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Ponte di ferro

Il Ponte di ferro, monografia pp. 4 di Antonello Anappo (Fondo Riva Portuense, Roma 2008 )

 

Ponte di ferro è un attraversamento sul Tevere, composto di una coppia di ponti affiancati: il ponte carrabile in acciaio e ghisa, e il ponte ferroviario in muratura.

Il primo di essi, Ponte San Paolo (oggi Ponte dell’Industria), risale al 1863 su commessa di Pio IX e misura 131 × 7 m. Ha un impalcato in ghisa con elementi di acciaio, sotto il quale si aprono tre luci. La travata centrale è in origine apribile per il transito dei piroscafi diretti a Ripa Grande. Fino al 1910 il ponte serve esclusivamente il traffico ferroviario. In quell’anno entra in servizio il Ponte di servizio, sorretto da tre arcate in muratura (101 × 12 m), che assorbe il traffico dei treni, lasciando al Ponte dell’Industria quello carrabile e pedonale. Un cippo memoriale sul Ponte dell’Industria ricorda l’eccidio nazifascista delle dieci donne, avvenuto il 7 aprile 1944.

 
Ponte dell’Industria
 

Il Ponte dell’Industria viene realizzato in Inghilterra con componenti prefabbricate, tra il 1862 ed il 1863. Il montaggio a Roma è effettuato da una società belga, in subappalto dalla società francese Casalvaldès, appaltatrice dal Governo Pontificio dei lavori di raccordo tra la tratta ferroviaria costiera nord Porta Portese-Civitavecchia e il resto della Linea Pio Centrale di cui si andava realizzando in quegli anni il nuovo capolinea della Stazione Termini.

Il ponte è a tre luci, su travate metalliche in ghisa-acciaio, poggiate su piloni tubolari anch’essi in ghisa e riempiti di calcestruzzo. Al centro si trova un ponte levatoio, apribile per permettere il transito dei piroscafi e gli altri bastimenti merci diretti al Porto pontificio di Ripa Grande.

La locomotiva di collaudo passa sul ponte il 10 luglio 1863, e seguono un mese e mezzo di complesse prove di carico (in cui vengono fatti passare contemporaneamente due treni provenienti da direzioni opposte).

L’inaugurazione avviene il 24 settembre 1863, alla presenza di Papa Pio IX e di Monsignor De Merode, che è il promotore dell’opera. Henry D’Ideville, corrispondente del Journal d’un diplomate en Italie, così descrive quel giorno: «Tutto avviene con una semplicità commovente. Non ci sono né padiglioni, né bandiere, né discorsi. Il Papa non ha fatto annunciare la visita: alle quattro solo gli interessati, i quali sono stati avvertiti, si trovano riuniti».

All’orario convenuto si apre la campata centrale per il passaggio di un vaporetto, sotto gli occhi dei fotografi. «Si fanno funzionare davanti a Pio IX i meccanismi. Quattro uomini, con sorprendente facilità, abbassano l’immenso ponte levatoio sotto gli occhi dei presenti meravigliati. Monsignor De Merode, uomo di progresso e di iniziativa, corre da un gruppo all’altro e spiega il meccanismo del ponte, con l’ardore e la volubilità che sono del suo carattere».

Finché, nella meraviglia generale, passa sbuffante il treno: «Tutti circondano Pio IX. Donne, contadini e ragazzi s’arrampicano e scendono a precipizio sui tumuli erbosi, per vedere meglio e poter raccogliere qualche briciola della conversazione del Papa. Un grande numero di stranieri e di turisti, ch’è alla passeggiata nella campagna, fanno fermare le vetture, incantati di trovarsi ad assistere a questo spettacolo».

Misura 131 m ed è largo 7,25 m.
 

Il Ponte di servizio

 

Ai primi del Novecento, in ragione del continuo incremento del traffico ferroviario, si ragiona su un allargamento del Ponte di ferro. Ma la struttura prefabbricata, pur essendo solida e ben piantata nell’alveo, è stata progettata per il passaggio di due soli treni alla volta. I progettisti delle Ferrovie dello Stato si risolvono così a mettere in cantiere un secondo ponte, affiancato al primo, dotandolo di una carreggiata rotabile larga ben 12 metri in cui passano 6 binari, sorretta da tre arcate in solida muratura per una lunghezza di 101 metri.

L’opera viene iniziata nel 1907 e completata nel 1910, dalla Impresa Allegri. Il ponte di servizio prende anch’esso il nome di Ponte San Paolo, dal nome della stazioncina di diramazione, denominata Stazione San Paolo (oggi non più esistente), situata circa mezzo chilometro più avanti presso l’attuale piazza Ampère. In contemporanea, nella zona è aperto un altro grande cantiere, per l’edificazione del monumentale Fabbricato-viaggiatori della Stazione Trastevere (in uso ancora oggi), e per l’ampliamento a 6 binari della breve percorrenza che separa il nuovo ponte dalla nuova stazione. L’inaugurazione complessiva delle nuove opere avviene l’11 maggio 1911.

Da questa data l’intero traffico ferroviario si riversa sul Ponte San Paolo, rendendo marginale la funzione del Ponte dell’Industria. Il ponte tuttavia non viene smantellato, ed anzi è oggetto di restauro e trasformazione in ponte carrabile a doppio senso di marcia, con piccoli marciapiedi ai lati per il traffico pedonale.

 

Le donne di Ponte di ferro

 

Al Ponte di ferro trovano la morte, il 7 aprile 1944, dieci donne, vittime della barbarie nazifascista. Affidiamo il racconto di questo episodio alle parole di un bambino di quinta elementare, contenute in un tema della scuola Vincenzo Cuoco.

Li ho guardati tutti quei visi di donne scolpiti sul bronzo, cinque rivolti a destra e cinque rivolti a sinistra. Forse cercavano un aiuto prima di essere fucilate. Ho letto i loro nomi incisi sul bordo della lastra di bronzo inserita in una stele di granito.

Di loro sappiamo solo che la mattina del 7 aprile 1944 erano arrivate ai forni della Tesei, nel quartiere Ostiense, per procurarsi un po’ di pane e farina per i propri figli. La città era occupata e affamata dai nazi-fascisti e quel giorno l’esercito tedesco si stava rifornendo a quei forni. La Polizia Africa Italiana, complice delle SS, le denunciò, decidendo così della loro fucilazione.

Lo storico Cesare De Simone ha trovato i loro nomi nei Mattinali della Questura di Roma: Clorinda Falsetti, Italia Ferraci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistoiesi e Silvia Loggreolo. Racconta Padre Efisio che, quando fu chiamato per la benedizione, al muro di destra del Ponte dell’Industria il corpo di una delle dieci donne era stato gettato sulla sponda del Tevere: era giovane e bella ed era stata violentata.

A ricordo di quella brutale strage è stata posta la stele con i volti in bronzo, il 7 aprile del 2003. Se voi venite da via Ostiense, verso viale Marconi, sulla via del Porto fluviale fermatevi davanti alla lapide che si trova sulla destra del ponte. Questo non è ricordato tra i grandi monumenti di Roma, non celebra vittorie, ma ricorda a tutti la violenza della guerra e il coraggio disperato delle madri.

Michele Crocco è lo scultore del bassorilievo di bronzo che ha dato di nuovo vita agli sguardi e alle voci di quelle donne.

 

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già ponte ferroviario e Ponte dell’Industria (foto di Antonello Anappo, altre 34 immagini nel Fondo fotografico)

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