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Istituto dei Sacri Cuori

L’Istituto dei Sacri Cuori, monografia pp. 2 di Antonello Anappo (Fondo Riva Portuense, Roma 2004 )

 

L’Istituto dei Sacri Cuori è un orfanotrofio, oggi scuola elementare e sede della omonima congregazione religiosa.

L’orfanotrofio si costituisce nel 1896 a Pola (in Croazia) per opera di Madre Rosa D’Orazio, fondatrice insieme con Madre Rosa Rosato delle Suore dei Sacri Cuori. Investito dalla tragedia giuliano-dalmata, nel 1947 l’orfanotrofio si trasferisce al Trullo, in un caseggiato rurale progressivamente ampliato. In esso si trovano oggi la Casa generalizia delle Suore missionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, il noviziato, la scuola materna ed elementare dei Sacri cuori, e la cappella. L’Istituto fa parte della Parrocchia San Raffaele, insieme con la chiesa parrocchiale e le Ancelle di Cristo Re.

 

 

Le due «Rose»

 

Rosa Rosato nasce a Lanciano (Chieti) nel 1858, da una famiglia di proprietari terrieri, terza di dieci figli. Nel 1884 entra come novizia della «Pia unione delle Serve Infime dei Sacri Cuori» di Lanciano, prendendo l’anno seguente i voti religiosi.

La Pia unione è allora una delle tante associazioni di vita consacrata sorte a fine Ottocento col sostengo diretto della Santa Sede per la devozione al Sacro Cuore di Gesù: dove il Sacro Cuore è l’«espressione dell’amore personale di Dio-Padre per l’uomo», declinato sul piano pratico dall’intervento della Chiesa nella realtà sociale del tempo in favore dei bisognosi, attraverso l’assistenza materiale a indigenti, infermi, orfani e fanciulle nubili. Nel febbraio 1886 Suor Rosa è inviata a Roma insieme ad un’altra consorella, per aprirvi una filiale della Pia unione di Lanciano. Ottenuta l’approvazione vicariale Suor Rosa prende in affitto una camera ammobiliata al civico 10 di via della sagrestia, ed inizia una prodigiosa opera di assistenza.

In quello stesso anno entra nella Pia unione una seconda novizia di nome Rosa, Rosa D’Ovidio, nata nel 1857 a Lanciano da una modesta famiglia di tessitori. Nell’aprile 1886 la novizia raggiunge Suor Rosa a Roma, per sostenerne l’opera, e tra le due Rose si instaura una profonda comunione spirituale, cementata dal quotidiano operare nella carità. Rosa D’Ovidio prende i voti nel 1888 e in breve si ritrova a dirigere la Casa di Roma come madre superiora, lasciando a Suor Rosa Rosato libertà d’azione per organizzare su scala più vasta un complesso sistema di assistenza in tutto il Regno di Italia. Le due Rose, «dal carattere mite e forte insieme, proiettate nel futuro della loro epoca», prendono a modello nella loro vita consacrata le due figure di Gesù e Maria, ed in particolare la cosiddetta «oblazione al Padre», cioè la dedizione incondizionata alla volontà del Padre.

Succede tuttavia nel 1892 che la Pia unione di Lanciano entra in contrasto con le autorità ecclesiastiche e viene improvvisamente sciolta: le due Rose, orfane di una famiglia spirituale di appartenenza, chiedono e ottengono il sostegno vicariale per poter proseguire nell’opera di assistenza, costituendo da allora una autonoma realtà ecclesiale, che prende il nome di «Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria».

 

L’orfanotrofio di Pola

 

Nel dicembre 1896 Suor Rosa D’Ovidio parte con alcune consorelle per fondare una nuova comunità a Pola, in Istria. Pola in quello scorcio di fine secolo è un grande cantiere, perché l’Impero di Austria-Ungheria, dopo aver perduto Venezia nel 1866, ha intrapreso a Pola la costruzione del più grande porto-arsenale del Mediterraneo. In breve il numero degli abitanti triplica e con essi sale anche il numero delle «figlie di nessuno», per le quali si è resa necessaria la costruzione di un orfanotrofio femminile.

Il vescovo di Pola accoglie Suor Rosa D’Ovidio con affetto, ammirandone «il buono spirito, la perspicacia, l’intraprendenza, la fermezza, la coscienza del proprio ruolo». Suor Rosa D’Ovidio da parte sua dedicherà alla costruzione dell’orfanotrofio e alle opere di carità in Istria il resto della sua vita.

La congregazione delle Suore dei Sacri Cuori intanto cresce, con l’apertura di nuove case. Nel 1911 si tiene il Primo capitolo generale, nel quale le madri superiori di tutta Italiano nominano madre superiora generale Suor Rosa Rosato, che guiderà l’istituto nei successivi trent’anni. Intanto Suor Rosa D’Ovidio prosegue il suo apostolato istriano, mentre Pola dal 1918 diventa una provincia italiana. Nel 1930, quando le forze fisiche non le consentono più di proseguire, la religiosa si ritira in preghiera nell’Isola di Cres, morendo poco dopo. Dieci anni dopo, nel 1940, si spegne a Roma anche Suor Rosa Rosato.

 

L’Esodo istriano

 

Siamo ormai entrati negli anni terribili della Seconda guerra mondiale. Nelle ultime fasi del conflitto l’esercito popolare yugoslavo del Maresciallo Tito occupa progressivamente i territori di frontiera abbandonati dalla RSI (Repubblica Sociale Italiana): una dopo l’altra Zara, Pola, l’intera Istria, il Carso triestino e goriziano e l’Alta valle dell’Isonzo cessano di essere italiane. In questi territori si verificano, nei confronti delle popolazioni di lingua italiana, confische, rappresaglie violente ed eccidi. Chi può fugge; per chi non può c’è lo spettro orribile delle Foibe.

L’orfanotrofio di Pola viene investito dalla tragedia: le religiose e la cinquantina di bambine ospiti inscatolano in fretta i pochi effetti personali, sotto la minaccia di una sciagura imminente. Abbiamo ritrovato una pagina di giornale del 5 febbraio 1947, che documenta l’evacuazione dell’orfanotrofio: «Il supremo sacrificio di Pola sta per compiersi. La città è divenuta quasi deserta. Gli ultimi suoi cittadini si apprestano ad abbandonare terre, abitazioni, tutto quanto essi avevano accumulato in lunghi anni di lavoro. Interminabili colonne di profughi si avviano verso il porto, recando seco solo quel poco che consente il precipitare degli avvenimenti. C’è una grande angoscia nei cuori. Un altro contingente di profughi è giunto a Trieste da Pola: con gli altri sono arrivati pure 46 orfani dell’Orfanotrofio del Sacro Cuore, accompagnati da alcune suore. I bimbi sono stati ospitati provvisoriamente al Silos, in attesa di essere inviati in qualche altra città italiana».

 

L’orfanotrofio del Trullo

 

L’«altra città» è Roma, da dove cinqunant’anni prima l’avventura istriana di Suor Rosa D’Ovidio aveva avuto inizio.

A Roma (ma per la verità siamo all’estrema periferia di Roma, nel quartiere del Trullo!) la congregazione dei Sacri Cuori possiede un terreno, con un modesto casolare rurale, adatto per un’accoglienza emergenziale. Si tratta di un terreno scarpato in località Monte delle Capre, con un accesso accidentato dal fondovalle lungo il fosso di Affogalasino (oggi via del Trullo, 372). In cima al pendio è presente un caseggiato, dove alla meno peggio vengono alloggiati i piccoli esuli istriani e le religiose.

Dal 1947 inizia un’importante opera edilizia di ampiamento della casa esistente con la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica, che porterà la struttura ad assumere l’aspetto attuale di un articolato complesso edilizio, accompagnato da importanti modellamenti del fianco collinare e la realizzazione di un parco. Per i primi due anni la struttura è utilizzata prevalentemente come dormitorio: le bambine ospiti, chiamate «le ricoverate», frequentano i corsi scolastici presso la vicina scuola comunale Collodi.

Dall’anno scolastico 1949/50 alcuni locali dell’orfanotrofio vengono destinati a scuola, con il nome di Scuola dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, aperta per le sole fanciulle dell’Istituto. Gli esami finali vengono tuttavia svolti presso altri istituti e le scolare si presentano come privatiste, perché mancano ancora le formali autorizzazioni ministeriali. La situazione emergenziale viene sanata dal Provveditorato agli Studi di Roma con un documento autorizzativo datato 10 ottobre 1951.

Nell’anno scolastico 1956/57, su autorizzazione del Vicariato, la scuola si apre al quartiere, anche ad alunni di sesso maschile, e la scuola acquista la possibilità di svolgere esami interni. Emilio Venditti, nel suo libro sul Trullo, ricorda: «La Congregazione delle Suore dei Sacri Cuori aprì presso il proprio istituto in via del Trullo una scuola elementare, contribuendo concretamente alla educazioni ed alla istruzione di un gran numero di bambini».

Negli Anni Sessanta il numero delle «ricoverate» diminuisce, e contestualmente aumenta quello degli alunni esterni provenienti dal quartiere Trullo, dal popolamento sempre crescente. Risale a quegli anni la chiusura dell’orfanotrofio e la sua trasformazione in una scuola privata cattolica, articolata nelle sue tre sezioni di scuola materna, elementare e media. La scuola media rimarrà in servizio fino al 1972, anno di chiusura per ragioni economiche, mentre rimangono in servizio ancora oggi le sezioni elementare e materna.

 

I Sacri cuori oggi

 

In quegli anni in effetti la congregazione dei Sacri Cuori attraversa un periodo di riorganizzazione, passando da associazione religiosa italiana ad ente di diritto pontificio, sotto la diretta autorità della Santa Sede. Nel 1975 la congregazione ottiene dal Vaticano il «decreto di lode» e muta nome (aggiungendo nel titolo l’attributo di «missionarie») in «Suore missionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria».

Nel nuovo assetto missionario la congregazione riprende, partendo dall’esempio dell’Orfanotrofio di Pola, l’apostolato all’estero. Nel 1989 è la volta di una «casa» nella lontana Corea; nel 2000 viene fondata una casa in Tanzania e dal 2005 ne vengono fondate in Guatemale e Brasile.

Il carisma spirituale della congregazione si riassume oggi nella frase «Conoscere l’amore del Padre, vivere nella salvezza del Figlio, lasciarsi guidare dalla sapienza dello Spirito Santo». Il principio del «cuore materno di Maria» viene declianto dedicandosi soprattutto ai piccoli orfani, assistendoli nello spirito e nelle conoscenze ma anche nel sollievo dalla povertà e nella cura della salute. Oltre che in favore dei bambini l’opera della congregazione si rivolge alle ragazze nubili, alla cura degli infermi poveri negli ospedali e ai servizi di carità verso gli anziani e gli indigenti. I cinque principi pratici di condotta sono ancora oggi: «accoglienza, amabilità, misericordia, perdono e immolazione».

La Scuola Sacri Cuori al Trullo è oggi un’istituzione educativa scolastica cattolica, gestita ancora dalle Suore dei Sacri Cuori. Tra le attività formative extrascolastiche si praticano la danza, il calcetto, il teatro e i laboratori di manualità. L’Istituto è oggi retto da Madre Margherita Amoroso.

 

L’Istituto dei Sacri Cuori, monografia pp. 2 di Antonello Anappo, in Biblioteca (Sala 2) inv. 142 /B

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Arvalia. Mappa stradale (foto di Antonello Anappo, altre 3 immagini nel Fondo fotografico)

scheda inventariale

Inventario

 

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