianto geometrico, nel quale si inseriscono, in medaglioni circolari, le rappresentazioni di divinità minori: il genio alato, il satiro, la ninfa in nudità, la ninfa con le vesti mosse dal vento, i cupidini (putti alati) alla guida di una biga, i dioscuri al galoppo...

   

Testo n. 321

Roma.Paesaggi contemporanei. Atti del convegno 28-30 maggio 2008

Non trascritto.

   

Testo n. 322

Il Borghetto Portuense

Il Borghetto Portuense è un insediamento artigianale, composto di caseggiato principale affacciato su strada e vari corpi minori disposti intorno a una corte interna.

L’origine è ottocentesca. Vi si accede da Via Portuense, 723 (incrocio della Fanella), attraversando un arco bugnato che aveva in origine insegne nobiliari. Il caseggiato maggiore sulla destra si sviluppa su due piani contraffortati, con prospetti in laterizio e selce. Il piano superiore è l’unico ad uso storico abitativo. Il tetto a capanna è oggi crollato in più punti. Sulla sinistra si trova una piccola officina in laterizio/selce a doppia falda. In fondo alla corte vi è un magazzino con struttura simile. Tra questo e il corpo principale si trovano una serie di superfetazioni disordinate (scheda Belle Arti: Sacchi/599157, catalogo di Giampaoli e Fracasso).

   

Testo n. 323

Santa Silvia

Santa Silvia è una chiesa parrocchiale contemporanea, con pianta a croce latina a navata unica e travi in cemento armato a vista.

La parrocchia è istituita nel 1959 con decreto «Ubi primum serena» del cardinal Micara. I lavori per la nuova chiesa iniziano nel 1966 su progetto dell’architetto Francesco Fornari. La consacrazione è del 1968. La facciata è preceduta da un portico aperto sorretto da pilastri. Il presbiterio ospita l’altar maggiore quadrato. Di particolare pregio le due decorazioni opera della religiosa Sorella Agar. La grande vetrata della facciata (1991) ha per tema le parabole del giudizio finale e delle dieci vergini. Il mosaico dell’abside (m 18 x 3) è articolato in tre sezioni: Maria ai piedi della Croce; Santa Silvia e San Gregorio Magno; i quattro pontefici.

   

Testo n. 325

La Nuova Fiera di Roma

La Nuova Fiera di Roma è il quartiere espositivo di Roma, progettato dall’architetto Tommaso Valle e inaugurato nel 2006.

L’area espositiva si estende per 39 ettari, più altri 47 di parcheggi auto. La mobilità all’interno della Fiera è esclusivamente pedonale e si svolge lungo il viale meccanizzato, una strada a tapis-roulants lunga 1,3 km sopraelevata a 6 metri d’altezza, da cui si accede ai 13 padiglioni espositivi. La movimentazione merci avviene invece a livello del suolo. I padiglioni misurano 96, 120 o 144 m, × 72 × 16. Sono strutture prive di pilastri interni, realizzate con la giustapposizione in serie di archi ribassati con luce di 72 m. La cittadella fieristica si completa con un Centro direzionale in acciaio e cristallo e un Centro Convegni da 14 sale per complessivi 4000 posti...

   

Testo n. 326

La Casa di via dei Selvaforte

La Casa di via dei Selvaforte è un agglomerato di caseggiati rurali, contigui l’uno all’altro, al punto di costituire oggi un caseggiato unitario.

Si distingue un nucleo principale di quattro casali della campagna romana, uniti a gruppi di due, di matrice ottocentesca. Ad essi si sono via via aggiunte superfetazioni più recenti. Le Belle Arti hanno censito il gruppo di casali con un unico numero inventariale, il n. 599136 (cat. Fracasso-Giampaoli, resp. Sacchi G.). Poco distante, al civico 17 della vicina via dei Chiaramonti, le Belle Arti segnalavano un secondo caseggiato, dalle caratteristiche edilizie analoghe, censito con il numero 599132. Da una verifica in loco, e da segnalazioni di cittadini, questo secondo edificio risulterebbe tuttavia non più esistente da una quarantina d’anni...

   

Testo n. 329

Il Palazzetto di Innocenzo VIII

Il Palazzetto di Innocenzo VIII è un corpo di fabbrica rettilineo, a due piani, attribuito agli architetti Jacopo da Pietrasanta e Antonio Graziadeo Prada da Brescia.

L’edificio prende il nome dal committente, il pontefice Innocenzo VIII (1484-1492). In realtà Papa Innocenzo porta semplicemente a termine gli interventi edilizi intrapresi dal suo predecessore Sisto IV nel 1480. Al pianterreno la struttura si apre in un portico a tre archi con volte a crociera, chiuso su tre lati. Attiguo al pianterreno si trovava in origine un campaniletto, di cui rimane la rampa di scale che dà oggi accesso al primo piano. Al primo piano si trovano vani di diversa grandezza. Il palazzetto viene ampliato dal successore Giulio II, con l’aggiunta di due nuovi corpi di fabbrica a L, progettati dagli architetti Giuliano da Sangallo e Bramante...

   

Testo n. 330

Amarsi a Roma. Guida per cuori sbandati

Non trascritto.

   

Testo n. 331

La Chiesa dei Martiri Portuensi

I Martiri Portuensi (Chiesa parrocchiale di S. Maria del Rosario ai Martiri Portuensi della Fraternità Missionari di S. Carlo Borromeoè un luogo di culto di recente edificazione.

Non disponiamo di notizie storiche dettagliate su questo bene.

La proprietà è, per quanto noto, ecclesiastica. Non  disponiamo...

   

Testo n. 333

Vigna Consorti

Vigna Consorti è un borghetto agrario ottocentesco, residuo della vasta tenuta della famiglia Consorti, oggi appartenente alle Pie Discepole del Divin Maestro.

La consistenza attuale si limita ad una porzione di terreno agricolo in abbandono, l’omonimo viale fiancheggiato da pini che da via del Trullo risale verso la Portuense, e quattro piccoli caseggiati: la Casa, il Casaletto, il Rudere e l’Oratorio. La Casa (abitazione rurale) è il maggiore e meglio conservato dei quattro edifici, riconoscibile per il colore bianco degli intonaci. Il Casaletto è riconoscibile per il colore rosso dei vecchi intonaci a calce, e la posizione leggermente distaccata. Il Rudere è anch’esso un casaletto rurale, contraddistinto da vistosi caratteri di degrado. Infine l’Oratorio è un piccolo magazzino, oggi impiegato come piccolo luogo di ritrovo e di preghiera delle Pie Discepole.

 

Casa del Divin Maestro

 

La Casa di Vigna Consorti è il maggiore dei quattro edifici del complesso agrario dei Casaletti del Trullo, oggi annessi alla Congregazione ecclesiastica delle Pie Discepole del Divin Maestro.

Tra i quattro, è riconoscibile per il colore bianco, per la presenza di una grande palma e per le migliori condizioni di conservazione tra tutti gli edifici presenti. La Casa rurale al Divin Maestro è un edificio rurale di inizio Ottocento, sito in via Portuense, 739, al Trullo. Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e risulta funzionale; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970737A, Banchini R. - cat. Peixoto J.R.).

 

Casaletto di Vigna Consorti

 

Il Casaletto di Vigna Consorti è il primo di quattro edifici rurali che si incontrano risalendo il viale alberato di via del Trullo, in direzione di Casetta Mattei.

Si tratta di quattro casaletti assai simili fra di loro, inquadrabili stilisticamente come architettura rurale tradizionale dell’Agro Romano, ed identificati come “beni di interesse storico-monumentale”. Il nostro casale è riconoscibile per il colore rosso dei vecchi intonaci a calce, la posizione leggermente distaccata dagli agli altri tre, e la presenza tutt’intorno di un boschetto in condizioni di naturalità.

Risale ad inizio Ottocento e la destinazione d’uso storica era di abitazione rurale, verosimilmente di vignajuoli. Si sviluppa secondo la struttura tipica del casaletto, su un corpo di fabbrica unico a due piani su pianta rettangolare, con tetto a due falde dal manto di copertura a tegole, ancora oggi in posa. Le murature sono in laterizio, tufo e pietre. Nelle immediate vicinanze era posto un corpo edilizio di minori dimensioni oggi crollato (forse un magazzino).

Nel 2005 il casale è stato catalogato per le Belle Arti dall’architetto Jean Rosa Peixoto De Oliveira (repertorio n. 00970738). Il casale appartiene alla Congregazione ecclesiastica delle Pie Discepole del Divin Maestro.

Il Casaletto di Vigna Consorti è il primo di quattro edifici rurali che si incontrano risalendo il viale alberato di via del Trullo, in direzione di Casetta Mattei. Si tratta di quattro casaletti assai simili fra di loro, inquadrabili stilisticamente come architettura rurale tradizionale dell’Agro Romano, ed identificati come « beni di interesse storico-monumentale ». Il nostro casale è riconoscibile per il colore rosso dei vecchi intonaci a calce, la posizione leggermente distaccata dagli agli altri tre, e la presenza tutt’intorno di un boschetto in condizioni di naturalità.

Risale ad inizio Ottocento e la destinazione d’uso storica era di abitazione rurale, verosimilmente di vignajuoli. Si sviluppa secondo la struttura tipica del casaletto, su un corpo di fabbrica unico a due piani su pianta rettangolare, con tetto a due falde dal manto di copertura a tegole, ancora oggi in posa. Le murature sono in laterizio, tufo e pietre. Nelle immediate vicinanze era posto un corpo edilizio di minori dimensioni oggi crollato (forse un magazzino).

Nel 2005 il casale è stato catalogato per le Belle Arti dall’architetto Jean Rosa Peixoto De Oliveira (repertorio n. 00970738). Il casale appartiene alla Congregazione ecclesiastica delle Pie Discepole del Divin Maestro.

 

Rudere di Vigna Consorti

 

Il Rudere di Vigna Consorti è un casaletto rurale, facente originariamente parte del complesso agrario dei Casaletti del Trullo. Tra gli edifici del complesso è quello che presenta maggiori elementi di degrado.

E’ segnalata la presenza di un vicino annesso agricolo (Magazzino al Divin Maestro), studiato dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970740A, Banchini R. - cat. Peixoto J.R.).

 

Oratorio del Divin Maestro

 

L’Oratorio del Divin Maestro è uno dei quattro casali superstiti della Vigna Consorti, oggi impiegato come luogo di ritrovo e di preghiera delle Pie Discepole del Divin Maestro.

L’impiego storico è invece quello di piccolo ricovero agricolo o magazzino. Il fabbricato è costituito da un doppio corpo con copertura a doppia falda, ad unico piano. È distinguibile, tra i casali di Vigna Consorti per il colore rosso degli intonaci esterni. L’accesso moderno è dal civico 739 della Via Portuense (dal Centro religioso delle Pie Discepole) o da vicolo Clementi. L’ingresso storico era invece dal viale di Vigna Consorti, presso l’attuale via del Trullo. L’Oratorio è stato studiato dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma con la scheda inventariale n. 970739 (, Banchini R. - cat. Peixoto J.R.).

   

Testo n. 334

La salamandrina dagli occhiali. Riserva naturale dell'Insugherata

Non trascritto.

   

Testo n. 335

I Caduti di Prati dei Papa

Il Memoriale ai Caduti di Pietra Papa è un monumento a ricordo della strage brigatista del 14 febbraio 1987, in cui morirono gli agenti Lanari e Scravaglieri.

Il 14 febbraio 1987 la volante n. 43 della Polizia di Stato scorta un furgone portavalori delle Poste Italiane. Dopo il rifornimento all’ufficio di via Sereni un comando BR blocca il convoglio e apre il fuoco - uccidendo il capopattuglia Rolando Lanari (26 anni), l’autista Giuseppe Scravaglieri (23) e riducendo in fin di vita il gregario Pasquale Parente (29) -, riportando un bottino di 1.150.000.000 di lire. A distanza di tre mesi gli agenti sono insigniti con la medaglia d’oro al Valor civile. Nel decennale viene edificato il monumento, composto di una piazzola aperta in un terrapieno. La lapide monitrice recita: «In questo luogo due agenti PS sono stati uccisi con fredda ferocia, mentre adempivano al loro dovere»...

   

Testo n. 337

Il Teatro Arvalia

Il Teatro Arvalia (Teatro del Municipio XV) è un teatro di epoca contemporanea.

Non disponiamo di notizie storiche dettagliate su questo bene. Non  disponiamo di notizie architettoniche/funzionali più dettagliate. Si trova Via Quirino Majorana, snc. È in collocazione interna; l'accesso agli spettacoli è a pagamento (si organizzano spesso rappresentazioni gratuite, pubblicizzate sul sito internet del Municipio).

   

Testo n. 339

Parco regionale urbano del Pineto. La flora tintoria

Non trascritto.

   

Testo n. 340

Il Consorzio Agrario

Il Deposito di grano del Consorzio Agrario di Roma - edificato nel 1935 su progetto di Tullio Passarelli, tra le attuali via Pietro Blaserna e via Enrico Fermi - aveva il suo accesso originario lungo l’antico percorso di via di Pietra Papa, a breve distanza dalla sponda del Tevere, immediatamente a sud dei Depositi di petrolio SIAP (Società Italo-Americana Petroli).

La gigantesca mole, entrata nell’immaginario dei Romani...

   

Testo n. 341

La Villa romana del Torcularium

La Villa del torcularium è un edificio romano di epoca repubblicana, così chiamata per la presenza di una vasca, identificata come un probabile torcularium, cioè un impianto per la pigiatura dell’uva.

L’edificio risale alla fine del II sec. a.C. e consiste in due ambienti in opus incertum (A e B), più un terzo ambiente scavato parzialmente (C), dal quale è affiorata una canaletta in opus spicatum. Nell’ambiente A, salendo due...

   

Testo n. 342

La Villa delle Suore Eucaristiche

La Congregazione delle Suore Eucaristiche è un convento visibile già dal catasto del 1807, sito in via della Casetta Mattei, 12, nelle adiacenze via degli Adimari, al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e risulta funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599148A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 343

LIBERO

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 344

I molluschi delle Secche di Torpaterno. Area Marina Protetta Secche di Tor Paterno

Non trascritto.

   

Testo n. 345

L’Istituto La Salle

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 346

La Tomba dei Campi Elisi

La Tomba dei Campi Elisi è un sepolcro del II sec. d.C., le cui pareti affrescate raffigurano le beatitudini dei giusti nel paradiso pagano.

La tomba viene realizzata da due genitori colpiti dalla prematura perdita dei due figli. I giovani compaiono raffigurati con fedele realismo in medaglioni all’interno di tabernacoli, e vengono evocati più volte nelle scene pittoriche: il passaggio del fiume Lete e le quattro scene dei giochi beati (il plaustrum, gli astragali, la moscacieca, il trigon); i genitori compaiono nella scena di mestizia e nel banchetto dei giusti. Completano gli affreschi la coppia di pavoni, la coppia di caproni, le quattro stagioni. La tomba è scavata nel tufo e presenta 26 nicchie, sei fosse e due sarcofagi. È stata scoperta nel 1951. È stata intagliata e trasportata al Museo Nazionale Romano...

   

Testo n. 347

La Mira Lanza (Terzo lotto)

Il termine Lotti del 1947 identifica i modesti interventi di ricostruzione avvenuti alla fabbrica Mira Lanza dopo i bombardamenti del 1945.

Le bombe investono fortunatamente solo corpi di fabbrica già vetusti e risparmiano la linea di produzione (Caldaie, Saponificio, Magazzini). Tuttavia gli interventi successivi si limitano alla rimozione delle macerie e alla riedificazione di una palazzina ad uso uffici: la direzione ritiene infatti obsoleta la linea produttiva romana e stima troppo costosi gli interventi di ammodernamento (passando dalla lavorazione dello scarto animale al prodotto chimico). La produzione cessa nel 1952 e la fabbrica chiude nel 1955. Rimangono aperti fino agli Anni Settanta alcuni magazzini, gli uffici dei rappresentanti di vendita e quelli per la consegna dei celebri premi della Raccolta punti...

   

Testo n. 348

La Cappella di San Giovanni Battista

La Cappella di San Giovanni è un oratorio medievale, riedificato dal Bramante nel XVI sec. come cappellina privata del Papa nel Castello della Magliana.

La chiesina rurale dedicata a S. Giovanni Battista è attestata a ridosso dell’Anno Mille, nella Tenuta di Santa Cecilia alla Magliana. Vi sorgono accanto alcune costruzioni, trasformate dal XV sec. in villa papale. Il restauro della chiesina è commissionato dal cardinale Francesco Alidosi durante le opere di fortificazione della villa di fine Quattrocento. Il Bramante esegue la sistemazione definitiva. Discepoli di Raffaello realizzano nell’abside l’Eterno Padre benedicente (dal 1873 al Museo del Louvre), mentre autori minori dipingono il Martirio di Santa Cecilia e le due scene dell’Annunciazione e della Visitazione. La cappellina appartiene dal 1957 all’Ordine di Malta...

   

Testo n. 349

Il Colombario Portuense

Il Colombario Portuense è una grande camera sepolcrale ad uso collettivo, in uso tra fine I sec. d.C. - inizio II e primi decenni del III sec.

È il quarto tra gli ambienti del Drugstore, chiamato anche Tomba D. È di forma rettangolare (stretta e lunga), con tre lati intagliati nel tufo. La tomba è stata danneggiata dall’edificazione dell’edificio sovrastante e dal passaggio di una conduttura fognaria: si conserva integra la parete d’ingresso in muratura, con la facciata interna organizzata a columbarium, con nicchiette per le urne cinerarie disposte in file ordinate. Successivamente vi vengono ricavati loculi per l’inumazione e banconi per i sarcofagi (due di essi si trovano oggi al Museo Nazionale Romano). Esternamente è stato individuato un focolare (con resti di ossa animali e frammenti ceramici) per i banchetti in onore dei defunti...

   

Testo n. 350

La Tomba della Vaschetta

La Tomba della Vaschetta è un ambiente funerario di piccole dimensioni, in opus reticulatum e blocchetti, sul cui pavimento è intagliata una vasca rettangolare.

Si tratta della quinta tomba del Drugstore in ordine di scoperta (Tomba E). La sua edificazione risale alla fine del I sec. d.C. La struttura muraria è parte in laterizi di tufo, parte in opus reticulatum. La presenza di vistosi interventi di rifacimento nei muri lascia supporre un utilizzo prolungato nel tempo. Nell’ambiente si accede da una piccola scala di tufo. Internamente non presenta né intonaci né decorazioni. Gli archeologi non vi hanno rinvenuto né resti umani né corredi funerari. L’ambiente ha quindi importanza assai modesta e la sua specificità risiede nella presenza di una vasca rettangolare, intagliata nel tufo ad una profondità di circa 40 cm. La sua funzione non è nota...

   

Testo n. 351

Le Serve dei Poveri

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 352

Il Sacro Cuore

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 353

Fratel Policarpo

Il Fratel Policarpo è un istituto di vita religiosa associata, con all’interno una cappella per il culto.

Si costituisce l’11 febbraio 1995, nell’ambito dell’ANSPI (Associazione nazionale San Paolo), che promuove la formazione di circoli giovanili e oratorî. Presenta impianti sportivi per la danza, ginnastica e nuoto e un centro polifunzionale. Prende il nome dal religioso francese Frère Polycarpe (1801-1858). Nato da umili origini, diviene maestro elementare ed entra nella Société du Sacré Coeur de Jésus, occupandosi del noviziato e dell’amministrazione, fino a divenirne superiore generale. Nel 1846 riscrive la regola dell’ordine religioso, ispirandosi alle costituzioni dei Gesuiti e dei Fratelli delle Scuole cristiane. Seppur malato, Policarpo conduce uno stile di vita austero, utilizzando persino il cilicio...

   

Testo n. 354

Le Sorelle dell’Immacolata

Le Sorelle dell’Immacolata (Studentato delle Sorelle dell’Immacolata) è un istituto religioso di epoca contemporanea.

Non disponiamo di notizie storiche dettagliate su questo bene.

La proprietà è, per quanto noto, ecclesiastica. Non  disponiamo...

   

Testo n. 355

Il Rio Galeria

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 356

Mater Divinae Gratiae

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 357

Il Cristo Re

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 358

Villa San Vincenzo

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 359

Vicus Alexandri

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 360

San Paolo della Croce

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 361

L’Istituto dei Paolini

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 362

Le Figlie del Crocifisso

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 363

L’Autoparco della Croce Rossa

L’Autoparco della Croce Rossa è una fabbrica dismessa, edificata nel 1924. Si trova in via Pacinotti, 18, nella zona di Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è di ente; è funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma...

   

Testo n. 364

San Francesco Saverio

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 365

I Cavalieri di Malta

In costruzione.

   

Testo n. 366

Il Casale delle Suore Eucaristiche

Il Casale delle Suore Eucaristiche è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via Badoer al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è di ente ecclesiasico e risulta funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599149A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 367

Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 368

Santa Maria a Ponte Galeria

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 369

Casal Paolucci

Casal Paolucci è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via del Fosso della Torretta alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700726A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 370

Il Borghetto Belvedere

Il Casale Maccaferri VIII è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1819, sito in via Fulda, 87, alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700734A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 371

L’Opera Don Guanella

L’Opera Don Guanella è la casa generalizia dell’istituto religioso dei Servi della Carità, fondato da San Luigi Guanella.

Don Guanella (1842-1915) si dedica dal 1886 a Como all’assistenza ai bisognosi, costituendo nel 1908 una comunità maschile di vita consacrata. Riceve nel 1912 la lode pontificia e nel 1935 la formale approvazione da parte della Santa Sede. Don Guanella viene beatificato nel 1964 e canonizzato nel 2011. La Casa generalizia si trova in vicolo Clementi, 41, in un moderno stabile costituito da un’unica stecca, da cui si protende, nel lato opposto alla facciata, il corpo di fabbrica della cappella, anch’essa intitolata al fondatore Don Guanella (accesso libero, dal civico 45). L’Opera ha 76 case sparse in tutto il mondo e si dedica alle attività di misericordia in favore soprattutto di disabili mentali, anziani e fanciulli.

   

Testo n. 372

La Cappella dei Concezionisti

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 373

Villa Sandra

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 374

Forte Portuese. Potenzialità urbane

Non trascritto.

   

Testo n. 375

Il Casale al 54 di vicolo del Conte

Il Casale al 54 di vicolo del Conte è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1807, sito nella via omonima al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599131A, Sacchi G. - cat. Fracasso-Giampaoli).

   

Testo n. 376

LIBERO

La Cappella Don Guanella (Cappella dell’Opera Don Guanella) è una chiesa di epoca contemporanea. Fa parte del Complesso religioso dell’Opera Don Guanella.

Non si dispone di notizie storiche più precise.

La proprietà è, per quanto noto, ecclesiastica. Non  disponiamo...

   

Testo n. 379

Il Casale al 747

Il Casale al 747 di via Portuense è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito nella via omonima al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00599158A...

   

Testo n. 380

San Girolamo

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 381

Il Castelletto

Il Castelletto (Villa Ceccarelli) è una dimora signorile dell’Ottocento, sita in via Portuense, 791, al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700713A...

   

Testo n. 382

Il Ricovero degli Israeliti

In costruzione.

   

Testo n. 385

LIBERO

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 386

Le Turchine

Le Turchine (Monastero di clausura dell’Ordine della Santissima Annunziata) è un convento di epoca risorgimentale-unitaria.

Non si dispone di notizie storiche più precise.

La proprietà è, per quanto noto, di ente ecclesiastico. Non  disponiamo di notizie architettoniche/funzionali più dettagliate...

   

Testo n. 387

Il Teatro India

Il Teatro India è una fabbrica dismessa del Primo novecento, sita sul lungotevere dei Papareschi a Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00970903A, Banchini R. - cat. Isgrò S.).

   

Testo n. 388

Casal Critelli

In costruzione.

   

Testo n. 389

La Torre di Rogers

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 390

Il Fosso della Magliana

In costruzione.

   

Testo n. 392

Il Collegio dei Maroniti

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 394

Atlante dei beni culturali delle aree naturali protette di Roma Natura

...

   

Testo n. 395

Villa Giuseppina

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 396

Il Casale dell’Apostolato

Il Casale dell’Apostolato è un edificio rurale verosimilmente dell’Ottocento, sito in via dei Buonvisi al Corviale.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale...

   

Testo n. 397

Fortunalia. Traduzione di Antonello Anappo con testo latino a fronte

Non trascritto.

   

Testo n. 398

La Casa all’809

La Casa all’809 di via Portuense è un edificio rurale dell’Ottocento, sito nella via omonima al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700715A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 399

Tra utopie e realtà. Corviale. Libro + DVD

Non trascritto.

   

Testo n. 400

Villa Giuseppina. Cento anni. Una lunga esperienza d'amore

...

   

Testo n. 401

La Necropoli di Vigna Pia

La Necropoli di Vigna Pia è un complesso funerario, composto di: tomba collettiva (Colombario di Vigna Pia), tomba familiare (~ di Atilia Romana) e una parte interrata.

Il settore collettivo si compone di più ambienti organizzati a Colombario, con file ordinate di nicchiette e qualche sepoltura intagliata nel pavimento (a mosaico o in opus spicatum) o in arcosoli. Vi è una cucina funeraria per i banchetti in onore dei defunti. Le decorazioni raffigurano rose, volatili e cavalli marini. La tomba familiare è dedicata ad Atilia Romana, defunta moglie di...

   

Testo n. 402

Il Casale all’813

Il Casale all’813 di via Portuense è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1819, sito nella via omonima al Trullo.

Per quanto noto, la proprietà è privata e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700717A, Sacchi G....

   

Testo n. 404

Il Balneum

Il Balneum è un impianto termale di piccole dimensioni (lato maggiore 35 m, superficie 600 mq), situato nel Lucus degli Arvali.

Sorge lungo l’antica Via Campana, a 150 m dal Tempio di Dia, non distante dagli altri edifici non archeologicamente noti del Tetrastylum, Cæsareum e Tempio di Fortuna. Si componeva di locali a differente temperatura (frigidarium, tepidarium e calidarium), laconicum (sauna), destrictarium (spogliatoio), spazi conviviali e latrina. Vi sono 6 piscine dai mosaici policromi o in tessere bianche e nere, con motivi marini e vegetali. Il Balneum è stato costruito nel 222 d.C. e ha continuato a vivere, come casale rustico, fino all’Alto Medioevo. Ad inizio Ottocento, sulle rovine del Balneum, è stata edificata la Casa Agolini. Le campagne di scavo risalgono al 1975...

   

Testo n. 405

Parco dell'Arte e dell'Architettura, Corviale. Progetto del Paesaggio. Appunti di lavoro. Presentazione della Fondazione Volume (vari elementi)

Non trascritto.

   

Testo n. 406

Solenne intronizzazione della statua di Nostra Sigora di Valme e benedizione del nuovo tabernacolo e della vetrata artistica

Non trascritto.

   

Testo n. 407

La Stazione Magliana

La Stazione di Magliana è una fermata ferroviaria lungo la Dorsale Tirrenica.

Entra in servizio il 16 aprile 1859, giorno dell’inaugurazione della tratta Roma-Civitavecchia. Non essendo allora ancora pronto il capolinea di Porta Portese, viene svolta qui, in forme solenni, la benedizione dell’intera linea ferroviaria, alla presenza delle autorità cittadine. Il 17 aprile 1921 si verifica in stazione un disastroso incidente, nel quale perdono la vita 30 persone e oltre 100 rimangono ferite. Dal 10 novembre 2002 la stazione è declassata a fermata impresenziata (priva cioè di personale e di biglietteria). La stazione è dotata di una galleria di sottopasso. L’offerta tipica è di un treno ogni 15 minuti sulla percorrenza urbana FR1. È servita dalle linee bus passanti 128, 228, 719 e il notturno14...

   

Testo n. 408

La Greentower

La Greentower (o Torre della Muratella) è un grattacielo, attualmente in stato di progetto, dello studio di architettura di Jean Marc Schivò.

Il progettista italo-francese - già autore a Hong Kong della Da Vinci Tower (398 m) e a Roma degli studi per la Casa della fotografia e il Museo dell’Ippica - ha concepito la Greentower (30 piani, 130 m di altezza) ispirandosi alle idee di sviluppo sostenibile, bioclima e risparmio energetico. Gli elementi strutturali della torre dialogano con quelli di rivestimento (cristalli, materiali di bioedilizia e pannelli fotovoltaici), adattandosi alle...

   

Testo n. 409

La Struttura in opera poligonale

La Struttura difensiva di via di Ponte Galeria è un’opera difensiva di età repubblicana, sita nella via omonima a Ponte Galeria.

Per quanto noto, la proprietà è privata e di interesse archeologico; non è visitabile, non è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma (scheda...

   

Testo n. 410

Osservatorio nomade. Immaginare Corviale. Pratiche ed estetiche per la città contemporanea

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 411

La Basilica Damasiana

L’Oratorio Damasiano è una basilica cristiana a tre navate, che sorge ad corpus sopra la tomba dei martiri Simplicio, Faustino, Beatrice e Rufiniano.

Viene edificato ad opera di Papa Damaso nel 382, nel Lucus degli Arvali (dopo la revoca dell’immunitas per i santuari pagani) ed abbandonato tre secoli dopo, nel 682. Viene riscoperto nel 1868 da Wilhelm Henzen, mentre Giovanni Battista De Rossi effettua i primi scavi archeologici. De Rossi indaga abside e presbiterio, scopre gli epitaffi di Elio Olimpio, Flavio Verissimo ed Aurelio Eutichio e individua il fregio marmoreo con l’epigrafe dedicatoria, grazie al quale l’intero complesso di Generosa, di cui si era persa la memoria, viene interpretato. Nel 1980 Philippe Pergola continua gli scavi: individua il portico d’ingresso e determina la superficie dell’Oratorio Damasiano in 300 mq circa...

   

Testo n. 414

L’ONMI

L’Asilo nido Fantasia (ex ONMI - Opera Nazionale Maternità e Infanzia) è un edificio scolastico edificato nel 1939, sito in via Volpato, 20, a Marconi.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e funzionale; è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Sovrintendenza comunale ai Beni Culturali...

   

Testo n. 415

La Città dei Ragazzi

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 418

Il Casale Pino Lecce

Il Casale Pino Lecce è un edificio rurale visibile già dal catasto del 1807, sito nella via omonima alla Magliana vecchia.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e presenta elementi di degrado (restauri in corso); non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio di Roma (scheda inventariale 00700746A, Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

   

Testo n. 419

Casa Vittoria

Casa Vittoria (già Società anonima Oliere, o Mendicicomio o Casa dei Vecchi) è una fabbrica dismessa, edificata nel 1895-1927, sita in via Portuense, 220, angolo via Q. Majorana al Portuense.

Per quanto noto, la proprietà è pubblica e funzionale; non è visitabile, è visibile da strada. È stata studiata dalla...

   

Testo n. 420

La Mira Lanza

Con il termine Stabilimenti Mira, o Lotti del 18, si intendono le costruzioni realizzate tra il 1918 e il 1921 nel complesso industriale Mira Lanza.

Nel 1917 la società Mira rileva i fabbricati della Colle e concimi e i terreni circostanti, con lo scopo di impiantarvi un moderno saponificio. Il progettista ingegner...

   

Testo n. 421

La Casa di via dei Chiaramonti

Testo non digitalizzato.

   

Testo n. 422

L’Acqua Pino Lecce

L’Acqua Pino Lecce è un fontanile del Primo Novecento, oggi in abbandono.

Si compone di un vascone allungato, recante il mascherone di un leone e l’epigrafe «Acqua Pino Lecce». Si trova in via della Magliana, 611, alle spalle della Stazione ferroviaria, nel punto di biforcazione tra vicolo dell’Imbarco e il ramo morto di via della Magliana. Il fontanile nasce come opera di miglioria per la nascente Borgata Magliana, dono della famiglia Pino Lecce, in un punto allora densamente popolato. La fontana è oggi di proprietà comunale e, priva ormai di acqua, versa in stato di forte degrado. Un progetto, della Sovraintendenza Capitolina, ne propone il recupero architettonico, il riallaccio alla rete idrica e la valorizzazione in una nuova piazza urbana.

   

Testo n. 423

Il Sacrificio di Giuseppe Testa. Medaglia d'Oro al valore militare della Resistenza. Morrea 1943-1944. Dramma in cinque atti

Non trascritto.

   

Testo n. 424

Le Officine SARA

La SARA è una fabbrica di guerra, legata all’invenzione della prima macchina reflex italiana.

La fabbrica consiste in semplici capannoni con volte ad arco ribassato, dove si producono dal 1939 filatoi e telai per pellicola fotografica, macchine aerofotometriche SARA-Nistri e dispositivi di puntamento per carri armati e aerei. Nel 1946 diventa amministratore Telemaco Corsi, intorno al quale si riunisce un team di inventori noti come i Ragazzi di Monte delle Capre. Ad essi si deve - mentre la SARA lavora senza sosta alla riconversione dei residuati bellici in veicoli civili - il prototipo di macchina fotografica a riflessione, in grado di correggere l’inversione sopra-sotto e destra-sinistra delle macchine tradizionali. Il successo del prototipo alla Campionaria del 1948 determina la ristrutturazione della SARA e l’avvio dell’esperienza produttiva in serie Rectaflex...

   

Testo n. 426

Parchi metropolitani

Non trascritto.

   

Testo n. 427

La Rectaflex

La Rectaflex è una palazzina del 1949, sede della breve esperienza produttiva delle macchine fotografiche Rectaflex.

La compagine societaria si costituisce sul finire del 1946 - con amministratore Telemaco Corsi e stabilimenti provvisori nelle Officine SARA -, con lo scopo di produrre, partendo da brevetti dello stesso Corsi, la prima fotocamera italiana di tipo reflex, nei modelli Standard, 1000 e 2000. Nel 1948 un finanziamento della CISA di 300.000.000 di lire permette la costruzione della nuova palazzina di 4 piani, strutturata secondo i principi di Walter Gropius, con piani open-space e finestre a parete rivolte ad est.

Nella palazzina trovano posto 6 reparti (Fresatura; Tornitura; Montaggio; Accessori; Collaudo semilavorati; Collaudo finale), oltre all’attrezzeria, i servizi e la mensa. Nelle vecchie strutture SARA vengono alloggiati i 2 reparti meno puliti (Galvanica e Verniciatura) e i magazzini. La Direzione e gli uffici dei disegnatori rimangono nella palazzina centrale della SARA. La produzione in serie inizia nel gennaio 1949. Si produrranno i modelli 3000, 4000 Duo-focus, Junior (classe economica), 16.000, Rotor (a obiettivi graduabili), 25.000, 30.000 e vasi modelli Special. Per testare la Gold (la reflex d’oro) verrà in visita, nel 1952, Papa Pio XII.

In quel periodo la rivalità fra l’amministratore Corsi e il responsabile commerciale Baume segna una fase di crisi societaria, seguita dal fallimento dell’accordo con il Governo americano per la fornitura di 30.000 apparecchi fotografici e dalla successiva messa in liquidazione della fabbrica (1955). I nuovi proprietari, gli svizzeri della Contina, trasferiscono la produzione nel Principato del Liechtenstein: il modello 40.000, tuttavia, non vedrà mai la luce. Lo stabilimento romano, dopo una fase di abbadono, diventa negli anni Settanta Istituto tecnico Marconi ed è oggi sede del Centro polivalente di quartiere e della Biblioteca.

 
 

Dopo la Campionaria del 1948 si tiene una seduta straordinaria del Consiglio di amministrazione della Cisa Viscosa, in cui si decide l’avvio della produzione in serie e un investimento da capogiro - si dice di 300 milioni di lire - per la costruzione della nuova fabbrica Rectaflex, ampliando il preesistente Stabilimento Sara. Viene formalmente costituita la Rectaflex Srl, e nell’autunno 1948 viene posata la prima pietra di una palazzina di 4 piani, dagli ambienti luminosi e aperti, alla maniera di Walter Gropius. Degli aspetti propriamente architettonici della fabbrica avremo modo comunque di parlare diffusamente nel paragrafo dedicato.

Nel cantiere intanto arrivano i torni, le fresatrici, le presse, i pantografi, e tutte le altre attrezzature maccaniche necessarie. Il grosso delle assunzioni avviene nell’autunno 1948. Le maestranze vengono addestrate da tre capomontatori - Frajegari, Judicone e Assenza - e tra il personale vi sono numerose donne, impiegate nelle funzioni più minute. Le prime Rectaflex, prodotte ancora negli Stabilimenti Sara, vanno tutte all’estero. Il primo distributore è la Director Products Co. di New York. Si aggiunge poco dopo la Exclusivités Télos di Parigi, di Henry Tieman, per la Francia. Varie intese commerciali portano inoltre la Rectaflex in Svizzera, Sudamerica, Australia e Sudafrica. Il Progresso fotografico, con i suoi redazionali, dà conto puntuale della biografia ufficiale Rectaflex. Nel numero dell’ottobre 1948 scrive: «La Rectaflex è in vendita solo all’estero per il momento, e in Italia son pochi i fortunati che sono già in possesso della macchina». Si tratta di una politica commerciale abbastanza bizzarra, perché la Rectaflex faticherà in seguito non poco ad affermarsi in Italia. Ma, ricorda i detto, in pchi sono profeti in patria.

È questo per Corsi forse il periodo migliore della sua vita: respira aria di fabbrica notte e giorno, senza mai rinunciare a sperimentare personalmente, perfezionare, inseguire gli standard tecnici della Leitz o della Zeiss, che considera l’ideale di perfezione da raggiungere e superare. Corsi impone ogni giorno variazioni tecniche e modifiche, che rallentano la produzione e fanno crescere notevolmente i costi di produzione: sa giustificarli alla Proprietà Cisa Viscosa, consapevole di avere tra le mani un prodotto fuori dall’ordinario. Corsi segue personalmente il servizio di Dopovendita: studia ciascuna macchina che torna in fabbrica, per studiarne le debolezze. Le rectaflex a dire il vero sono delicatissime, e si rompono con facilità. Corsi è estremamente severo, e se una macchina non supera il collaudo finale viene sostituita con una macchina nuova. Il Dopovendita costituisce da subito un serio problema, perché la previsione iniziale che le riparazioni sugli apparecchi possano essere effettuate da fotoriparatori locali, si rivela non corretta, per la complessità e la diversità di costruzione della Rectaflex rispetto alle macchine tradizionali.

Con l’inverno si avvia la produzione seriale vera e propria, e si abbandona la produzione semiartigianale della Standard 947, Al suo posto si inaugura un nuovo modello, Serie 1000, il cui nome deriva dal numero di matricola, che parte dal numero 1001. Esteriormente la 1000 mantiene il design di Giò Ponti per la Standard 947. Il gruppo del corpo, ricavato in pressofusione di alluminio anodizzato, è composto di quattro parti: il corpo macchina, il castello (che contiene prisma e specchio), il piano frontale (con l’imboccatura dell’ottica) ed il dorso. Le ottiche sono intercambiabili, ed è persino possibile montare il flash Vacu-blitz a bulbi ad incandescenza. Il meccanismo che controlla i tempi lenti è in una versione migliorata.

La nuova fabbrica intanto viene tirata su a tempo di record. Nel gennaio 1949 il sindaco, Salvatore Rebecchini, è presente all’inaugurazione. Immancabile, il giornalista del Progresso fotografico segue tutto in prima fila e racconta: «La cerimonia fu semplice e rapida e si concluse con un discorso del Sindaco». Sono gli anni della ripresa economica, del boom. Nel suo discorso il primo cittadino rievoca la trasformazione della borgata Trullo, da zona acquitrinosa a distretto industriale d’eccellenza, che porta con sé case e benessere.

«Ma io petulante - scrive il giornalista - chiesi di poter visitare lo stabilimento con più tranquillità. Quando mi venne mostrato il castello della Rectaflex, io non ebbi bisogno di spiegazioni per sapere che questa è l’ultimo grido delle pressofusioni, e la più esatta. Così entrando nel salone delle macchine utensili ebbi un grido di ammirazione, scorgendone oltre centoventi. Come si fa a non costruire bene i duecento pezzi che compongono la Rectaflex con quella attrezzatura? Sarebbe più difficile costruirli male che bene! E i controlli? non finiscono più. Ogni pezzo viene controllato con implacabile pignoleria durante il montaggio, tanto che i controlli finali, che sono i più severi, diventano forse inutili. Quindi, la Rectaflex costruisce in serie circa cinquanta macchine al giorno, occupando quattrocento persone, ma il controllo è singolo, accurato, esasperante per ogni apparecchio. Organizziamo tutta la nostra industria con simili metodi e i nostri prodotti non temeranno confronti». Il giornalista esagera probabilmente nei numeri, ma l’atmosfera di entusiastica fiducia nel futuro è reale.

 
 

Si avvia intanto la produzione in serie di un nuovo modello, la Duemila. La nuova macchina non nasce da una programmazione industriale ma, per così dire, da un incidente di percorso.

Succede che i modelli 1000 manifestano dei problemi meccanici, e una a una le macchine vengono rispedite ai rivenditori, e di lì tornano al Trullo per l’assistenza. I rivenditori lamentano mancanze nelle tendine e nei leveraggi del ritardatore: in pratica nei tempi di posa lunghi, dal 1/10 di  secondo in poi, la Rectaflex non va. Dopo le prime verifiche Corsi individua la causa: i corpi di alluminio pressofuso prodotti dalla Fonderia Romana di Porta Portese sono soggetti a dilatazione termica: al variare della temperatura i componenti interni o sono compressi o ballano. Corsi adotta una decisione che gli fa onore: richiama in fabbrica tutte le macchine vendute, e ritira dai negozi le altre 1000 pronte sugli scaffali. L’avvocato non è disposto ad accettare che la sua macchina possa essere definita imperfetta. Fa eseguire delle rettifiche manuali a colpi di fresatrice, eliminando le tolleranze o interponendo lamelle di ottone. Il processo è lungo e costoso, senza contare che la Fonderia Romana ha già realizzato altre 2000 fusioni che giacciono abbandonate in magazzino. Prende così un’altra decisione coraggiosa: rimanda indietro alla fonderia i corpi in alluminio, e chiede di rifonderli di nuovo, a spese della Rectaflex, con un nuovo stampo che risolve il problema. Per distinguere vecchi stampi dai nuovi, si decide di dare alla macchina una forma diversa, con numeri di matricola dal 2128 in poi. Nasce così il nuovo modello Duemila.

Ma Corsi è inquieto. Intuisce che se gli incidenti non si trasformano in opportunità la Rectaflex non diventerà mai la macchina perfetta che vuole produrre. Decide così che il nuovo stampo dovrà anche far posto alle migliorie sperimentali elaborate nel frattempo, accogliendo all’interno il nuovo pentaprisma. Ideato da Corsi e Picchioni, il nuovo pentaprisma ha la seconda faccia a superficie convessa e una lente ingrandente incollata sull’ultima faccia. Il risultato è che sull’oculare si vede un’immagine più grande e luminosa. L’invenzione, portata all’Ufficio Brevetti nel febbraio 1949, si chiama Perfezionamenti nei dispositivi per la messa a fuoco e l’inquadratura. Nello stesso anno Corsi e Picchioni chiedono altri due brevetti: uno sul sistema di otturazione, con due tendine ad apertura fissa; un altro sul ritardatore dei tempi lenti, montato su platine anodizzate con oro 22 carati e rubini.

Intanto arriva puntuale la Campionaria di Milano, edizione XXVII, aprile 1949, in cui la Rectaflex espone la Duemila. La novità fieristica dell’anno è il ritorno sul mercato dei produttori tedeschi, anche loro sull’onda lunga del boom post-guerra. Sono ancora pochi, è vero,  ma agguerriti e tecnologicamente rivoluzionari. Corsi osserva con rabbia la Contax S della Carl Zeiss di Dreda, che monta uno specchio riflettore e un prisma di rinvio, lo Spiegelreflexkamera, che in pratica è la versione tedesca della rectaflex. E c’è poi la svizzera Alpa Reflex, costosissima, dalla meccanica simile. Se gli svizzeri, vistosamente fuori mercato, non impensieriscono Corsi, la Zeiss è un competitore temibile. L’aneddoto vuole che Corsi, furibondo, abbia gridato al plagio. Ad inizio 1948 aveva infatti inviato a Carl Zeiss una decina di macchine Rectaflex per delle prove di tiraggio ottico. Ritrovare in fiera, tra gli stand concorrenti, una macchina sorprendentemente simile alla sua lo ferisce.

La fiera milanese di quell’anno, tuttavia, sorride a Corsi. I prezzi Rectaflex sono ritoccati al rialzo, e gli ordini fioccano ugualmente. Corsi può ancora beneficiare, rispetto al concorrente tedesco, di una produzione iniziata in anticipo, e persino di un certo pregiudizio dei compratori verso l’economia tedesca, su cui pesa ancora l’ombra sinistra del nazismo. In fiera intanto Corsi mette a segno anche un bel colpo sul mercato di Francia e Colonie, ottenendo l’abbinamento in vendita della sua macchina con il nuovo grandangolare Retrofocus 35 mm della Angénieux. Tra Corsi e Pierre Angénieux si instaura anche un rapporto di amicizia personale. Producono entrambi l’eccellenza, e in settori complementari: inevitabile il loro incontro.

Nell’autunno 1949 la Rectaflex replica il successo milanese a Torino, dove si tiene la Mostra Internazionale degli scambi con l’Occidente, più conosciuto come Salone della Tecnica. La Rectaflex annuncia l’apertura di un ufficio di rappresentanza a New York, sulla Fifth Avenue. Alla fine dell’anno, oltre alle basi negli Stati Uniti e in Francia, la Rectaflex vanta appoggi in Gran Bretagna (Phototecnic Equipment a Londra), Svizzera (Società Eshmann a Losanna), Olanda, Messico, Guatemala, Brasile, Uruguay, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa, Congo Belga e Angola.

Succede così che tra le fiere di Milano, Torino e i rivenditori esteri tutte le Duemila trovano collocazione sul mercato e si rischia di rimanere a magazzini vuoti. Si inizia immediatamente a produrre in serie un nuovo modello, la 3000, peraltro identica alla Duemila sul piano della meccanica. La novità è tutta nel pentaprisma a due facce convesse (quella della base e quella posteriore), che migliora la luminosità e ingrandisce 2,5 volte l’originale. La Rectaflex si avvia a diventare la macchina perfetta.

 
 

Nel primo scorcio del 1950 l’Italia sorride, il Trullo lavora alacremente e Corsi è un vulcano di inventiva. L’avvocato dedica il 1950 al consolidamento della produzione e dello smercio. Affida all’ingegner Angelino Eleuteri, amico fidatissimo, il compito di riorganizzare i reparti di fabbricazione e montaggio. Eleuteri fa un eccellente lavoro. Corsi si concentra invece sul Laboratorio di ricerca, di cui è a capo, affiancato da Emilio Palamidessi e Alfredo Ferrari.

Il 9 marzo 1950, insieme a Giulio Fabricatore, Corsi ottiene il brevetto per la preselezione manuale, che supera i problemi della perdita di luminosità provocata dalla chiusura del diaframma. La Rectaflex ha infatti l’handicap di dover inquadrare e focheggiare con un obiettivo spesso molto chiuso, quindi poco luminoso. Il brevetto si chiama Perfezionamenti ai dispositivi per la diaframmatura. «La presente invenzione - si legge - permette di predisporre l’apertura del diaframma prima della presa, in modo che in seguito, anche avendo variato la diaframmatura, si ritorna alla diaframmautura predisposta».

Eppure Corsi dorme sonni agitati, crucciato dalla implacabile ascesa della concorrente tedesca Zeiss e della sua macchina reflex Contax. L’avversario è insidiosissimo: la sua produzione è per ora concentrata sul mercato tedesco; nonappena tutti i tedeschi avranno in casa una Contax le macchine della Zeiss cominceranno a dilagare all’estero. Corsi sa che la Contax è ancora inferiore sul piano tecnico: ad esempio lo specchio ha il ritorno manuale e dopo ogni scatto bisogna riarmare l’otturatore. Ma sa anche che non ci vorrà molto a che i concorrenti tedeschi progettino un meccanismo di ritorno automatico. Un aneddoto riferisce che nel suo ufficio a Monte delle capre Corsi ha un tavolo da lavoro in cui tiene personalmente sotto controllo la macchina tedesca, smontandola e rimontandola in ogni minuto dettaglio. Corsi è più che mai convinto che in questa guerra a distanza l’eccellenza e l’innovazione siano le uniche strade vincenti.

In quel periodo cominciano a arrivare sul tavolo di Corsi i primi rapporti di vendita negativi, soprattutto dall’Italia. La Rectaflex, sebbene sia l’unica prismatica sul mercato, è ancora molto più cara delle telemetriche tradizionali. Corsi affida ad un altro collaboratore, l’ingegner Marini, il compito di studiare una strategia commerciale. Viene stampato un opuscolo comparativo, nel quale spiega che il prezzo della Rectaflex è ragionevole. Una Rectaflex completa di ottica costa 110.000 lire: una telemetrica tedesca con ottica equivalente costa 140.000 lire.

Ma il vero problema è un altro. L’ingegner Marini ha un compito ingrato, di quelli che spesso toccano agli amici più cari. La Rectaflex, spiega l’ingegnere a Corsi, più che una fabbrica è un istituto scientifico. Il suo capo fa continue sperimentazioni e cambiamenti di rotta, alla minima segnalazione di un guasto. E questa meraviglia di scrupolo è economicamente disastrosa, tanto più che la macchina ha ormai raggiunto una affidabilità senza pari. Occorre, purtroppo, mettere un freno alla vis creativa del capo. Corsi viene convocato dalla Direzione della Cisa Viscosa. In un colloquio non facile gli viene detto chiaro e tondo che la produzione della 3000 è da ritenersi blindata, immodificabile, per lo meno finché la Cisa non sarà rientrata dell’investimento iniziale.

In cambio gli viene affidata una nuova serie sperimentale tutta per lui, prodotta in soli 500 esemplari, che prenderà il nome di 4000. Sulla 4000 Corsi può fare tutte le modifiche che vuole, ma Corsi, per piacere, lasci lavorare in pace l’ingegner Eleuteri nello stabilimento al Monte delle capre! non sarà rientrata dell'spiega che la produzione della 3000 La 4000 quindi non è un modello successivo alla 3000, ma piuttosto un modello parallelo, a commercializzazione ridotta: per dirla con il moderno linguaggio informatico la 3000 è la versione stabile, la 4000 è la versione beta della macchina che verrà. Corsi non capisce, ma si adegua alle disposizioni aziendali. Dimentica la 3000 e si lancia a capofitto nella 4000: cambia l’anello di innesto delle ottiche, gli ingranaggi delle tendide, i leveraggi dei tempi lenti, e testa uno speciale stigmometro su vetro smerigliato. Sulle confezioni della 4000 compare la scritta Duofocus, in ragione del binomio tra visione reflex e nuovo stigmometro.

Intanto, arriva l’appuntamento con la Campionaria milanese, edizione XXVIII, maggio 1950. Quell’anno i giapponesi della Canon tengono banco e incantano il pubblico. La Rectaflex espone la 4000 Duofocus, abbinabile con le ottiche della Filotecnica e Galileo e una miriade di accessori. Giunto in fiera Corsi assiste ad uno spettacolo che sembra uscito dal suo incubo peggiore. Le case produttrici tedesche hanno messo sul mercato decine di nuovi modelli, tutti con visione prismatica reflex. C’è la tedesca Kilar con la Tele-Kilar e la Tewe con la Teweflex; la Zeiss raddoppia e oltre la Contax propone ora anche la Contessa. Anche chi ha già una macchina tradizionale può passare al reflex: basta acquistare il prisma esterno della Exacta.

La romana Gamma, invece, rimane fedele al telemetro, e continua a produrre i suoi affidabili ed economici modelli. Il Progresso fotografico spende parole di elogio per la piccola grande fabbrica situata a 50 metri di distanza dalla Rectaflex: «La Gamma III è veramente perfetta e merita il successo che sta ottenendo. Il colmo è che è esportata perfino in Germania».

 
 

All’inizio del 1951, mentre si commercia la serie 4000, si decide di trovare una seconda vita per le macchine difettose nei tempi lenti della serie 1000, inutilizzate nei magazzini di via Monte delle Capre. Sono circa un migliaio. Nasce così la Serie Junior, una serie cadetta con i soli tempi veloci (fra 1/25 e 1/500 di secondo). Viene eliminato il ritardatore dei tempi lunghi e il foro viene coperto con un dischetto con la scala mnemonica delle sensibilità DIN/ASA.

Il vecchio prisma a facce piane non viene sostituito con quello a facce concave, per non gravare sui costi. Questa particolarità dà alla macchina cadetta un angolo di visione più ristretto ed anche una ridotta luminosità. Se una 4000 con ottica Angénieux costa 170.000 lire, una Junior con ottica Beta ne costa soltanto 65.000. La rectaflex per molti italiani diventa un sogno possibile. Ma alla Cisa Viscosa storcono il naso: l’operazione Junior non coprirà gli ingenti costi di riassemblaggio.

Intanto la Fiera campionaria del 1951, la numero XXIX, segna un fiasco commerciale per il Telcrom. Il Telecrom è un dispositivo esterno per la essa a fuoco, una sorta di evoluzione dello stigmometro. Si tratta di uno schermo esterno di messa a fuoco, da applicare sopra l’obiettivo. Consiste in uno schermo smerigliato diviso in due sezioni, una verde ed una rossa, separate da una striscia opaca. Accostando il congegno all’obiettivo, l’immagine del soggetto inquadrato rimane sdoppiata fino a che l’ottica non raggiunge la perfetta messa a fuoco. Il Telecrom, forse per la sua difficoltà d’uso, non incontra l’interesse dei rivenditori, la cui attenzione è attratta dalla 4000 che la Junior.

Esce il nuovo listino, il numero 7. I prezzi della macchina sono invariati, ma gli accessori hanno prezzi vistosamente ribassati. Intanto l’altra società del distretto di monte delle capre, la gamma, mette in commercio la Perla, una macchina economica e poco pretenziosa, con ottica fissa ed otturatore centrale. Sul prezzo non conosce rivali.

Due mesi dopo, a fine aprile, si tiene a Colonia la Seconda Photokina. La Rectaflex espone la 4000 in una versione dal design rinnovato, con una nuova forma dei corpi in alluminio. La meccanica interna è invariata, tuttavia il nuovo look entusiasma i rivenditori. Tornato a Roma, Corsi monta i nuovi corpi su tutte le macchine in produzione. Nasce così una nuova serie. Anche per ribadire il distacco con le precedenti la nuova serie prende il nome di 16000.

Nell’estate 1951 intanto Corsi ottiene il brevetto del Telcrom, denominato “Dispositivo per la verifica della messa a fuoco di una immagine, consistente in uno schermo comprendente una parte opaca intercettante i raggi luminosi diretti alla zona centrale dell’obiettivo mentre il resto dello schermo è diviso in almeno due parti, tutte trasparenti ma di colore differente l’uno dall’altra”. Non servirà purtroppo a molto.

È in questo periodo - tra la fine del 1951 e l’inizio del 1952 - che la Rectaflex raggiunge l’apice produttivo e qualitativo. La perfezione voluta da Corsi può dirsi ormai raggiunta. Tuttavia è proprio da qui che inizia la parabola discendente della Rectaflex. Nel settembre 1951 la Cisa Viscosa adotta una scelta drastica: allontanare Corsi dalla fabbrica al Trullo, creando per lui una gabbia dorata, un ufficio speciale chiamato Laboratorio sperimentale, in via Acqui, 9, proprio accanto alla casa di Corsi. Insieme a lui sono esiliati in via Acqui Emilio Palamidessi, che ha la carica di direttore del Laboratorio, e il fidato caporeparto di montaggio Michele Frajègari. Il suo posto al Monte delle capre viene preso dal giovane Roberto Germani, un tecnico entrato in fabbrica tre anni prima, dimostratosi di grande valore. La scelta di Germani si rivelerà assai positiva: la pianificazione produttiva di Germani porterà la Rectaflex a ridurre i costi di produzione.

Inoltre la Cisa Viscosa accentra gli uffici direttivi Rectaflex in via Sicilia, 162, dove ha sede l’intera holding Cisa Viscosa. La rectaflex srl intanto cambia ragione sociale e diviene società per azioni. Ma il colpo più duro per Corsi deve ancora arrivare. A metà del 1952 la Cisa Viscosa contatta Léon Baume, un abile finanziere di origine polacca, chiedendogli di affiancare Corsi nella cura e coordinamento dei rapporti commerciali della Rectaflex. Insieme a lui collaborano il dottor Fabbri e Aldo Falcone.

Corsi probabilmente non si rende conto che il comando della Rectaflex gli sta progressivamente venendo meno. Dal Laboratorio di via Acqui, nel giugno 1951 Corsi avvia una nuova serie sperimentale, che prenderà il nome di Preserie 20000. Insieme a lui ci sono validissimi collaboratori: gli ingegneri Franco Sigismondi e Giorgio Marini e il tecnico Angelo Antonelli. Con loro mette a punto un nuovo otturatore a tendina, con ingranaggi in alpacca, per consentire un maggiore scorrimento. Nel Laboratorio sperimentale Corsi dispone di nuovissime attrezzature elettroniche. Nei primi mesi del 1952, Corsi riesce a tarare l’otturatore fino ad una velocità incredibile: un duemilesimo di secondo. I concorrenti tedeschi della Zeiss sono ancora fermi alla velocità di un millesimo.

Nei primi mesi del 1952 la 20000 viene messa in produzione in serie, con il nome di Standard 20000, con tempi dichiarati ad 1/1300 di secondo. La 20000 è l’apparecchio 35 mm più veloce di tutti i tempi.

 
 

Nell’aprile 1952, sotto la direzione dell’ingegner Eleuteri, lo stabilimento Rectaflex può definirsi la fabbrica perfetta. Eleuteri comanda due strutture: Ufficio tecnico e Ufficio produzione. Il Tecnico ha il compito di trasformare le intuizioni di Corsi al Laboratorio sperimentale in tracciati di produzione. Lo dirige Pietro Raucci (aiutanti Ermanno Fenoglio e Alfredo Ferrari, disegnatori Angelo Fracomeno e Rolando Pinto). La Produzione si occupa delle commesse, dei tempi di lavorazione e della produzione in serie. Lo dirige Erminio Cappellani (aiutanti Dante Salvatori, Sergio Colachicci, Rolando Salvioni).

La Produzione è divisa in 8 reparti: 6 officine meccaniche e 2 controlli di qualità. Le officine sono: Progettazione, Fresatura ed attrezzeria (caporeparto Aldo Pini), Tornitura e aggiustaggio (Gaetano Judicone), Galvanica (Attilio Berardi), Montaggio (Roberto Germani), Verniciatura (Antonio Pietrini), Montature ed accessori. I controlli di qualità sono: Collaudo semilavorati (Renato Bonci) e Collaudo finale (ingegner Amedeo Cimino, aiutante Giulio Fabricatore).

Montaggio, Fresatura e Tornitura costituiscono il comparto Meccanica 1 (capocomparto Egeo Filippini). Meccanica 2 comprende le altre lavorazioni, più delicate. Questo comparto è dotato di macchinari per la rettifica, torni e trapani di precisione, fresatrici e macchine automatiche per le minuterie in acciaio inox.

La fabbrica (se si escludono i pentaprismi e i corpi in alluminio pressofuso) produce in autarchia tutti i suoi componenti. Il metallo è ricavato dalla fusione del materiale bellico; la pelletteria proviene dalla Sara.

Il ciclo inizia dal Reparto Galvanica, che vaglia i corpi in alluminio e i pentaprismi. La Fresatura effettua le forature e trasmette i corpi alla Verniciatura dove viene applicata a fuoco la vernice nera opaca. Dalla Verniciatura i corpi ritornano in Fresatura, dove i fori vengono imboccolati per le tendine e i ritardatori. Nel frattempo l’attrezzeria prepara le calottine e la Tornitura e la Galvanica preparano viteria e leveraggi. I corpi preparati finiscono al Montaggio, che fra i reparti è quello dalla struttura di maggior complessità.

Al Montaggio lavorano solo meccanici preparati per lavorazioni di meccanica fine (orologiai, ottici, strumentisti di precisione, tecnici dei pantografi). Dal Montaggio dipende il Precollaudio, in cui i fotoreporter Francesco Maesano e Antonio Tozzi provano le macchine (i negativi vengono allegati insieme alla garanzia). L’intero ciclo di montaggio risulta suddiviso in 36 passaggi. Ad ogni passaggio corrisponde una fila di banchi del grande salone luminoso al secondo piano, ad a capo di ogni fila vi è un montatore specializzato: se un operaio riscontra problemi in un passaggio passa la macchina al montatore esperto. Il ciclo richiede 40 ore per ogni macchina. Ad esse si aggiungono altre 8 ore per le fasi di collaudo, cui presiedono Cimino e Fabricatore.

            Giulio Fabricatore è un insegnante di tecnica fotografica alla Scuola di Polizia. La voce popolare lo descrive come un personaggio misterioso: misantropo, austero, è sconosciuto di lui ogni particolare biografico. Ogni giorno, terminate le lezioni, si reca in Rectaflex dove ispeziona ogni macchina con diligenza da poliziotto. Si sa di lui che, terminata l’esperienza produttiva Rectaflex, continuò a lavorare a capo della società di distribuzione italiana della Polaroid.

Il professor Amedeo Cimino, ingegnere, insegna matematica. È una figura molto simile a Corsi: fantasioso, creativo. Tra i due esiste una sincera e lunga amicizia. Quando la Rectaflex entra nella fase di crisi Cimino sceglierà un più sicuro impiego alla Vasca navale, come direttore del Laboratorio di ricerca; tuttavia continuerà a sentirsi partecipe dell’esperienza Rectaflex, affiancando Corsi, gratuitamente, nelle sue attività al Laboratorio speriementale.

Dunque, in quel primo scorcio del 1952, arriva l’annuale appuntamento con la Campionaria di Milano. La Rectaflex espone la 16000 con nuove ottiche e viene presentata in anteprima il nuovo modello Rotor con torretta girevole a tre obiettivi e impugnatura a pistola e il grilletto per lo scatto. La Rotor costa 140.000 lire, mentre le 16000 hanno prezzi ribassati del 10%. Alla fiera c’è anche la Gamma, reduce da alcune vicissitudini in tribunale: la Gamma non può più vendere la sua celebre telemetrica a più obiettivi, ma espone nuove versioni della super economica Perla a ottica fissa.

Alla III Photokina di Colonia la Rectaflex espone, insieme alla Rotor, la preserie 24.500 dal design rinnovato.

La Rotor, racconta un aneddoto popolare, nasce dall’amicizia tra il regista Alberto Lattuada e il fotoreporter Federico Patellani. Lattuada e Patellani si conoscono dagli anni Trenta, dove frequentano entrambi il Politecnico di Milano, uniti dalla comune passione per il cinema. Ai due si aggiunge presto il produttore cinematografico Carlo Ponti, e insieme i tre si trasferiscono a Roma, a Cinecittà. Patellani lavora al settimanale Il Tempo, e arrotonda come fotografo di scena negli Studios di Cinecittà. Tra tutte le macchine fotografiche Patellani non ha dubbi nello scegliere la sua preferita: ovviamente una Rectaflex. Instaura con Corsi un’amicizia assidua, frequentando il Laboratorio sperimentale e fornendo a Corsi continui spunti per migliorare la macchina: Patellani, da fotografo esperto, solleva stimolanti problemi pratici, e Corsi è ben lieto di risolverli.

Quando Patellani rappresenta a Corsi le difficoltà di dover sovente cambiare ottica, perdendo attimi assai preziosi per afferrare lo scatto fuggente, Corsi mette subito all’opera il progettista Ferrari, e nasce così l’intuizione di realizzare una torretta con un cilindro mobile che fa ruotare gli obiettivi. Una foto celeberrima ritrae Gina Lollobrigida ed Humprey Bogard, sul set del film Beat the Devil che impugnano la Rotor di Patellani. Un aneddoto popolare vuole che, agli inizi del 1952 Alberto Lattuada abbia coinvolto Federico Patellani e la sua inseparabile Rectaflex Rotor, nelle riprese del film La Lupa, basato sulla novella di Giovanni Verga. Patellani soggiorna ai Sassi di Matera (dove si gira il film), fotografando nei momenti di pausa questa suggestiva località e la sua varia umanità, e traendone foto giudicate tra i lavori migliori di questo reporter. Scrive Lattuada: “Io sono un uomo che ha ammirato un altro uomo, per come riesce a rubare dalla realtà la forza della bellezza e restituirla con un’immagine”.

 
 

Intanto va in commercio la suova serie 25.000. Sul piano tecnico la 25.000 non differisce di molto dalla 16.000: è diversa la taratura dei tempi veloci e si può ora montare il flash a bulbo incandescente Vacu-blitz. La novità invece è il cambio di fornitori per le parti che la Rectaflex non produce direttamente: il nuovo stampo in pressofusione (in precedenza appaltato alla Fonderia di Porta Portese) è ora prodotto dalla Simi di Milano). A Milano si producono ora anche i pentaprismi e le lentine, prodotti dalla Metal-Lux, e, venuta meno la produzione della viscosa, le tendine gommate sono ora appaltate alla Pirelli, sempre di Milano. Delle macchine prodotte in quel periodo il 50% finisce in Francia; e solo il 15% è venduto in Italia.

In quel periodo intanto - siamo nel 1952 – scoppia improvvisa la Guerra di Corea, che vede impegnati al fronte gli Stati Uniti d’America. Il governo americano lancia una gara d’appalto internazionale per l’acquisto di un gran numero di apparecchi fotografici reflex 35 mm, destinati ai cronisti di guerra. Il finanziere Léon Baume segue in prima persona la trattativa con gli statunitensi, e, sorprendentemente, l’affare va subito in porto, con una commessa da ben 30.000 apparecchi. Il contratto prevede 20 invii di macchine, da 1500 pezzi ciascuno, a cadenze regolari di 3 mesi.

Corsi intuisce subito le due insidie nascoste nell’accordo. La prima è che è una commessa in perdita: ogni apparecchio viene venduto a 63.000 lire, un terzo del valore di mercato, da cui deve essere detratta la royaltee di 15.000 lire riservata a Baume. La seconda insidia è che la produzione Rectaflex non è capace di produrre così tante macchine, e destinare l’intera produzione al mercato bellico significa far sparire la Rectaflex dal mercato civile per almeno cinque anni. Nel gennaio 1953 la Rectaflex assume tutto il personale Sara e lancia un’ulteriore campagna di assunzioni all’esterno. Ma la produzione resta ancora insufficiente a rispettare gli accordi contrattuali: basti pensare che nella primavera 1953 la Rectaflex arriva a 300 dipendenti, e non si producono più di 300 macchine al mese.

La Cisa, allettata dalla previsione di rientrare con questa commessa degli investimenti iniziali in Rectaflex, è entusiasta delle abilità di Baume. Inevitabilemente il finanziere viene promosso a co-amministratore delegato Rectaflex, insieme a Corsi.

L’avvocato Corsi mal digerisce questa novità. Lui e Baume hanno due caratteri diversi, persino incompatibili: un sognatore alla ricerca della perfezione, innamorato della sua fabbrica, il primo; un cinico abilissimo mercante alla spasmodica ricerca del profitto il secondo. D’altra parte il successo commerciale da sempre cercato da Corsi non era ancora arrivato, e Baume appariva agli occhi degli amministratori Cisa essere riuscito laddove Corsi aveva fallito, aprendo prospettive di risanamento e riduzione dei debiti insperate. Poco importa che nel frattempo Corsi abbia concluso un onesto accordo con la Davve Instruments Ltd per la distribuzione Rectaflex in Inghilterra: Corsi deve inchinarsi all’abilità del nuovo arrivato.

Inevitabilmente Corsi finisce al margine della vicenda produttiva Rectaflex, sempre più lontano persino dal Laboratorio Sperimentale di via Acqui. Corsi si rifugia spesso da Giorgio Cacchi, amico e titolare del celebre emporio La Casa del Fotocineamatore, dove Baume non mette mai piede. Lì si riuniscono i fedelissimi di Corsi, in compagnia di un cenacolo di artisti del calibro di Marcello Mastroianni, Federico Fellini, Charles Boyer.

Intanto Corsi crea un nuovo modello sperimentale, rivolto ad una clientela d’élite: la Gold, la Rectaflex d’oro. La Gold differisce dalle altre macchine praticamente solo per la doratura dei corpi pressofusi e per le decorazioni in pregiata pelle di lucertola. La prima Gold viene realizzata per il pontefice Pio XII, e reca nel castello lo stemma della Santa Sede. Papa Pacelli si reca personalmente nello stabilimento di Monte delle capre per ricevere il dono, che si dice abbia apprezzato e utilizzato spesso in seguito. In quell’occasione celebra una messa insieme agli operai e benedice l’intero stabilimento.

Ma l’euforia per l’illustre visitatore dura ben poco. In fabbrica la mancanza del capo carismatico comincia a farsi sentire. E si verificano cose fino ad allora mai successe: tensioni sindacali, conflittualità tra i dipendenti, persino atti di manomissione di alcuni macchinari di precisione. Il nuovo personale non è formato a dovere: le prima macchine prodotte sono difettose e necessitano di lunghi interventi di aggiustaggio che la Rectaflex non può permettersi. In breve si capisce che i tempi contrattuali con gli Americani non saranno neanche lontanamente rispettati.

Corsi intanto ottiene dall’azienda il permesso di realizzare altre Gold e di donarle ai potenti del momento. Una è per il Re Farouk d’Egitto; un’altra è per il presidente Cisa Francesco Maria Oddasso; ve ne sono per il presidente della Repubblica Luigi Einaudi, per il presidente degli Stati Uniti Eisenhower e una per Wilson Churchill. Le ultime due sceglie Corsi a chi donarle: una è per l’importatore francese Henry Tieman, suo amico e fedele rivenditore della Rectaflex in Francia; l’ultima Corsi la dona alla Fabbrica Rectaflex, dove viene esposta accanto ad un pannello sinottico con tutti i pezzi che compongono una Rectaflex. Questo dono ha quasi il sapore dell’addio. La fine dell’esperienza Rectaflex è dietro l’angolo.

 
 

Arriva la XXXI Fiera Campionaria di Milano, edizione del 1953. La Rectaflex espone la Standard 25.000 insieme alla Rotor. Durante la Fiera Corsi e Baume si intrattengono lungamente con Robert Brockway, distributore americano della Rectaflex e presidente della Director Products. In quell’occasione viene sottoscritto con il distributore americano un accordo per la vendita, sul mercato estero, di una rectaflex a telemetro. Corsi non approva e lo considera quasi un affronto alla sua creatura a visione prismatica, ma Baume, allettato dalle prospettive di un facile guadagno, ha rapidamente ragione delle obiezioni.

Il 1953, nel complesso è un anno di crisi per le vendite delle macchine fotografiche di fascia alta: nei vicini stand delle Officine Galileo (microcamera GaMi 16 con telemetro e correttore di parallasse) e San Giorgio (prototipo Janua modello 803  sincronizzata) ci sono macchine di grande qualità, ma gli ordini di acquisto languono. Vanno un po’ meglio le cose per le macchine di classe economica, con Ferrania, Bencini e Closter che commercializzano apparecchi discretamente sofisticati, ad un quarto del prezzo di una Rectaflex. Vanno bene le cose anche per la Gamma, che l’anno precedente ha interrotto la fabbricazione della telemetrica, e ha saputo riposizionarsi sulla fascia economica del mercato. C’è la Perla A con ottica Stigmar 1:3.5 e il modello Al con ottica Radionar 1:2:8); c’è poi la supereconomica Stella con otturatore Pronto ed ottica Kata 1:3:5/50 mm.

C’è un aneddoto curioso legato a quella fiera. Pare che fra i visitatori vi fossero, in incognito, August e Jacques Piccard, pionieri delle esporazioni dei fondali oceanici, e loro stessi costritturi di sottimarini in grado di resistere alle pressioni delle grandi pronfondità, chiamati batiscafi. Il motivo della loro visita era acquistare una macchina fotografica per il batiscafo Trieste, con cui poco dopo avrebbero esplorato i fondali a largo dell’isola di Ponza. Pare che l’operaio specializzato incaricato del montaggio della macchina nel batiscafo sia stato lo stesso Corsi, ovviamente in incognito. Non si sa quanto vi sia di realtà e quanto di leggenda, fatto sta che, di fronte alle insistenze dell’operaio di accompagnare i Piccard nell’immersioni, Corsi venne riconosciuto. Venne accontentato e tra Corsi e i Piccard nacque una grande e lunga amicizia. Pare dunque che l’estate del 1953 sia stata un’estate magnificamente serena per Corsi - con i Piccard tra i fondali di Ponza, sul batiscafo Trieste -, mentre già da settembre sinistre nubi si addenzano sulla fabbrica di Monte delle Capre.

A settembre 1953 negli stabilimenti Rectaflex sono pronte le prime 3000 macchine per la commessa militare americana, e altrettante sono avviate alla produzione. Si procede con la prima spedizione di 1500 macchine, anche se con un certo ritardo rispetto ai termini contrattuali. Gli Americani sono furibondi, anche perché la guerra è ormai iniziata e anzi si avvia ad una rapida conclusione. Non si sa bene cosa sia avvenuto dall’altro capo del mondo: fonti orali riportano che gli Americani abbiano fatto valere (a buon diritto) una clausola sui tempi di consegna; altre dicono che poi alla fine abbiano pagato ma i soldi siano stati dirottati altrove. La sola certezza è che alla fine i soldi americani, equivalenti a circa 100.000.000 di lire, in Rectaflex non sono mai arrivati. Un breve comunicato annuncia poi il colpo di grazia: con l’elezione del nuovo presidente Eisenhower, la Commissione militare incaricata degli acquisti di guerra è decaduta e con essa è decaduto l’intero appalto, di circa 1.900.000.000 lire.

Viene convocato di corsa un consiglio di amministrazione della Cisa Viscosa: siamo ad inizio marzo 1954. La riunione è turbolenta, e sul banco degli imputati, per aver rallentato la produzione, finisconoBaume e Corsi. Gli amministratori Cisa decidono che l’esperienza Rectaflex è giunta al termine, e che il tutto sarà sancito da un’assemblea straordinaria. Dall’immediato, intanto, la produzione è interrotta e si cercherà di vendere il vendibile. Di quella riunione sopravvivono diversi ricordi. Pare che Baume abbia prudentemente taciuto, mentre invece Corsi, difendendosi come un leone, di fronte alla decisione padronale di interrompere la produzione, abbia minacciato di portare i brevetti in Francia e di continuare a produrre la Rectaflex laggiù. Ma la Direzione ha deciso senza appello.

Vengono licenziati in blocco tutti gli operai addetti alla produzione, salvando, almeno per ora, i soli operai dei reparti Montaggio e Collaudo. Si concorda coi sindacati una buona uscita per gli operai, e le fonti orali riportano che la buona uscita è condizionata al fatto che nulla di quanto avviene debba essere reso noto all’esterno. Fra i giornali economici di quello scorcio di 1954, nessuno fa menzione della vicenda. Anche i negozianti ricevono puntualmente gli ordinativi.

Del resto in magazzino vi sono ancora componenti per realizzare circa 3000 macchine. Léon Baume è incaricato della vendita, al prezzo base di 20.000 lire l’una: il maggior ricavo è il suo, come buona uscita. I listini fieristici di quel periodo riportano paradossalmente che il prezzo di vendita ai dettaglianti non subisce alcuna riduzione.

Non vanno meglio le cose per Corsi: il Laboratorio sperimentale viene ceduto ad una controllata della Viscosa, la Ecom, e lì Corsi dovrà occuparsi di pianificare la ripresa della produzione: la Viscosa non ha minimamente in animo di ricominciare a produrre la Rectaflex; semplicemente, vuole vendere uan fabbrica apparentemente ancora in esercizio, mostrando ai possibili compratori dei piani produttivi credibili. Viene anche nominato un nuovo amministratore delegato, il signor Fabbri, che ha anche la funzione di commissario liquidatore.

Ad aprile 1954 arrivano intanto i tradizionali appuntamenti fieristici di Colonia e di Milano. In Germania nulla traspare della crisi Rectaflex, anche se la parte del leone in quella fiera la fa una macchina telemetrica, la nuova Leica modello M3. Se la rectaflex telemetrica concordata con Robert Brockway fosse stata immessa sul mercato solo qualche mese prima, ne sarebbe senz’altro stata una valida concorrente. A Milano la Rectaflex si limita ad anticipare la serie 30.000 insieme alla Rotor, con una gamma completa di ottiche e accessori. In quell’anno si registra il definitivo sorpasso dei prodotti tedeschi rispetto a quelli italiani: la guerra è ormai alle spalle, e i fotoamatori italiani acquistano in base alla qualità e al prezzo, non più sulla base emotiva del ricordo degli orrori del nazismo. Mantengono buone fette di mercato la Closter, con la sua Princess, e la Ferrania, con la Rondine, Falco S e bionica Elioflex II. Si difende bene anche la gamma, con i vari modelli di Perla e Stella.

 
 

Per quanto possa sembrare incredibile, in quel periodo Corsi, sebbene amareggiato per la consapevolezza della fine, è un vulcano di inventiva. Come se volesse sparare tutte insieme le ultime cartucce, sapendo che l’acqua presto bagnerà le polveri. Oppure no, forse non è ancora disposto ad alzare bandiera bianca e spera in un ripensamento della Direzione. Fatto sta che il 1954 sarà ricordato come l’anno delle meraviglie Rectaflex, in cui la tecnologia Rectaflex raggiungerà davvero livelli spettacolari.

Corsi lavora contemporaneamente a tre nuovi brevetti: il nuovo pentaprisma con tetto a doppio spiovente, il meccanismo di esposizione automatica, e un dispositivo speciale chiamato Esaflex. Il nuovo pentaprisma viene presentato ancor prima di essere brevettato, sul numero dell’ottobre 1954 del Progresso fotografico; il giornalista riporta di una presentazione per addetti ai lavori, probabilmente nella Casa del Fotocineamatore, forse persino all’insaputa della Direzione della Viscosa. Il progetto di una Rectaflex con esposizione automatica nasce invece in azienda, da una collaborazione di Corsi con l’ingegner Ferrari. Viene concepito uno speciale preselettore del diaframma, unito ad una nuova ottica con esposimetro al selenio, chiamata “lettore di luce”, che, tramite un indicatore ad ago, dà la corretta impostazione del diaframma. Infine, l’Esaflex è un apparecchio reflex 6 × 6 monobiettivo ad ottica intercambiabile, dotato sia di visione prismatica che telemetrica. L’apparecchio è studiato per avere il magazzino intercambiabile: è una macchina omnibus, in grado di montare qualsiasi accessorio, volendo anche l’otturatore centrale o un visore a periscopio.

Allo stesso tempo Corsi lavora anche al Modello 30.000. Sa che è l’ultimo che uscirà dagli stabilimenti di Monte delle capre e vuole che sia un modello perfetto: sostituisce i leveraggi di carica e riavvolgimento del film, e sostituisce anche i vecchi pulsanti di scatto e di sgancio dell’ottica, con nuovi pulsanti dalla caratteristica forma a fungo.

Non è finita. Con il reporter Federico Patellani Corsi lavora ai modelli Special, dei modelli rectaflex destinati alle applicazioni scientifiche specializzate: Special 24 × 32 e la Rectaflex Silenziosa. La Special 24 × 32 prende il nome dalla dimensione ridotta del fotogramma, richiesto per particolari usi scientifici, come la microfotografia (applicando la macchina ad un microscopio) o la fotografia ospedaliera (per riprendere interventi chirurgici). In tutt’altro campo opera invece la Rectaflex silenziosa. Nasce da un’idea di Patellani ed è pensata per i safari fotografici: viene eliminato il rumoroso rimbalzo dello specchio, che avrebbe messo in fuga le fiere africane, e il corpo macchina è nichelato in nero opaco, per non riflettere la luce del sole. La prestigiosa rivista naturalistica Life ne acquista diversi esemplari.

Intanto, dalla fabbrica di Monte delle capre cominciano finalmente ad uscire le prime macchine rectaflex a telemetro, pattuite un anno prima con il distributore americano Robert Brockway. Ne escono in realtà due diversi modelli, chiamati Recta e la Director-35.

La Recta nasce sul corpo della Rectaflex Standard 30.000, su cui viene montato un grosso mirino con un telemetro speciale con il sistema di messa a fuoco a doppia finestra brevettato da Corsi nel 1951. Diversa è invece la storia della Director-35, che è in realta una nuova e diversa macchina. Monta anch’essa un telemetro con messa a fuoco su doppia finestra, ma le analogie finiscono qui. Funziona con una doppia tendina metallica rigida (non autoavvolgente), il ritardatore dei tempi  èspostato, il caricamento della pellicola è frontale. Altre modifiche sono nella leva di carica curva, e una diversa collocazione del bottone dei tempi veloci.

Nel luglio del 1954 intanto, sulla scia delle esplorazioni scientifiche condotte l’anno precedente dai Piccard sul batiscafo trieste, gli alpinisti Achille Compagnoni e Lino Lacedelli commissionano alla Rectaflex due macchine, da portare con sé nella conquista del monte K2. Il capo del Montaggio, Roberto Germani, prepara due apparecchi in grado di affrontare le rigide temperature himalayane. Una modifica su tutte: l’olio di ingrassaggio sostituito con la polvere di grafite. Pare tuttavia, che le macchine, spedite per treno, non siano mai arrivate a destinazione, e che Compagnoni e Lacedelli, per le foto, abbiano usato una vecchia macchina a soffietto della Zeiss, la sola che siano stati in grado di reperire in uno sperduto emporio himalayano.

E questi sono davvero gli ultimi fuochi. La riserva di componenti giacente in magazzino termina nei primi giorni del 1955. Il capomontaggio Germani si dà da fare in tutte le maniere per montare i pezzi residui fino ad assemblarne qualcosa, ma non è proprio più possibile montare alcuna macchina. Le fonti aneddotiche riportano che a questo punto vengono mandati a casa anche gli operai del Montaggio e i capireparto.

I più meritevoli trovano con facilità impiego in altre aziende del gruppo: Alfredo Ferrari finisce alla Ecom; il meccanico Remo Nannini va ad occuparsi della riparazione delle macchine in garanzia al Servizio Dopo vendita. L’ingegner Cimino trova con facilità un posto alla Vasca navale.

Altri si mettono in proprio. Gli ingegneri Franco Sigismondi e Giorgio Marini, fondano la Staer, e assumono il tecnico Angelo Antonelli. Emilio Palamidessi, Manlio Valenzi e Roberto Germani aprono un’officina di riparazioni di apparecchi fotografici in via Cavour.

Altri infine, si impiegano alla concorrenza, per non disperdere il patrimonio di saperi maturati al Monte delle capre. Alcuni finiscono in Gamma, altri in Closter. Infine altri, tornano a fare i meccanici, in officine generiche.

Lo stabilimento di Monte delle Capre, vuoto di operai e di componenti, non viene più a questo punto vigilato. Le fonti aneddotiche riportano che in fabbrica regna il disordine, e che quanlunque operaio abbia avuto a sentirsi indignato per l’avvenuto, si sia sentito moralmente legittimato a portarsi via un pezzo della fabbrica, a titolo di risarcimento morale.

Interviene la Proprietà, che dà ordine di vendere nella maniera più rapida possibile anche i pezzi non assemblati. Un aneddoto da più parti confermato racconta che Corsi si sia a questo punto fatto avanti per acquistare tutto in blocco, edificio e attrezzature produttive comprese, con l’intenzione di riprendere la produzione e iniziare da capo una nuova avventura. La Direzione ben conosce il genio creativo di Corsi, e sa che Corsi, con l’aiuto della fortuna, avrebbe persino potuto farcela. Soprattutto, la Direzione sa che la crisi Rectaflex non è derivata da una crisi del prodotto, che può ormai definirsi perfetto, ma da strategie commerciali errate. La Direzione gli chiede una somma spropositata, che si dice sia stata di 50.000.000 di lire. Eppure Corsi è pronto a pagarla. Si rivolge alle banche e cerca finanziatori: non ne trova alcuno.

Alla fine la spunta ancora una volta Léon Baume, che si fa consegnare le rimanenze, dietro la promessa di trovare un compratore per rimanenze, macchinari e mura della fabbrica. Da questo momento in poi Baume esce di fatto di scena, e diventa importatore in Italia della casa giapponese Konika.

Un aneddoto vuole che alla fine Baume un compratore per le rimanenze l’abbia trovato: Giorgio Cacchi della casa del fotocineamatore, insieme al ragazzo di bottega Tonino Arienzo e alcuni amici fedelissimi di Corsi, che a bordo delle loro automobili hanno dato vita ad un mesto convoglio di auto cariche di materiali obsoleti, qualche montatura di ottiche, alcuni accessori e ben 200 torrette Rotor inutilizzabili. Cacchi continuò a lungo ad esporre nel suo negozio alcuni cimeli della Rectaflex, tra cui il pannello della Rectaflex Gold con quasi tutti i pezzi della macchina scomposta, ovviamente senza le parti in oro. A quanto risulta, l’ultima rectaflex disponibile sul mercato fu venduta da Cacchi nel 1960, ad un turista accorso a Roma in occasione dei Giochi Olimpici.

 
 

Finita la produzione, negli uffici della Cisa Viscosa di Rectaflex si continua ancora ad occuparsi. Perché i muri della fabbrica non sono stati ancora venduti. Viene costituita una nuova società, la Rectaflex International, di cui Léon Baume è azionista. L’obiettivo non è riprendere la produzione, ma dare l’idea ad un potenziale compratore disposto ad investire tempo e mezzi che riprendere la produzione è possibile. Proprio per questo vengono acquistati degli spazi pubblicitari nelle riviste di settore. Alla Fiera Campionaria di Milano del 1955 la nuova società non ha uno stand, ma ci sono, si dice, diversi procuratori pronti a vedere ciò che resta al miglior offerente. Il listino prezzi di quel periodo mostra ancora la 25.000 vecchio modello, a prezzi invariati. Corsi, nel Laboratorio Sperimentale, prepara intanto un nuovo modello: la 40.000, che sul corpo della 30.000 monta un nuovo prisma più luminoso, uno specchio più grande, insomma tutto in formato maxi. Vengono realizzati i primi prototipi.

Quand’ecco che all’improvviso, siamo alla fine del 1955, il pontenziale compratore sbuca fuori, e viene da lontano. La Rectaflex annovera, tra i fornitori internazionali, la Kamerabau Anstalt, con sede a Vaduz nel Principato del Liechtenstein, di proprietà del principe Francesco Giuseppe II (1906-1989). Baume ha inviato nel piccolo principato ai margini della Svizzera tedesca alcune 30.000, assicurando che si può produrre con sole 8 ore di lavoro.

Il Principe invia a Roma il suo uomo di fiducia, l’ingegner Adolf Gasser, per valutare l’affare. Gasser è un uomo onesto, e dotato di grande esperienza. Proprio per questo la visita negli stabilimenti di Monte delle Capre si dimostra assai deludente e il tecnico, di ritorno in Liechtenstein sconsiglia al Principe l’acquisto dell’intera fabbrica, limitandosi ai brevetti.

Eppure l’accordo va in porto, negli ultimi mesi del 1956, e vede la partnership tra Cisa, Snia e la Contina AG, altra fabbrica di proprietà del Principe che produce calcolatrici tascabili e cineprese da 8 mm. Viene quindi creata una nuova società, la Établissements Rectaflex International Vaduz, della quale è azionista Léon Baume. La produzione si svolgerà nella fabbrica Contina, nella cittadina di Mauren. L’ingegner Gasser è a capo della progettazione, che prende il nome di 18.400, e della produzione. Il direttore di fabbrica è il signor Frick, mentre il Reparto Montaggio è affidato al signor Postner.

Da subito Gasser e Postner si mettono le mani nei capelli. Lamentano la mancanza di documentazione tecnica, e in particolare pare che manchi persino l’elenco dei componenti. Di ogni pezzo poi, esistono più versioni, senza sapere che pesci prendere. I due ingegneri decidono di richiamare in servizio, da Roma, Alfredo Ferrari, assunto ufficialmente nel settembre 1957. Poco dopo viene richiamato in servizio anche il meccanico Antonio Fasciani, con l’incarico di formare il personale del reparto Montaggio.

Gli ingegneri transalpini decidono di revisionare, pezzo per pezzo, tutta la componentistica, fresando i pezzi obsoleti, o scartandoli se necessario. E c’è un nuovo problema: la Contina, che non è in grado di produrre da sé tutti i componenti, deve ricorrere a fornitori esterni, facendo lievitare i costi. Alla fine del 1957 la linea di montaggio per la produzione in serie risulta ancora lontanissima. Sorgono degli attriti, e si evidenziano limpidamente le differenze di mentalità tra italiani e transalpini: geniali risolutori di imprevisti i primi; tecnici precisi che perdono le staffe ogni volta che un pezzo va fuori tolleranza i secondi. Considerando che i pezzi fuori tolleranza non sono l’eccezione, ma la regola, alla Contina sono tutti seriamente preoccupati. Fasciani propone una soluzione d’emergenza: riportare la produzione a Roma raccattando le vecchie maestranze del Trullo. La proposta viene respinta con sdegno.

I transalpini, giunti ormai alla disperazione, contro il parere dei soci italiani, richiamano in servizio, da Roma, Telemaco Corsi. Corsi, racconta la memoria popolare, pare che abbia detto sì all’istante, mettendo da parte tutte le amarezze. Porta con sé il veterano Roberto Germani, già responsabile del Servizio Dopovendita. Il miracolo riesce: le prime macchine made in Liechtenstein vengono montate. E funzionano. Pare anche che Corsi si sia subito ben inteso con le maestranze transalpine, nonostante le barriere linguistiche, ben felice di respirare aria di fabbrica a pieni polmoni.

Le macchine modello 40.000 arrivano alla produzione in preserie. C’è il comando automatico della preselezione del diaframma, e viene montato un nuovo obiettivo. I primi collaudi danno però una serie di inconvenienti, soprattutto nella velocità dei tempi. Corsi chiede che vengano sostituiti i comandi delle tendine con nuovi comandi, migliorati. Baume si oppone, il Principe del Liechtenstein non sa come schierarsi. L’ingegner Gasser studia la questione, e individua che il problema può essere risolto modificando i corpi di alluminio di futura fabbricazione. Alla fine, siamo all’inizio del 1958, la Rectaflex transalpina pare giunta a livelli qualitativi soddisfacenti. Viene approvato il piano di produzione. Dopo continui adattamenti e suggerimenti, all’inizio del 1958 le prime macchine cominciano a funzionare a dovere e sembra che si sia pronti ad iniziare la produzione in serie. Il piano di produzione prevede la realizzazione di 45 macchine al giorno.

L’ingegner Gasser chiede l’assunzione di nuove maestranze; gli azionisti frenano, fra un rinvio e l’altro. Corsi intanto perfeziona ancora la macchina, e chiede al Principe di installare sulla 40.000 l’esposimetro al selenio incorporato nel prisma. Nella silenziosa fabbrica Contina, si trasferisce in breve tutto il caos di una produzione italiana. Il tempo passa, i costi fissi scorrono, e della produzione in serie non c’è neanche l’ombra. Fra gli azionisti, nel 1959, si fa strada l’idea di essere fuori tempo massimo, anche perché il mercato di quegli anni vede affermarsi macchine giapponesi con tecnologie diversi, costi inferiori, in grado di offrire al fotoamatore scatti ugualmente belli.

A questo punto le informazioni si fanno imprecise. La produzione va avanti, tra arresti e ripartenze, ma nessuno crede seriamente in un successo. Pare che alla fine di macchine Rectaflex 40.000 ne siano stati prodotti 2500 esemplari. Pare anche che per la disperazione siano stati gettati tutti nel fiume Reno, per far capire al Principe che nel Principato transalpino non era possibile produrre all’italiana. Fatto sta che la storia si trascina ancora per cinque anni, finché la società viene rilevata dalla Hilti, interessata probabilmente ad impedire che i brevetti fossero acquistati da società concorrenti, piuttosto che proseguire la produzione.

   

Testo n. 428

Pozzo Pantaleo

Il toponimo Pozzo Pantaleo identifica, fin dal Medioevo, le ultime propaggini delle alture gianicolensi, nella zona - ricca di sorgive, cisterne e pozzi - percorsa dal fosso Tiradiavoli.

Esso sembrerebbe risalire ad un certo Pantaleo...

   

Testo n. 431

Il Fosso della Pimpaccia

La Marrana Tiradiavoli (o in epoca medievale Marrana di Pozzo Pantaleo) è un corso d’acqua, oggi interrato, che nasce dalle sorgenti della Valle dei Daini (a Villa Doria-Pamphili) e - dopo aver attraversato la profonda valle di via di Donna Olimpia e costeggiato le alture dell’Ospedale San Camillo presso Pozzo Pantaleo - sfocia nel...

   

Testo n. 433

Pagina in aggiornamento

Pagina in aggiornamento.

   

Testo n. 434

2011. Adamo Modesto

Non trascritto.

   

Testo n. 435

Le Terme di Pozzo Pantaleo

Le Terme di Pozzo Pantaleo sono un impianto termale pubblico di epoca imperiale, di cui sono stati scavati il calidarium e una parte del frigidarium.

Nel calidarium si svolgevano i bagni caldi e i bagni di vapore. Lo speciale pavimento è sorretto da suspensurae, al di sotto delle quali passa l’aria calda prodotta nel praefurnium (non scavato). Le pareti in opera laterizia e vittata (blocchetti di tufo) presentano dei tubuli, anch’essi destinati al passaggio dell’aria calda. In un secondo ambiente, identificato come frigidarium, sono presenti...

   

Testo n. 437

Il Vicolo di Pietra Papa

L’antica viabilità del Piano di Pietra Papa - oltre a quella principale rappresentata dalla via Portuense e via della Magliana - consisteva in un eseguo numero di strade minori, che avevano origine dalla via Portuense e che raggiungevano una strada che costeggiava la riva del Tevere.

La più importante tra di esse era il...

   

Testo n. 439

La Tomba di Petronia

La Tomba di Petronia è l’edificio funerario di maggior pregio tra quelli emersi nel 1996, durante la posa di cavi elettrici sulla Via Portuense.

La tomba presenta un pavimento a mosaico a tessere bianche e nere, con decorazioni ad arabesco. L’iscrizione, consacrata agli Dei Mani, è dedicata dai genitori alla defunta...

   

Testo n. 440

Il Caesareum

Il Caesareum (o Aedes Divum, cioè Tempio dei Divi Cesari) è uno dei templi minori del Santuario degli Arvali, dedicato al culto degli imperatori divinizzati.

Esso fu sicuramente in uso fino al tempo di Gordiano III a metà del III sec. d.C. Gli Acta Fratrum Arvalium riferiscono che in onore dell’imperatore si svolgeva “ante...

   

Testo n. 441

I Molini Biondi

I Molini Biondi sono un complesso produttivo dei Primi del Novecento, oggi adibito a centro residenziale e commerciale.

Nel 1905 la Società Italiana Molini e Panifici Antonio Biondi di Firenze rileva il preesistente Mulino Städlin (di modeste dimensioni, costruito nel 1885 nella Vigna Costa a ridosso del Ponte dell’Industria...

   

Testo n. 442

La Mansio della Via Portuensis

La Mansio di Pozzo Pantaleo è una sosta per viandanti di epoca imperiale, in cui era possibile rinfrescarsi, consumare un pasto frugale, trovare ospitalità e compagnia.

Il sito, indagato parzialmente, emerge durante la campagna di scavi della Soprintendenza fra il 1983 e il 1989 e si trova poco più ad ovest rispetto alle...

   

Testo n. 443

Vigna Pia

L’istituto Vigna Pia è in origine una tenuta agricola e un orfanotrofio, oggi scuola e sede di comunità religiosa.

La tenuta si forma nel 1850 per volere di Pio IX, come «istituto agrario di carità» per orfani in età da lavoro affidati alla Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo. L’edificio principale del Convitto ha forma quadrangolare con interno cavo e si prolunga nel Padiglione di Leone XIII, del 1889. Nel 1932 la tenuta si costituisce in parrocchia rurale. Peduta nel Dopoguerra la vocazione agricola, nel 1978 il titolo parrocchiale viene trasferito alla nuova chiesa della Sacra Famiglia e l’Istituto diventa una scuola privata collegata con il vicino Sacro cuore, continuando ad ospitare la Procura generale della Sacra Famiglia. I terreni attigui all’Istituto sono oggi interessati dal Piano di recupero B12...

   

Testo n. 444

Pozzo Pantaleo

Pozzo Pantaleo è un mausoleo romano, che deve il nome al riutilizzo come cisterna (pozzo) e, successivamente, come chiesina dedicata al culto di San Pantaleo.

L’edificio risale al I o II sec. d.C. Viene scoperto dalla Sovrintendenza di Roma nel 1998. Ha pianta circolare ed è in opera laterizia, con corridoio anulare esterno e copertura a volta. L’interno presenta una sequenza di nicchie, tamponate con muratura in opera quasi reticolata. La struttura...

   

Testo n. 446

Il Drugstore

Cave romane, Purfina, Drugstore è un termine convenzionale che descrive una fitta sequenza di interventi umani (antropizzazioni) sulla collina di Pozzo Pantaleo.

La collina domina un crocevia naturale, tra la direttrice per il mare (Via Portuense-Campana) e la rotta interna verso il...

   

Testo n. 449

Il giardino dei frutti perduti

Il Giardino dei frutti perduti è un frutteto didattico di Roma Natura, realizzato nel 2006 dall’agronomo G. Lucatello.

Contiene 160 specie e varietà locali di interesse agrario di albicocco, ciliegio, fico, mandorlo, susino, pesco, pero, melo, melograno, nespolo, sorbo, gelso e giuggiolo. Monte di esse sono a rischio di...

   

Testo n. 453

La Stazione Trastevere

Stazione Trastevere è un complesso terminal ferroviario, il quarto per traffico passeggeri a Roma con 5 milioni di transiti l’anno, dopo Termini, Tiburtina e Ostiense.

L’impianto originario si articola su una coppia di stazioni ravvicinate: Roma Porta Portese (1859) per il traffico passeggeri e merci, e la stazione di smistamento Roma San Paolo (1863). Su di esse si innesta una terza stazione, Trastevere Scalo (1894) in cui viene raccolto il traffico merci, e...

   

Testo n. 507

La Via Portuense-Campana

La Via Portuense-Campana è un asse viario dell’antichità, che costeggia la riva destra del Tevere congiungendo l’Urbe con il suo Porto.

La strada è data dalla sovrapposizione, in epoche storiche diverse, di almeno cinque tracciati: la Via Campana arcaica (IX sec. a.C.?), la Via Campana monumentale (in Età Claudia), la Via Portuense (di Età Traianea), e i rifacimenti medievali; infine la viabilità moderna - data dalla somma della SP1 Via Portuense e Via della Magliana, con l’autostrada Roma-Fiumicino - pur insistendo su un tracciato diverso, ne replica sostanzialmente la funzione...

   

Testo n. 512

La Sala del Regno dei Testimoni di Geova

La Sala del Regno dei Testimoni di Geova è un luogo di culto situato in via Pietro Frattini, 226.

La struttura continua l’attività della Sala del Regno di Casetta Mattei. Il cantiere ha inizio nel luglio 2007 e si conclude nel 2010 circa. L’edificio si compone di un unico corpo a pianta rettangolare su tre piani, in stile contemporaneo con rivestimenti a cortina. Al primo piano è collocata una sala destinata alle adunanze, composta di una parte dedicata all’accoglienza e di un podio con leggio; al secondo piano si trova una sala, di maggiori dipensioni, con simile impianto. Le due sale si differenziano per il colore della parete di fondo (la prima è attrezzata per agevolare la lettura del linguaggio dei segni LIS, e presenta uno sfondo di colore blu). In entrambe sono assenti simboli religiosi.

   

Testo n. 516

La Ferrovia Portuense

Rete Ferrovia Portuense è il nome convenzionale che diamo all’insieme di tratte, diramazioni, ponti, fermate e stazioni che insistono o attraversano il Territorio portuense.

Il grosso delle opere è costruito tra il 1855 e il 1878 per volontà di Pio IX. La costruzione della ferrovia assume, per le suggestioni legate alla fine del potere temporale dei Papi, i contorni di un’epopea risorgimentale. Le tratte sono la costiera nord Roma-Civitavecchia (1859) e la Ponte Galeria-Fiumicino (1878); le diramazioni sono: diramazione di Ponte dell’Industria (1863), diramazione del Porto fluviale (1911-1954) e il passante di Maccarese (1990). Le stazioni oggi esistenti sono: Trastevere, Villa Bonelli, Magliana, Muratella, Ponte Galeria, Fiera di Roma. Su di esse transitano la Linea interregionale Tirrenica e le linee FR1, FR3 e FR5 del trasporto regionale...

   

Testo n. 517

Il Sarcofago di Selene

Il Museo Nazionale Romano conserva un nobile sarcofago in marmo, rinvenuto nel Drugstore Portuense nel 1966, raffigurante la divinità esotica Σελήνη (Selene).

Durante le indagini sul Colombario Portuense (Tomba D), viene rinvenuta un cassone marmoreo, privo di coperchio...

   

Testo n. 522

I Cippi dei Germani

I Cippi dei Germani sono cinque stele funerarie appartenute a guardie scelte di Nerone (corpores custodes), oggi conservate al Museo Nazionale Romano.

Alla metà del I sec. d.C. i Germani godono dello status di peregrini (stranieri di condizione libera) e sono organizzati in corporazioni paramilitari, chiamate Cohortes Germanorum. Esse sono a loro volta organizzate in decuriae. La decuria è una speciale famiglia di 10 individui maschi dai legami strettissimi, tomba compresa: l’area ex Purfina ha restituito nel 1947 cinque cippi funerari di...

   

Testo n. 532