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Trullo (zona urbanistica)

Trullo (zona urbanistica), monografia pp. 8 di Antonello Anappo (Fondo Riva Portuense, Roma 2002 )

 

Il Trullo è la quarta delle sette zone urbanistiche del Municipio XV, popolata da circa 28 mila abitanti.

Prende il nome dal Trullo dei Massimi, un sepolcro romano a tumulo divenuto chiesetta nel Medioevo, unico punto di riferimento in una campagna allora acquitrinosa e insalubre. Nel Settecento inizia il ripopolamento agrario, al seguito delle Vigne portuensi degli Jacobini, Gioacchini, Neri e Consorti. Nel 1940 inizia l’edificazione moderna, intorno al nucleo fascista della Borgata Costanzo Ciano, cui seguono nel Dopoguerra edificazioni spontanee non pianificate. Oggi il comprensorio del Trullo si compone di un abitato continuo fra Monte delle Capre e Montecucco, affiancato dall’abitato residenziale delle Vigne e da un settore di riserva naturale tra la Collina di Montecucco e la Piana di Affogalasino. Nel 2009 il Trullo ha fatto da set al film «Cosmonauta.

 

Il Trullo, dalle origini al 1940

 

Il settore prende il nome da un sepolcro romano a pianta circolare lungo la riva del Tevere, dalla caratteristica forma a tumulo, simile ai trulli pugliesi.

Riporta il Tomassetti che in epoca medievale il sepolcro romano appartiene alla famiglia dei Massimi, e nel 1011 risulta riadattato nelle forme di un casale. È indicato con il nomignolo di Trullus (o Truglio) de Maximis (dei Massimi) ed in talune mappe è indicato come chiesuola rurale.

Alcuni documenti rinascimentali testimoniano l’impianto di vigne e un primo recupero fondiario.

Ma è dal Settecento che si verifica un diffuso popolamento agrario, con la nascita delle efficienti tenute fondiarie degli Jacobini, Gioacchini, Neri, Consorti e altre.

 

La Borgata Costanzo Ciano

 

La Borgata Costanzo Ciano è una delle borgate ufficiali romane, sorte intorno al 1940 per iniziativa dell’Istituto Fascista Autonomo Case Popolari.

La decisione, nel 1936, di edificare alle Tre fontane il nuovo quartiere fieristico per l’Esposizione Universale di Roma del 1942 (in breve E42 o EUR), aveva già posto le basi per nuovi insediamenti abitativi nelle aree circostanti. Tuttavia è solo con l’imminente scoppio della guerra - e con la prospettiva di un fulmineo ritorno in Patria degli Italiani emigrati in paesi esteri e non naturalizzati - che si decide di urbanizzare la Borgata del Trullo.

La collocazione è tutt’altro che favorevole: in mezzo tra Via Portuense e via della Magliana (e lontano da entrambe), in uno stretto fondovalle acquitrinoso, solcato dal Fosso di Affogalasino, apportatore, fino a pochi anni prima di febbri malariche. L’edificazione avviene, in grande fretta ma con grande diligenza costruttiva, secondo le forme razionaliste dei progettisti Nicolosi e Nicolini.

La struttura abitativa della borgata è pensata come un insieme integrato di residenze, verde e servizi, che ne fanno, ancora oggi un modello di pianificazione del territorio ed un esempio di edilizia popolare riuscita.

Nel Dopoguerra è molto diffusa una cartolina illustrata del quartiere, che ben rappresenta il clima di ottimismo e fiducia che si viveva in quegli anni nella borgata. Essa riproduce un’immagine del V Lotto, ultimato da pochi mesi, nello scatto del celebre fotografo Emilio Altan, ed è edita dal locale Bar tabaccheria di Domenico Pescolloni. La didascalia recita: Roma - Borgata del Trullo (Magliana).

Di questa cartolina conserviamo una copia nell’Archivio Storico Portuense. Si tratta di un esemplare viaggiato, scritto il 22 giugno 1949 ed avviato al destinatario il giorno stesso dal locale ufficio postale. Il messaggio, scritto con grafia insicura a firma Maria e Vincenzino, è rivolto ad una famiglia del Palermitano. Bastano quattro parole per esprimere tutta l’ansia sognatrice di un’Italia in attesa degli anni Cinquanta e del boom economico: «Buon 50 romantico baci».

Ancora oggi è possibile riscontrare il clima popolare e multiculturale della borgata, ascolta gli anziani parlottare tra di loro in francese, in arabo o persino in greco, lingue d’origine dei paesi abbandonati nel 1940.

 

Una cosmonauta al Trullo

 

«Cosmonauta» è un film di Susanna Nicchiarelli (Fandango, 2009), ambientato nel Trullo degli Anni Cinquanta e Sessanta.

Si tratta di un racconto di formazione, in cui la ragazzina Luciana, cresciuta nel mito delle esplorazioni spaziali e dell’infinitamente grande, va alla scoperta del mondo di prossimità: il quartiere, il gruppo di amici, le passioni politiche, gli amori, imparando a conoscere se stessa. La vicenda è ambientata nel 1963, quando, in piena Guerra fredda, due modelli sociali alternativi - l’America capitalista e la Russia comunista - si contendono il primato ideologico sul campo della corsa allo spazio. I Sovietici sono avanti: hanno mandato fuori atmosfera la cagnetta Laika, i missili orbitanti Sputnik e il primo uomo nello spazio (Yuri Gagarin), e si preparano a lanciare la prima donna (Valentina Tereshkova). L’Occidente invece segna il passo, e le missioni lunari Apollo sono ancora soltanto un progetto. L’Italia sta a guardare, in bilico tra Est e Ovest, assistendo con ingenuità e fascinazione a quella corsa simbolica contro la forza di gravità.

La protagonista è una bimbetta alle prese con il dolore per la perdita del padre e la difficoltà di accettare un nuovo patrigno deciso ad educarla secondo schemi convenzionali (interpretato da Sergio Rubini). Durante la cerimonia della Prima comunione (la scena è girata alla chiesa di San Raffaele Arcangelo) la piccola improvvisamente fugge e inizia a correre a perdifiato per le campagne di Montecucco: è l’inizio della sua corsa verso l’adolescenza, che procede come il lancio di un razzo negli slanci e l’incanto dell’esplorazione del Cosmo.

Accanto a Luciana (l’attrice è una ragazzina di liceo, l’esordiente Miriana Raschillà) c’è il fratello maggiore Arturo (Pietro Del Giudice, anche lui esordiente). Arturo è un sognatore, appassionato delle missioni spaziali sovietiche e dei cosmonauti (attenzione a non confondere i cosmonauti sovietici con gli astronauti, che sono americani!). Arturo soffre di epilessia e la sua corsa all’adolescenza finisce presto in un’orbita cieca, tutta interiore.

I due fratelli si iscrivono alla FIGC, l’associazione giovanile del PCI, dove sono accolti con affetto e tenerezza. La sezione del PCI che fa da location è una vera sezione di partito ed è l’attuale sezione del PD del Trullo, che gli scenografi hanno riallestito dipingendo un grande murale con i ritratti di Marx, Engels e Lenin, ancora oggi visibile. E Luciana cresce, affascinata da Valentina Tereshkova, simbolo di un nascente femminismo e della scoperta dell’identità femminile. Arrivano i primi amori e i primi baci, girati nei prati sotto il casolare diroccato di Villa Usai.

Negli amori Luciana è impulsiva, persino spregiudicata e aggressiva. E di pari passo porta avanti sogni sconfinati e straripanti. La ragazzina, inevitabilmente, finisce per combinare disatri. Come quando incendia la sezione dei compagni del PSI, che incolpa di aver tradito gli ideali accettando il compromesso con la DC, o come quando ruba il fidanzatino alla compagna di sezione, beccandosi una sospensione al liceo (qui la location è la Scuola Collodi).

In breve, Luciana compromette la sua reputazione e si ritrova a fare i conti con la rigida disciplina richiesta dalla sezione. Perché, tra i comunisti di allora, spesso maschilisti e moralisti, la liberazione sessuale non esiste ancora: «Avere più di un fidanzato e rubare il ragazzo a una compagna - ha scritto la regista - sono cose che non si fanno». Quando arriva la condanna da parte dei compagni adulti, Arturo non è più al fianco di Luciana come quando erano bambini, e al suo fianco non c’è nemmeno Marisa, la compagna saggia, la zia che tutti vorrebbero (interpretata dalla stessa Nicchiarelli), da sempre sua alleata. «Non volevo prenderli in giro e non volevo che fossero grotteschi - scrive la Nicchiarelli -. Sono adolescenti, umani e goffi. Sono degli ottimisti ma poi alla fine sbagliano. Li giustifico perché sono pasticcioni».

Neanche a dirlo, in famiglia i litigi col patrigno diventano quotidiani. Luciana non sopporta lui e il modo in cui cerca di mantere un precario equilibrio tra gli scossoni di quegli anni. Per la madre (interpretata da Claudia Pandolfi) è una situazione difficilissima, divisa fra le apprensioni per la salute di Arturo e la comprensione per le esuberanze di Luciana. In tutto ciò Luciana cresce, imparando dalle proprie debolezze e da quelle di chi la circonda ad accettare la propria fragilità, a fare i conti con la sconfitta, a riprendere con più slancio dopo ogni battuta d’arresto la sua corsa verso l’esplorazione del Cosmo di prossimità.

Le riprese del film sono durate sette settimane e hanno coinvolto come comparse gli abitanti del quartiere. La produzione è della Fandango, in collaborazione con Rai Cinema con il sostegno del Ministero dei Beni culturali. È stato premiato a Venezia (Controcampo, 2009), Colonia (Miglior esordio alla regia, 2010) e Roma (Premio Verdone, 2010). Cosmonauta, seguendo i passi della ragazzina anticonformista in un tempo di grandi trasformazioni, fa il ritratto dei comunisti romani pre-68, in cui si sapeva fare bene i conti senza perdere di vista la prospettiva delle grandi utopie sociali. La narrazione - tenera, drammatica, spesso fiabesca - finisce così per raccontare una storia senza tempo, in cui i sogni di conquista dei cosmonauti si incrociano con gli sguardi dei ragazzi-adolescenti di ogni epoca.

 

Il Trullo, dal Dopoguerra ad oggi

 

Nel Dopoguerra, sull’originario nucleo del Trullo, si innestano alterne fasi di edilizia popolare, residenziale e caotica e abusiva, sui due versanti collinari che attorniano la valle dove dorge la borgata.

Sul versante di Montecucco si insediano le palazzine popolari dello IACP, che danno alloggio agli sfollati romani.

Sul versante opposto di Monte delle Capre si verificano le lottizzazioni abusive e incontrollate della Zona F1 (ristrutturazione urbanistica) e della Zona G4 (case unifamiliari con giardino). Particolarmente difficile è l’urbanizzazione di Monte delle Capre, dove sorge una grande concentrazione di residenze prive di servizi e di verde.

Così come il Trullo puà definirsi una borgata ufficiale (pianificata), la vicina Monte delle Capre rientra nel numero delle borgate abusive.

La zona urbanistica del Trullo si estende oggi su un’area grossomodo quadrata, compresa tra il Tevere a sud e la Via Portuense a nord, e delimitata ad ovest e ad est da due corsi d’acqua: il fosso della Magliana ad ovest verso la Magliana Vecchia, e il fosso di Papa Leone ad est verso il Portuense (che oggi scorre in canalizzazione sotterranea, sotto viale Isacco Newton).

Nell’area del Trullo è possibile distinguere oggi tre fasce di insediamento: l’abitato continuo di Monte delle Capre-Trullo-Montecucco, le Vigne (sul fianco sinistro della Portuense, residuo delle tenute settecentesche) e infine la Collina di Montecucco e la Piana di Affogalasino (sul versante che dà sul Tevere), oggi costituiti in riserva naturale (parte della Valle dei Casali). Una quarta fascia, quella di Colle del Sole (già Borgata Magliana), pur facendo parte del quadrante del Trullo, è associata nel comune sentire a quello di Magliana Vecchia.

Vi si trovano due chiese parrocchiali (San Raffaele Arcangelo e i Martiri Portuensi). Tra i beni culturali simbolo di questo quadrante: Torre Righetti, il Cimitero della Parrocchietta, e le Case razionaliste del Trullo. Vi risiedono, al dicembre 2009, 28.372 abitanti.

 

Miscellanea

 

Nell’area del Trullo esistono cinque siti archeologici in corso di studio da parte della Sovrintendenza: Murature romane del Trullo, Cisterna di via Collemandina, Tagliate alle Vigne, Pozzi romani alle Vigne e Struttura romana alle Vigne. Nonappena pubblicati i libri di scavo, ve ne daremo conto. Esisono inoltre due siti storici per i quali ci riproponiamo di realizzare una autonoma scheda: la Borgata Costanzo Ciano e l’abitato di Monte delle Capre.

 


Monte delle capre, acrilico su tela cm 50 × 70 di Maurizio Bruziches, in Collezione d’Arte (Corridoio) inv. 26 /A

Trullo (zona urbanistica), monografia pp. 8 di Antonello Anappo, in Biblioteca (Sala 2) inv. 5 /B

Vedi anche:
Arvalia (Municipio)
Marconi (zona urbani…
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Magliana Nuova (zona…
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Corviale (zona urban…
 


Chiesa di San Raffaele Arcangelo. Veduta d'insieme dalla ferrovia (foto di Antonello Anappo, altre 717 immagini nel Fondo fotografico)

scheda inventariale

Inventario

 

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