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Casali Maccaferri

I Casali Maccaferri, monografia pp. 2 di Antonello Anappo (Fondo Riva Portuense, Roma 2003 )

 

I Casali Maccaferri sono una comunità di case sparse del Primo Novecento, legate al riformismo fondiario dei marchesi Pino-Lecce e dell’industriale Gaetano Maccaferri.

L’insediamento occupa il fianco est del Monte delle Piche, tra la Stazione Magliana e il Borgo rurale del Monte delle Piche. Ne rimangono oggi nove caseggiati, su via di Generosa (casali 8 e 10), largo dell’Oratorio Damasiano (casali 5, 6 e 7) e via Fulda (casali da 1 a 4). Presso largo dell’Oratorio Damasiano si trova il terminale dell’acquedotto. Del borgo fa parte anche il casale n. 9, che ospita oggi l’Archivio Storico Portuense (cfr. scheda apposita). I casali hanno tutti eguale struttura - longitudinale a piano doppio con vano scale esterno e coperture a doppia falda con capriate lignee -, secondo lo schema del casaletto dell’Agro Romano. Alcuni di essi possiedono dei magazzini.

Notizia storica
 

L’edificazione dei casali su terreni di proprietà Pino-Lecce è databile a ridosso del 1907, anno in cui l’area è interessata da una campagna di bonifica sanitaria, al seguito dell’imperversare di febbri malariche.

Nonostante la bonifica sia stata condotta con un certo zelo, l’insediamento sul versante collinare non è fruttuoso: le ondate malariche continuano a ripetersi in maniera ciclica, e il terreno tufaceo si presenta inadatto all’agricoltura: l’aratro fa fatica a lavorare la terra in profondità e le scarse acque di una sorgente, convogliate dai marchesi Pino-Lecce in un breve acquedotto con terminali a valle e a monte, sono insufficienti ad alimentare coltivazioni estese.

Non si conosce bene come si svolse la fase iniziale della colonizzazione, ma si sa che già dal 1911 i marchesi Pino-Lecce, abbandonano l’impresa, vendendo i terreni in maniera frazionata, a prezzi estremamente bassi in ragione della loro insalubrità. Succede così che nel 1911, accanto ai casali di bonifica, si trovano solo tre stabilimenti industriali: una vetreria, una fabbrica di concimi e una conceria.

Dal 1917 i casali conoscono una seconda vita. Su commessa del Ministero della Guerra si era infatti insediata nel fondovalle la fonderia Maccaferri, che produce filo spinato per le trincee del Carso. Le manovalanze della Maccaferri sono composte da Marsicani, abitanti dei borghi abruzzesi devastati dal Terremoto di Avezzano, cui in un secondo tempo, essendo sopravvenute nuove commesse dal Ministero della Guerra, si aggiungono i Romagnoli, anch’essi umilissimi e sprovvisti di tutto ma assai laboriosi.

Per questi lavoratori Maccaferri rileva le case nella collina sovrastante la fabbrica, destinandole ad abitazioni dei capifamiglia operai in fonderia.

Si tratta di casette modeste, tirate su in gran fretta, tuttavia salubri e dignitose nella composizione, ciascuna con il suo orto intorno. Il censimento del 1921 annota che alla borgata rurale della Magliana (compresa l’area a ridosso della stazione) abitano 1167 uomini e donne.

Tuttavia l’agricoltura è ancora tutt’altro che facile, e i raccolti sono ingenerosi. Un’indagine della sociologa Nicoletta Campanella rivela che all’epoca nessuno degli abitanti del borgo rurale chiese i convenientissimi mutui agrari per la miglioria fondiaria, cui avevano diritto i colòni degli insediamenti di bonifica. In larga parte gli abitanti del borgo rurale preferiscono lasciare la terra al pascolo.

In compenso la borgata rurale è ben collegata con la città, attraverso un autobus di linea. C’è poi la ferrovia Roma-Civitavecchia, che permette comunque, in caso di necessità, di raggiungere Roma in meno di un’ora. Oppure, nella direzione opposta, di concedersi persino una giornata di riposo al mare.

Nonostante le avversità la popolazione della borgata rurale cresce ancora, in maniera costante. Nel 1936 conta 2555 abitanti, 250 dei quali sono impiegati alla Maccaferri. A fianco della Maccaferri sorgono intanto nuovi stabilimenti industriali: vi è una fabbrica che lavora i grassi, un’altra che costruisce tubi in cemento, e una fornace che cuoce mattoni. Nel complesso si tratta di attività poco pulite, che difficilmente troverebbero collocazione a ridosso della città.

 
 

L’insediamento rurale occupa il fianco est della collina delle Piche (oggi Colle del Sole), nella porzione di territorio compresa fra il preesistente abitato di valle (presso la Stazione Magliana) e il Borghetto della Magliana (1819) in cima alla collina.

Si compone di tre settori: l’altopiano (plateau), oggi largo dell’Oratorio Damasiano; la scarpata (scarpa) verso il Tevere e la Stazione Magliana, percorsa da via di Generosa; la parte panoramica (panoramica) rivolta ad est, percorsa da via Fulda (già via della Borgata Magliana).

Dell’insediamento originario rimangono oggi in piedi soltanto dieci caseggiati, ma si suppone che essi siano stati originariamente molti di più.

 
L’area del plateau
 

Nell’area del plateau si trovano i casali denominati #5, #6 e #7 (rispettivamente quello di largo dell’Oratorio Damasiano e i due ai civici 17 e 15 di via Fulda).

La rassegna dei Casali Maccaferri inizia al civico 15 di via Fulda, dove troviamo il Casale #7. Il casale presenta la struttura standard a tre finestre ed è intonacato in colore ocra. È abitato e funzionale. La scheda della Soprintendenza è la n. 700744 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso). Annesso al casale si trova anche un magazzino, censito dalle Belle Arti con la scheda n. 700743 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

Al di là dello slargo, con ingresso dal civico 17, si trova il Casale #6. Anche qui la struttura è quella standard a tre finestre, con alcune superfetazioni. È abitato e funzionale. La scheda delle Belle Arti è la n. 700742 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso). Come il precedente anche questo casale presenta un magazzino, repertoriato dalle Belle Arti con la scheda n. 700741 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

Dopo il civico 23 di via Fulda la strada si apre a formare uno slargo (via dell’Oratorio Damasiano). Qui si trova il Casale #5. Il Casale ha una struttura più grande degli altri due (su 4 finestre, con alcune superfetazioni) e presenta restauri recenti. La scheda inventariale è la n. 700740 (Sacchi G. - catalogatori Giampaoli & Fracasso).

I tre casali si trovano in posizione ravvicinata, rispetto agli altri casali. Il motivo va cercato nella presenza, a ridosso del Casale #7, della torre dell’acquedotto, che rappresenta per la coltivazione dei campi uno dei punti più ambiti.

 
L’area della scarpa
 

Nell’area di scarpa lungo via di Generosa si trovano tre casali, denominati #8, #9 e #10 (rispettivamente su via di Generosa 40, via Catacombe di Generosa 43 e via di Generosa 19). Come accennato, del Casale numero 9, che ospita l’Archivio Storico Portuense, ci occuperemo con una scheda apposita.

Appena dopo l’Ospedale Israelitico via Fulda piega in repentini tornanti e ripide discese, proseguendo verso la scarpata con il nome di via di Generosa. Il primo casale della via, denominato Casale #8, presenta la struttura standard a tre finestre, con intonaci beige. È abitato e funzionale. La scheda delle Belle Arti è la n. 700748 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

La via a questo punto si biforca: prosegue in direzione est cambiando nome in via delle Catacombe di Generosa, e continua la discesa a tornanti mantenendo il nome di via di Generosa. Sulla prima diramazione, al civico 43, si trova il Casale #9, chiamato dal 2012 Casale Arvalia, per via della destinazione a sede dell’Archivio Storico Portuense (vedi scheda a parte).

Proseguendo su via di Generosa al civico 19 si trova il Casale #10. Il casale si presenta aggredito da una fitta vegetazione, sotto la quale è riconoscibile la struttura standard a tre finestre con intonaci ocra. La scheda inventariale della soprintendenza è la n. 700750 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso). Al casale è annesso un magazzino: probabilmente per la difficoltà di accesso non è stato censito dalla soprintendenza.

 

L’area panoramica

 

Infine nell’area panoramica si trovano gli ultimi quattro casali, chiamati #1, #2, #3 e #4 (rispettivamente su via del Tempio di Dia, via Fulda 70, via Elio Olimpio e via Fulda 33).

Alle spalle del plateau, lungo la panoramica via Fulda, si trovano altri quattro casali. Il primo di essi, denominato Casale #4, si trova al civico 33. La struttura è quella standard a tre finestre. Il casale, seppur vetusto, è abitato e presenta un certo ordine. La scheda delle Belle arti è la n. 700739 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

Al civico 50 di via Fulda, all’incrocio con via Elio Olimpio, si trova il Casale #3. Il casale ha la struttura standard a tre finestre e si presenta splendidamente restaurato. La scheda delle Belle Arti è la 700738 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

Superato il più antico Borghetto di Monte delle Piche si incontra il Casale #2, al civico 70 di Via Fulda, nel punto in cui la strada piega ad L. Il casale insiste sull’angolo e ha un caratteristico orientamento a 45° rispetto alla strada. Ha la struttura standard a tre finestre. È abitato ma avrebbe comunque bisogno di un restauro. La scheda delle Belle Arti è la n. 700736 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso). Annesso al casale si trova un magazzino, censito dalle Belle Arti con la scheda n. 700737 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

Assai distanziato dagli altri, al civico 112 di via Fulda, d’angolo con via del Tempio di Dia, si trova il Casale #1. Il casale si trova in posizione isolata, e sorge in un punto lievemente scarpato. È realizzato su uno sbancamento e ha caratteristiche costruttive leggermente diverse dagli altri casali, con un impianto a sole due finestre. È disabitato: presenta finestre murate e si riscontra un’aggressione della vegetazione. Necessiterebbe di un restauro. La scheda delle Belle Arti è la n. 700733 (Sacchi G. - cat. Giampaoli-Fracasso).

 

I Casali Maccaferri, monografia pp. 2 di Antonello Anappo, in Biblioteca (Sala 2) inv. 81 /B

Vedi anche:
Borghetto Belvedere
La Meridiana
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Il bonificamento del…
Torre Cocchi
 


Arvalia. Mappa stradale (foto di Antonello Anappo, altre 38 immagini nel Fondo fotografico)

scheda inventariale

Inventario

 

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